Gazzetta di Reggio

Reggio

Canali d’irrigazione secchi: muoiono migliaia di pesci

Canali d’irrigazione secchi: muoiono migliaia di pesci

Rio Saliceto, l’indignazione dei pescatori del luogo: «Ogni anno è la stessa storia. Ma perché spendere soldi per popolare i corsi d’acqua? E la puzza è terribile»

2 MINUTI DI LETTURA





RIO SALICETO. Si contano a quintali, anche questa volta, i pesci morti nei tre canali della Bassa riese. E tra lucci, carpe e brere il Rio, il Righetto e il Borgaccio – queste le tre riserve di pesca “protette” dalla Provincia – anche quest’anno perdono, a causa di una pratica molto poco etica, un patrimonio faunistico appena ripopolato.

«É uno sfacelo», spiega indignato un gruppo di pescatori che ha contattato la Gazzetta per segnalare l’accaduto e che, da sabato, si è messo in moto per salvare gli ultimi pesci ancora vivi. «Se si pensa che quest’anno la Provincia ha lanciato circa 28 quintali di pesce nel comprensorio per ripopolare i canali e che poi tutto tutto questo pesce ad ottobre viene volutamente ucciso... Beh, non ci sono parole».

Secondo quanto raccontato dai pescatori, infatti, nel territorio riese, almeno da tre anni la storia si ripete e puntualmente ad ottobre, non appena viene sospesa l’irrigazione per i campi dei contadini, i canali vengono fatti seccare senza preservare la fauna.

«Ci è stato spiegato che da quando c’è stato il terremoto i canali vanno messi in secca per ovviare alle calamità – dicono – ma che senso ha allora, sapendo proprio di questa emergenza, ripopolarli, spendendo un sacco di soldi, per poi togliere l’acqua e lasciar morire tutti questi pesci?».

Per di più le spese non finiscono qui. «Nei prossimi giorni l’Arpa arriverà a togliere il pesce e serviranno soldi per smaltirlo e pulire il canale. Perché allora non chiudere questi canali, visto che vengono usati solo per l’irrigazione dei campi, e mantenere l’acqua necessaria per far vivere il pesce? Non sono canali di scolo, non darebbero certo problemi e in più – aggiungono i pescatori – non distruggeremmo un patrimonio comune». Non si fa aspettare l’ultima osservazione: «Pesci morti nei canali con un odore incredibile... Che immagine diamo ai nostri bei turisti?». (s.p.)