«Non si va a cercare voti in Calabria»
Il procuratore Roberti: «Anche qui c’è l’omertà, anche se più sfumata». Green economy e alimentare i settori a rischio
REGGIO EMILIA. «La vera forza di tutte le mafie sta fuori dalle mafie. Anche qui in Emilia sta fuori dalle organizzazioni. Le mafie sarebbero state vinte da un pezzo se non ci fosse stata questa rete di paura, ma anche di opportunismi e convenienze».
Non parla direttamente di Reggio Emilia. Non parla di Brescello. Né di nessuno dei casi che, solo guardando all'ultimo anno, hanno toccato e fortemente il nostro territorio: come il maxi sequestro preventivo dei beni di Grande Aracri, e il più recente dei fratelli Sarcone. Eppure, nelle parole del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, ospite ieri sera della serata contro le mafie dai ragazzi della web-tv Cortocircuito introdotta da Elia Minari, c'è molto di quello che è capitato all'Emilia e al territorio reggiano sul fronte delle infiltrazioni. E della colonizzazione del territorio da parte della criminalità organizzata.
La serata di Sala del Tricolore è il vero day after della manifestazione di piazza di lunedì a Brescello. E di quel consiglio comunale che praticamente all'unanimità – fatta eccezione per il discorso della consigliera Catia Silva (non a caso presente tra il pubblico anche ieri sera) – ha assolto il sindaco Marcello Coffrini.
Perché il primo a citarlo, senza citarlo, è il sindaco di Reggio, Luca Vecchi. Con un discorso diretto. «Non ci possono essere zone d'ombra. Quando si parla di mafia, non ci possono essere abitudini, linguaggi equivocabili. O si sta dalla parte giusta, o si sta dalla parte sbagliata – dichiara –. La criminalità organizzata è un problema che abbiamo in casa. Le istituzioni hanno voluto reagire. Grazie al prefetto Antonella De Miro, che grazie alle sue interdittive ha creato le condizioni per un salto di qualità netto nel contrasto». Un contrasto che Vecchi dichiara di voler continuare, anticipando anche nuove misure, come interventi sul regolamento edilizio per accrescere la prevenzione e l'anticipazione della certificazione antimafia.
Ma anche se Roberti non fa riferimenti precisi, la sua analisi è ficcante. Colpisce nel segno, una città e un'opinione pubblica che si stanno facendo delle domande e si confrontano con evidenze forse ancora per qualcuno inaspettate.
«L'omertà è fatta di tante cose – spiega Roberti –. E' una regola cardine delle organizzazioni mafiose, come i silenzi, la non collaborazione con lo Stato, il muro eretto intorno alla criminalità organizzata. Quella interna è una regola per gli affiliati, ma c'è anche un'omertà più sfumata, riguarda la zona grigia e rappresenta la vera forza delle organizzazioni. Quando un uomo politico si rivolge per il voto a una platea in cui ci sono mafiosi, li legittima. Quando un imprenditore si fa finanziare da chi ricicla, legittima al sua forza. In questi anni, uomini e donne dello Stato hanno fatto moltissimo. Le mafie non sono forti come prima. Ma quello che è mancato è una comprensione completa del fenomeno. E che la corruzione è una modalità delle organizzazioni mafiose. Qui le mafie non si sono infiltrate con la forza, ma con la corruzione, offrendo servizi, denaro. Offrendo il "mondo buono" delle mafie. Quando arriva qualcuno a risolvere il tuo problema, che fai? Devi dire di no. Ma se non hai la forza delle istituzioni alle spalle, diventa difficile. Qui la strada è lunga, ma è quella giusta».
Sono gli interventi dal pubblico – rappresentati delle istituzioni, imprenditori, giornalisti – a portare Roberti e l'altro ospite della serata, il giudice del tribunale di Milano Giuseppe Gennari, su questioni ed evidenze che Reggio la toccano eccome. E allora, per Roberti le interdittive sono lo strumento giusto e non si devono toccare. Sottolinea che le infiltrazione qui ci sono da vent'anni. E dichiara senza mezzi termini che la campagna elettorale per l'Emilia non la si deve andare a fare in Calabria. «Se vai a fare campagna elettorale in Calabria, sai che l'appoggio viene da là e non dall'Emilia. Ovunque tu sei nel mondo, e sei affiliato alla ’ndrangheta, gli ordini li prenda là», fa notare.
Si parla di green economy, alimentare ed edilizia ancora come settori bersagliati. Si parla di roghi. Su questo ultimo punto a rispondere è il giudice Gennari: «Sono tutti fatti che finiscono in ultima pagina di cronaca locale, fatti per i quali nessuno fa denuncia se non costretto. Per i quali nessuno sa mai dire cosa è successo. Ma è così che la criminalità avverte».