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Le parole perdute del dialetto reggiano: cosa manca?

Le parole perdute del dialetto reggiano: cosa manca?

Da gnacher a endes, ecco le nostre proposte, ma aspettiamo le vostre, per un vocabolario dei termini desueti

17 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA. Sul nostro sito web sta nascendo un vero e proprio dizionario condiviso delle parole perdute, un contenitore sempre più capace di raccogliere quelli che erano modi di dire, termini ormai desueti, perlopiù figli di un dialetto, il nostro, che oggi si fa sempre più fatica a tramandare. Ma che resiste, se si guarda ad esempio, all’alto numero di post che - su Facebook - la nostra iniziativa sta registrando in queste ore. E vengono fuori i termini più crudi della vita contadina, ma anche i raffinati francesismi, legati alla dominazione napoleonica: pensiamo al nostro pranzare, disner, molto simile al dejeuner francese.

Non tutto è perduto. Certo, per chi oggi si ostina a parlare nel nostro dialetto, molte di quelle parole risultano tutto fuorché perdute. E ha ragione Massimo Giannone quando ci scrive che «molte di quelle parole sono ancora comuni ma mancano del giusto accento. Non credo ci sia tanto, ma Ricordo gli scritti di Gastone Tamagnini che in Correggio era un didattico e scrittore di Dialetto Emiliano ,ricercante proprio la Stesura e Scrittura per Accenti, che sicuramente è di Fonetica Francesoide , Ai tempi di scuola non lo capivamo proprio, non capivamo perché scriveva in dialetto. Riletti oggi i suoi libri sono bellissimi».

E la lira? Invero, una parola irrimediabilmente perduta, nel nostro dialetto c’è. E riguarda la vita contadina come quella di città. E viene ancora una volta dal francese. Provate a immaginare per un attimo che nel dibattito - molto in voga in questi anni - sull’eventualità che l’Italia esca dall’euro. Tornerebbe la lira? Non per i reggiani che sono passati direttamente dal Franc all’euro.

Aiutateci. Politiche monetarie a parte, il nostro “dizionario condiviso” che si alimenta continuamente delle suggestioni degli “amici” di Facebook aspetta anche i contributi dei lettori tradizionali: l’invito è a scriverci all’indirizzo lettere.re@gazzettadireggio.it e spettacoli.re@gazzettadireggio.it per segnalarci altre parole che stanno sbiadendo come una foto. Come avrete visto, in coda a questo nostro articolo ci sono già alcune centinaia di commenti.

Il progetto. La nostra idea è presto detta: realizzeremo qui il dizionario del dialetto perduto, aggiungendo via via le voci (e le espressioni tipiche correlate) da voi suggerite. Quando il file sarà... troppo lungo, lo spezzeremo alfabeticamente. In coda, elencheremo tutti coloro che ci avranno aiutato, perché questo è un bellissimo lavoro collettivo che noi abbiamo ideato, ma che senza di voi non andrebbe da nessuna parte. E chissà che non ne venga fuori un bel libriccino...

Leggi: i 15 errori più frequenti nel dialetto parlato dai più giovani

ALSIA

La lisciva per il bucato (Denis Ferretti)

ALTERA

Testata del letto (Livio Medici)

ALVADOR

Lievito per il pane

ALVEDA

Levata, alzata (Angelo Ferretti)

AMSORA

Falce ricurva per mietere il grano o anche forbici perché per potare le piante

ANDADURA

Modo di camminare (Loris Rossi)

ARBOUNI

Prezzemolo (Luciana Masetti)

ARCARVER

Dare al neonato il nome di un avo

ARDINSER

Risciacquare

AREINT

Vicino

ARELI

Stuoie di canna intrecciate sulle quale venivano stese le foglie di gelso per allevare i bachi da seta (Angelo Ferretti)

ARIAM

Reame. Si usa per una cosa ricca, anche dal punto di vista affettivo. 

ARGNEE

Arricciato, si dice del naso dei nobili, arricciato per la puzza sotto al naso (Angelo Ferretti)

ARISGHININA

Pochino. E' la parola che ogni volta che pronuncio mi ricorda la mia cara nonna Maria, quindi è una parola a me molto cara (Betty Pioli)

ARLOI

Orologio

ARPARELA

Rondella

ARSINTELA

Lucertola (Marco Orlandini)

ARVIOT

Pisello, come in francese ma pronunciato alla reggiana facendo sentire la T e usato quasi sempre al plurale (ghet mes l'arviot?) (Icelo Iori)

ARVOI

Nodo

ASA DA BUGHEDA

Asse per il bucato

AVENTOR

Cliente di un negozio

BACIOC

Battacchio della campana (Rinaldo Fornaciari)

BAGAI

Persona inaffidabile o anche, più semplicemente, un oggetto qualsiasi

BALOUN

Palla

BALÒN

Ernia (in dialetto guastallese)

BANCALOT

Davanzale (Giuliano Mattioli)

BARBERA

Parrucchiera

BARBIS

Bargigli del gallo o i primi peli della barba alla pubertà (Claudia Lambruschi)

BARICHEL

Scaffale

BAROS

Così veniva chiamato il biroccio a due ruote ribaltabile trainato da un cavallo. Praticameint un vec camion, i conducint eren i biroser (Marco Mirco Nibbi)

BASALEC

Basilico

BASEIN

Luogo dove non batte mai il sole (Luigi Montanari)

BASEL

Bastone leggermente arcuato con due tacche ai lati per agganciare il manico dei secchi da portare a spalla (Valdo Cosmi)

BASLETA

Il mento

BASLOT

Catino

BASTREGHEL

Ciccioli di bassa qualità derivanti dalla cottura del mesentere intestinale (Aurelio Talami)

BCHER O PCHER

E’ una delle vie centrali di Reggio. Intitolata a Mario Calderini, la targa che ne annuncia l’inizio reca però anche un’altra dicitura: Già via delle Beccherie e i nostri nonni l’hanno sempre chiamata e continuano a chiamarla così. Perché lì, una volta, attorno alla sede del macello comunale si concentravano i negozi e i banchi dei salumieri, i bcher, per chiamarli con il loro nome originario. Va detto che nel vocabolario di chi ha più di 50 anni, la parola e il nome della strada resistono, anche se in quella strada, di bcher non ce n’è più.

BERCIUCLIN

Berrettino

BERGONSOLA

Gorgonzola (Andrea Cacciavellani)

BERIAGHELA

Allegro bevitore

BERLÒSCH

Strabico

BERSO'

Pergolato (Antonella Vinceti)

BERSOL

Brufolo

BESEL

Il portare sulla spalla un secchio con acqua

BESTREGHEL

Cicciolo

BIAS

Cibo masticato. Una volta non esisteva il frullatore, allora le mamme per dar da mangiare ai propri figli mettevano in bocca il cib0o troppo duro, lo masticavano e lo davano da mangiare ai figli (Andrea Cacciavellani)

BICER

Bicèr : Letteralmente “ bicchiere” “ bicchieri”
 
Esempio : béver un bicèr – bere un bicchiere.
 
Esempio: béver du bicèr – bere due bicchieri . (Enrico Vaccari)
 

BIDA

Lo sterco delle vacche

BIF

Ghiacciolo (Cristiano Maletti)

BINDEL

Taglialegna, spaccalegna

 
BISSA-BOGA
 
Letteralmente: biscia che si sposta sinuosamente (dal francese antico: bisse qui bouge). Dicesi di via tutta curve. Es: Là in fond la strèda l'è tuta una bisa-boga, pina ed curvi; cioè: laggiù la strada ha un andamento tortuoso, pieno di curve.
 
Il termine sta anche ad indicare argomenti tortuosi e cavillosi:
Es: quand al pèrla al fa tuti dal bisa-boghi; cioè: quando parla tende a dilungarsi in discorsi molto tortuosi. (Enrico Vaccari)
 

BISTRACLA

Ragazza che va in giro a zonzo senza combinare nulla

BISTRACLER

Andare in giro a zonzo senza combinare nulla (Gloria Cacciavillani)

BLISGHER

Scivolare oppure accennare un sorriso, blisgher da reder (Claudia Lambruschi)

BOCHEL

Vaso da notte, pitale

BOCLEINI

Orecchini delle bambine (Angelo Ferretti)

BOLA

La bola non è altro che la segatura, quella che a scuola il bidello spargeva sul pavimento per asciugare la pioggia portata dentro dalle scarpe bagnate dagli scolari. C'è però anche il detto "l'è trid cme la bola", è tritato come la segatura, per indicare la persona che appare in condizioni fisiche penose o in piena crisi.

BONDEINA

Budello di stomaco suino per avvolgere la coppa da salare e stagionare (Paolo Bigliardi)

BOT

Scoppio, botto

BRANGOGNER

Brontolare

BRASADELA

Ciambella

BREGHI

Pantaloni

BRESI

Carboni ardenti (Valdo Cosmi)

BRETA

Berretto

BRUSTLÓN

Acne giovanile

BUCLEINI D'OR

Orecchini d'oro

BUDEE

Budella

BUDRIGA

Persona con la pancia (Valdo Cosmi)

BUFE'

Vetrinetta da sala con vetri decorati con disegni colorati o tono su tono (Claudia Lambruschi)

BUGADERA

Locale dove si faceva il bucato

BUGHEDA

Bucato. Te furob cm'un soi da bugheda c'as lasa ciapèr pr'agli ureci (Luigi Lontanari)

BUGNON

Brufolo grande

BURAS (BURAZ)

Così viene comunemente chiamato ancora oggi (italianizzato in burazzo) lo strofinaccio per asciugare le stoviglie (Alex Caprari)

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BURDIGHELL

Strumento per voltare il fieno (Livio Medici)

BURRACIOUN

Caos, burrasca

BUSCULER

Budello gentile del maiale per insaccati da lunga conservazione

BUSILAN

Ciambella

BUSTEIN

Boccetto

BUTER

Burro (Cristiano Maletti)

CADNAS

Catenaccio

CADREGA

Poltrona in legno con braccioli

CAGNOS

Odore di uovo nelle stoviglie

CALDAREIN

Secchio

CALSET

Calze

CAMPANOUN

Campanone ma anche persona molto alta e imbranata (Cristiano Maletti)

CANDLOT

Ghiacciolo che si forma alle grondaie

CANELA

Matterello

CARADON

Strada di campagna

CASAGAI

Polenta e fagioli

CASCHEDA

Caduta

CASER

Casaro, colui che lavora il latte

CAVAGN

Cestino (per la raccolta delle ciliegie o dei funghi)

CAVAGNINA

Cesto basso e largo

CAVALET

Oggetto utilizzato in edilizia per sorreggere le assi da ponteggio

CAVAS

Ramo principale dell'albero, da non confonderci con truns, tronco (Simone Gandolfi)

CAVCELA O CAVUCELA

Caviglia

CAVEC

Piccolo bastone

CAVOREIN

Antica moneta di modesto valore

CENO

Ragazzino

CHEGAPOI

Frutto del biancospino dal colore rosso

CHERNA CHERVEDA

Carne greve, muscoli affaticati (Rinaldo Fornaciari)

CIAPET

Molletta da bucato

CIAVGA

Chiavica per uso irriguo

CICHET

Piccola quantità di liquore

CIOC

Rumore, scontro

CIOCABEC

Il nulla da mangiare

CIOLD

Trappola per topo

CIOSA

Chioccia

CIOSTER

Cespo d'insalata

CIUC

Ubriaco

CIUCHETOUN

Persona facile all'ubriacatura (Giuliano Cervi)

COC

Nell'espressione der un coc, dare una spinta

CODGA

Cotica di maiale

COJOSI o CUJOSI

Esclamazione di stupore o per sottolineare una difficoltà

COMO'

Cassettiera

CORGA O COREGH

Stia in ferro a forma di cupola con apertura in alto dove si mettevano i pulcini appena nati con la chioccia

CRECA

Sporcizia

CREPPIA

Mangiatoia

CRICLOUN

Persona poco pulita

CROSERA

Gruccia per abiti

CUCER

Spingere

CUCER

Cucchiaio

CUMPRE'

Partorito, l'ha cumprè na putela, ha partorito una bimba (Claudia Lambruschi)

CUNTRADEL

Incudine

CURDON

Lacci da scarpe

CURSOR

Addetto del Comune che consegna le notifiche a casa

DESTENDER

Stendere il bucato. Quando il bucato lo ritiri, si dice, tirer deinter la bugheda (Denis Ferretti)

DIDEL o DITEL

Ditale

DONA PREGNA

Donna incinta

DUGAROL

Oggi lo chiamiamo genericamente “espurgo”, ma anticamente era colui che, nelle nostre campagne era deputato a ripulire, svuotare i fossi e i canali di scolo. (Sergio Vaiani)

DUROUN

Ciliegia chiara

ENDES

Si legge con la esse sibilante, come per il pronome Esso. Vuol dire uovo marcio, oggetto di origine mitologica che nessuno ha mai visto in natura. Di persona dalla scarsa igiene personale, si diceva "at pos cme n'endes", cioé puzzi come un uovo marcio.

ERBOUNA

Prezzemolo

FAGOT

Pacco mal fatto

FASC

Fascine

FASTODI

Vomito

FEDEG

fegato, ma il termine veniva usato anche per indicare una cosa che valeva poco. L'è un fedeg (Armano Fratti)

FERA

Falce

FILAREIN

Attrezzo a pedale per avvolgere il filo di lana

FILOS

Era il chiacchiericcio pomeridiano o serale come passatempo. L'origine sembra essere il dipanare una matassa di lino, il filo del discoso o delle cose avvenute nel quotidiano. (Fabio Ferrari)

FLEPA

Testimone di nozze della sposa (Luciana Masetti)

FOBBIA

Ramo di salice che fa da frusta

FOIEDA o SFOIEDA

Pasta sfoglia fatta in casa

FORMINTON o FORMINTOUN

Mais

FORNASELA

Camino a legno che scalda acqua per lavare

FRER

Fabbro

FROST

Liso, consumato (Giuliano M.)

FUGASA

Marinare la scuola

FUGOUN

Stufa che serviva per scaldare l'acqua con la legna)

FULEINA

Forfora

FULMINANT

Fiammifero

FUMANA

Nebbia in val Padana, ma anche in casa quando si discute (Luciana Masetti)

FURMAI

Formaggio

FURMINTOUN

Mais

FURNASALA

Piccola struttura in muratura con il centro scavato in cui si mettevano a bagno i panni per il bucato (Antonella Vinceti)

FURSEINA

Forchetta

FUS

Fuso azionato a mano per filare lana e cotone

GABANELA

Pisolino dopo pranzo prima di riprendere il lavoro (Loris Rossi)

GAIBEDER

Picchio. Espressione usata per definire una persona che martella parlando molto (Silvia Nizzoli)

GALANEIN

Farfallino al posto della cravatta

GALAVROSNA

Rugiada (Davide Montanari)

GALEVROUN

Calabrone (Angelo Ferretti)

GALOUN

Coscia

GAMBA ET SELER

Gamba di donna molto sottile (Luciana Masetti)

GAMBEL

Stivali

GAMISCEL

Gomitolo

GARATOUN

Grossa zolla (Angelo Ferretti)

GAVEL

Paletta per la cenere

GEERA

Ghiaia

GIANDLOUN

Bighellone, si diceva una volta "te propria un giandloun", del ragazzo che resta in casa a non far nulla (Massimo Cavazzoni)

GIUBET

Giacca da uomo

GNACHER

Oggetto di nessuna importanza, al punto da non ricordarne neppure il nome. L'artigiano diceva al garzone, "dam cul gnacher lè", per intendere passami quel pezzo. Oggi la parola è usata solo per identificare il torneo di basket amatoriale che si svolge ogni estate da oltre 30 anni, e che si scrive Gnaker, con il kappa

GOCIA

Ago

GOZEL

Zolla di terra dopo l'aratura

GRAMLA

Impastatrice

GRANEDA

Scopa. Granadoun è la scopa da esterno in bambù o ramaglia di nocciolo, la classica scopa delle streghe o anche dello spazzino (Paola Cerlini)

GRANERA

Scopa

GRANERA ED MELG

Scopa di saggina

GRASOL

Cicciolo

GREP

Salita ripida

GUGIOL

Maiale

GUIDANA

Palo di legno di grosse dimensioni, di norma cilindrico, utilizzato in edilizia

ILSA

Grande attrezzo in legno fatto a V trainato da un trattore o altro che veniva usato per pulire le strade dalla neve fino agli anni 60 (Valdo Cosmi)

IMBALSE

Imbranato, dicendo "l'é imbalse" si intende è inciampato

IMBAMBI

Stupido

IMBARASA

St'imbarasa? Cosa interessa a te? (Cristiano Maletti)

IMBERIAGOS

Ubriacone (Ida Rinaldi)

IMPIER

Accendere (Famiglia Notolini)

INGHIGNOS

Antipatico (Giuliano Mattioli)

INGUNSE

Ingozzato

INTER

Intero ma anche persona imbranata, nell'espressione l'è un po' inter (Cristiano Maletti)

LAMBERCIOUN

Persona poco intelligente, poco furba

LANOUN

Letteralmente: “lanone – cresciuto nella lana”. Dicesi di chi svolge un'attività di malavoglia e con molta lentezza.
Es: à lavorer l'è propria un lanoun, quando lavora lo fa di malavoglia e con lentezza.
 
Probabilmente il termine deriva dal fatto che un tempo chi dormiva su materassi di lana (“lanoun”) apparteneva alle classi sociali più agiate, non abituate ai lavori manuali. (Enrico Vaccari)
 
LANTERNOUN

Persona statica, poco sveglia

LATAROL

Anche nella versione femminile latarola, indica il commerciante che gestiva una latteria, categoria merceologica oggi scomparsa. Un tempo andava anche casa per casa a vendere il proprio latte, tanto che al pomeriggio in famiglia ci si chiedeva "l'è bel pasè al latarol?", è già passato il lattaio?

LAVEL

Lavandino

LEDGA

Piccolo strato di melma che si forma sull'acqua stagnante e al tatto è viscido

LINSOL

Lenzuolo

LOGHER o l'UNGHERIA

Nascondere (Cristiano Maletti)

LOUV

Gancio per recuperare cose cadute nel pozzo (Mario Gottardi)

LUDRET o LODRET

Imbuto

LUMADEG

Sinonimo di cagnoss anche quando la roba stesa ad asciugare prende l'umidità della sera (Alex Caprari)

MALGAREIN

Spazzolino di saggina

MALGHET

Gambo del mais

MAMALOCH

Idiota

MANAREIN

Piccola scure

MANER o MULINER

Mugnaio

MANZOL

Vitello

MARANGOUN o MARINGON

Il falegname

MARAS

Utensile per spaccare la legna

MARASCA

Ciliegia molto scura

MARLETA

Maniglia della porta

MAROLA

Nocciolo del frutto

MAROUN

Castagna

MARSERA

Colei che vendeva la stoffa in metratura o a braccio (Claudia Lambruschi)

MASA

Da pronunciare con la esse grassa, come quando si dice "vai a Massenzatico". E' la traduzione reggiana di letame. Si usa anche nel detto popolare, "l'era talmeint brot che l'an butè in d'la masa", era talmente brutto che l'hanno buttato nel letame

MELGOUN

Granoturco

MELNET

Vuol dire sporco, ma nel linguaggio delle donne di una certa età significa piuttosto sporcaccione. Le mamme usano questa parola verso i figli piccoli per dire, "vat a laver ch'at fè schifa da tant che t'è melnet", vatti a lavare che fai schifo da tanto che sei sporco, ma le donne più mature parlando di qualche maschio della loro età quando dicono "l'è seimper stè un melnet" intendono quello là è sempre stato un puttaniere.

MERCANTEN

L'uomo che vende al mercato oppure passa casa per casa

MESCH

Forse questa, paradossalmente, è una delle espressioni dialettali destinata a sopravvive, anche allo stesso oggetto a cui fa riferimento, peraltro già in via di estinzione, soppiantato com’è da attrezzi da cucina sempre più hi-tech. Eppure il mesch, ovvero il mestolo di legno, usato nelle cucine di una volta (e forse anche da qualche chef stellato che tiene in particolar modo alle tradizioni), potrebbe sopravvivere proprio per il modo di dire che lo ha reso famoso: «L’é antigh come un mesch d’legn».
Un detto che si attaglia perfettamente a chi non si adatta alla modernità.

MESCHEL

Quando i bambini fanno i capricci

MESCIN

Mestolo

MISEL

Gomitolo di lana o di corda

MOCHEL

Muco da raffreddore

MOCLOUN

Ragazzo con la candela al naso ma anche moccioso

MOJ

Ammollo, si diceva: mettr in moj, mettere in ammollo (Denis Ferretti)

MOLETA

Arrotino

MOR NIGHER

Frutto del gelso

MOSGHEDA

Morsicata

MSOURA

Falcia a mano

MULIEGA

Albicocca

MULIGA

La pasta che rimane all'interno del pane cotto poco (Bruno Zannoni)

NADER

E' la traduzione reggiana di anatra, e in questo contesto è usata da agricoltori e allevatori. Ma in città nader può anche voler dire altro. Nader è il giovane che si atteggia o si abbiglia in modo ridicolo credendo di essere alla moda ("al per un nader", sembra un'anatra) oppure che beve in maniera smodata, non tanto in riferimento al lambrusco quanto all'acqua. Si dice infatti "al bev cm'un nader", beve che sembra un'anatra

NADER MOT

Anatra muta (Dino Ferrari)

NASEINI

Le ascelle. Decisamente superflua la spiegazione etimologica di questa parola, come sottolinea nel suo post il nostro lettore Gianni Pioli

NESI

Da pronunciare con un timido accento sulla i finale, indica la persona che si comporta da sciocco o che ha qualche problema nella testa. Classica è l'esclamazione "pover nesi", povero scemo

NESS

Livido

NIMEL

Maiale

NINSOL

Lenzuolo

NINSOLA

Nocciola (Dorasole)

NUSETA

Malleolo (Cristiano Maletti)

ONGI

Unghie

ORA

Ombra

OVA

Uva

PACIANA

Rana (Cristiano Maletti)

PADELA

Padella

PADIR

Lasciare a macerare, detto soprattutto del letame (Elena Prandi)

PAIDIR

Lasciare le castagne avvolte in un panno perché mantengano il calore (Famiglia Notolini)

PAION

Materasso con foglie di granoturco

PALTEIN

Al significato di alcuni termini che il dialetto reggiano ha mutuato da altre lingue, è facile e intuitivo arrivare, per assonanza o associazione di idee. Uno dei casi che fanno eccezione è quello di un termine italiano che soltanto il dialetto ha salvato all’oblio trasferendolo pari pari: parliamo della Privativa, ovvero come si chiamava una volta la Tabaccheria. E il titolare della tabaccheria? Questa è ancora più intrigante: al paltèin, che altri non è (era) l’esercente che aveva l’appalto per la vendita dei tabacchi. Così, se vostro marito dovesse dirvi uscendo “Vagh dal paltein” preoccupatevi soltanto se non fuma.
 

PALTO'

Cappotto

PAMPURIA

Donna paciosa, tranquilla e pacifica. Nulla a che fare con il Sor Pampurio, personaggio dei fumetto creato da Carlo Bisi nel 1925 (Claudia Lambruschi)

PANARASA

Scarafaggio

PANEDA

Zuppa bollita

PAN STARADI'

Pane vecchio, deriva dallo slavo (Angelo Giampietri)

PARLETA

Pentola in rame per la polenta

PAROL

Paiolo per scaldare l'acqua

PAROLA

Paiolo per la cottura dei ciccioli

PARTUGAL

Arancia (Lorenzo Imberti)

PASINSIA

Pazienza. Ecco alcune fraso della zia Esperide. La pasinsia l'è al companadegh di coioun. La pasinsia l'è come la pesa, subet t'la tin, po dopa la te scapa (Vanna Beggi)

PATAIA

Camicia da notte. Quando un uomo ha la camicia fuori dai pantaloni si dice che ha la pataia fuori (Antonella e Anillo Vinceti)

PATOC

Marcio

PATOUNA

Sberla

PETNETT 

Inguine

PICORNIA

Attrezzo da calzolaio in ferro per battere le suole delle scarpe dopo l'incollatura (Valdo Cosmi)

PIER

Accendere

PIGADEIN

Farfalle di pasta sfoglia (Angelo Ferretti)

PIOC

Pidocchio (Enrico Colli)

PIOC PIATON

Piattole

PIOD

Aratro

PIPOL

Capelli di donna raccolti a forma di palla

PIPULEIN

Pidocchio

PISLER

Schiacciare un pisolino

PISTAROLA

Tagliere

PIT

Siamo sempre nel settore agricolo, pit infatti vuol dire tacchino. Però la parola è usata anche in senso nostalgico, perché un tempo si usava questo termine per indicare il giovane spasimante che fa versi languidi all'amata. Non a caso le vecchie zitelle ancora oggi, parlando con coetanee che hanno avuto la stessa sorte, raccontano per vantarsi "da zovna, me ghiva un pit...", da ragazza avevo un pretendente

PITEL

Vaso da notte

PITOC

Mendicante (Cristina Torreggiani)

PITURAIN

Rossetto

PIUCIOUN

Pidocchioso, uomo disordinato

PODAI

Attrezzo usato in agricoltura per tagliare i rami grossi delle piante

POGIAPIAN

Persona sfaticata che fa le cose malvolentieri (Giordano Fantini)

POM

Mela

POM DA TERA

Le patate

POM GRANER

Melograno

PORTEG

Portico

POSOT o PUSOT

Pozzo nero

POTA

Donna non sposata

POVA

Bambola

PRET

Scaldaletto (Scaldaletto)

PROVEN

Termometro per la febbre

PSIGA

Vescica

PUDAI

Scure per troncare i rami (Rinaldo Fornaciari)

PUGNETA

Presina per le pentole

PUMASOL

Cuscinetto imbottito dove appunti aghi e spille

PUND'R A MEINT

Porre attenzione (Fausto Toni)

PUNGA

Talpa

PURGHIN

Piccolo porticato (Rinaldo Fornaciari)

PURTER

Portiere (Cristiano Maletti)

PUTELA

Ragazza

QUADREL

Mattone

RAGASOLA

Bambina

RAMAGN

Fascina di legna

RAMER

Chi fa le pentole di rame, a Reggio c'era la via di ramer, oggi via Calderini (Luciana Masetti)

RASOLA

Grattugia per pane e formaggio

REBGA

Erpice (Giuliano Cervi)

RESDORA

Massaia che gestisce l'economia della casa

RESGHIN

Piccole seghetto manuale

REVIOT

Pisello da orto (Paolo Bigliardi)

RIBULAT

Con accento sulla U, significa cianfrusaglie (Icelo Iori)

ROCA

Rocchetto di legno che si installava sul filarein per avvolgervi il filo

ROGNON

Rene

ROMEL

Crusca

RONCHINA

Coltello con lama curva apribile per la potatura

RUMLEINTA

Lentigginosa

RUSCAROLA

Pattumiera (Simona Nepenti)

RUSEI

Rimanenza di cibo (Luciana Masetti) o pezzetti di ramo caduti dalle fascine (Angelo Ferretti)

SACLOUN

Letteralmente "chi si veste come portasse un sacco", dicesi di persona dall'abbigliamento poco curato e disordinato. Es: t' è un veir sacloun, sei veramente una persona dall'abbigliamento disordinato e poco curato. (Enrico Vaccari)
 
SADOL

Sazio (Valdo Cosmi)

SANGIOT

Singhiozzo (Fabio Ferrari)

SAN MARTEIN

Trasloco. Fer San Martein vuol dire traslocare, espressione che trova radici nella tradizione agricola della nostra terra (Fabio Ferrari)

SARABIGA

Chi è nato da queste parti ci convive da sempre, almeno d’estate. L’avvento di nuovi tipi di questo insetto (esempio zanzara-tigre) ha finito per oscurane la fama

SARFOIER

Straparlare

SARNATA

Riga nei capelli (Antonella Vinceti)

SARTOR

Il sarto

SBAND

Si usa nell'espressione "in sband" riferito alle finestre, che vuole lasciare le finestre completamente aperte (Osvaldo Spadoni)

SBERLUCIER

Guardare in modo curioso o furtivo

SBORDACIOUN

Persona che sbrodola quando mangia

SBRANDLAUN

La forma più reggiana di ganassoun, uno che millanta, che parla per mostrarsi importante quando non lo è

SBRISLOUN

Sbriciolone

SBURDIGHER

Lavoro di piccola fatica, passatempo

SCACHET

Arachidi (Fabio Ferrari)

SCALAMPIA

Scala a pioli in legno molto alta

SCALFAROT

Calza di lana fatta a mano

SCAPEIN

Calze. si diceva girer d'in scapein, girare per casa solo con le calze o girer de schelsa, a piedi nudi (Luca Parmiggiani)

SCARFOLA

Nell'espressione a scarfola, scendono fiocchi di neve (Valdo Cosmi)

SCARPOLEIN

Calzolaio

SCARFOLA

Forfora

SCARTUCIN

Togliere l'involucro di cartoccio dal mais

SCAVARIOLA

Capriola

SCHERMIR

Qualcosa che fa venire la pelle d'oca, come il gessette che stride sulla lavagna (Claudia Lambruschi)

SCIAF

Schiaffo (Ida Rinaldi)

SCIAVAROL

I pioli della sedia sui quali si appoggiano i piedi (Alberto Tinterri)

SCIN

Secchio

SCIN DA MONSER

Secchio da mungitura

SCIOPON

Colpo apoplettico

SCONSA

Nell'espressione in sconsa, sulle ginocchia (Famiglia Notolini)

SCOPASOUN

Scappellotto

SCOPLOT

Scappellotto, manata in testa

SCOTMAI

Con questa parola si indica il soprannome affibiato a una persona. Quando scotmai era una parola comune, era l’unico nome con cui questa persona era nota. (Enzo Merzi)

SCRANA

Sedia

SCRANOUN

Seggiolone

SCUDELA

Tazza da caffelatte

SCUDLOT

Barattolo metallico

SCUMASEIN

Capriola in aria come quella del gatto (Antonella Vinceti)

SCUNIR

Sgocciolare

SDAREINA

Spazzola per bucato

SDARINER

Spazzolare con la spazzola del bucato

SDAS

Un altro oggetto della tradizione contadina che ha accompagnato la vita di intere generazioni di reggiani, arrivando ad essere persino una metafora del vivere è il setaccio che proprio per la sua funzione è portato a separare il bene dal male, il puro dall’impuro, il grano dal loglio. Peccato che per fare questo, il setaccio, finisca per trattanere per sè ciò che non serve e - di fatto - lasciar andare ciò che invece è il meglio.
Così, capita(va) che per definire una persona poco furba, le si dicesse “T’è furob com’un sdas”, ovvero sei furbo come un setaccio che si fa passare tra le mani il meglio.

SEDRON

Cetriolo

SENDRA

Cenere (Fausto Toni)

SENGIA

Cinghia ma anche attrezzo di trasmissione fra due ruote

SFOIEDA o FOIEDA

Pasta sfoglia fatta in casa

SFROMBEL

Uno che rompe tutto

SFROMBLEE

Sfilacciato

SFUMARESA

Quando scende quella nebbia che bagna ogni cosa (Loris Rossi)

SFURDIGHER

Frugare

SGALEMBER

Di traverso (Angelo Ferretti)

SGARBASA

La parte verde dei cipollotti, da cui sgarbasoun o scarpasoun, in italiano erbazzone (Bruna Gazzetti)

SGARBIE

Graffiato

SGIAVRA

Lo scendere della neve mista ad acqua

SGRISOR

Brividi di freddo o di febbre

SGUMBEI

Scompiglio (Orlando Ormelli)

SGAGET

Sbrigati

SGALMEDRA

Chi ha destrezza nel fare una cosa, scaltrezza (V. Dalla Salda)

SGARLET

Caviglie Al m'ha de un chels in ti sgarlet (Marina Menozzi)

SGHERMIER

Ridare volume alla lana dei materasso aprendola con le mani (Antonella e Anillo Vinceti)

SGOGNER

Pedalare (Angelo Ferretti)

SGUASA

Rugiada pesante

SGRUSOR

Brivido (Famiglia Notolini)

SIGHEL

Paletta per la cenere

SIGHER

Piangere

SIRELA

Carrucola

SIRUDELA

Diceria in rima

SISORI

Forbici (Valdo Cosmi)

SLEIS
 
Letteralmente "sgualcito", dicesi di di indumento. Es: al ghà al breghi tuti sleisi, ha i calzoni completamente sgualciti. (Enrico Vaccari)

SMOIA

Lisciva per lavare i panni, o anche l'acqua per l'ammollo

SMORSACANDLOTM

Sacrestano (Marina Menozzi)

SMUNTER

Sbiadire (Fausto Toni)

SNAFCIADURA

Ginocchiatura, parte in cui la pentola si piega a formare il fondo della stessa (Giuseppe Olmi)

SNOC

Ginocchio

SOCA

Pezzo di pianta sotterrata con le radici

SOGHA ED LA BUGHEDA

Corda per stendere il bucato

SOGHET

Corda

SOI

Mastello con la lisciva per il bucato (Paolo Sanzio Ponis)

SOLFAREN

Fiammifero

SOPA

Zuppa

SOPPIA

Vento freddo e leggero nelle giornate nebbiose come oggi 17/01/2018 (Laila Terenziani)

SOREG

Topo del solaio

SORNACIOUN

Persona che aspira rumorosamente il muco dal naso (Angelo Ferretti)

SOVER

Tappo

SPASACUL

Pezzetti di giornale usati al posto della carta igienica

SPIATTLER

Raccontare in giro

SPIGLER

Raccogliere spighe dopo la mietitura

SPIN

Attrezzo che serve al casaro per rompere la cagliata (Mario Gottardi)

SPINCIOUN

Sporgenza pericolosa

SPIURA

Prurito (Aurelia Mattioli)

SPOLA

Attrezzo sul quale veniva avvolto il filato finito

SPOLETA o SPAGNOLETA

Rocchetto di filo per cucire

SPROCH

Rami (Cristiano Maletti)

SPULECIA

Posto dove il sole batte nelle giornate fredde: Ster a la spulecia significa stare al sole per riscaldarsi un po'.
(Lorenzo Pedroni)

SRESA

Ciliegia

STABLII

Stampato, spappolato

STADERA

Bilancia

STAMBI DAL NIMEL

Porcile

STAMBOC

Traversina di legno che poggia sui cavalet (vedi alla voce relativa)

STANQUEN o STETRAN

Il prossimo anno

STAVAJOUN

paletto di legno rastremato alle estremità, si usava ai bordi dei birocci per contenere il raccolto infilandoli in appositi fori. Si diceva anche: 't piant un stavajoun in t'al cul e po' 't fagh voler c'm un tavan (Angelo Codeluppi)

STLEIN

Piccolo ritaglio di legno

STNUMA

Ragazza vanitosa (Gloria Cacciavillani)

STOPEL

Tipo di corda che si accendeva nelle lampade a petrolio per illuminare dove ancora mancava la corrente elettrica (Valdo Cosmi)

STOVA

Stufa

STRACA

Donna molto stanca

STRADAROL

Manutentore stradale, stradino

STRAM

Residuo della mietitura

STRAMBUCHER

Inciampare

STRASER

Persona che gira per le case a raccogliere stracci, ferraglia e roba che non si usa più, il padre della raccolta differenziata (Claudia Lambruschi)

STRAZEDA

Passaggio nella neve. Si diceva una volta: fer la rota, o anche fer la strazeda, aprire un passaggio nella neve (Loris Rossi)

STRAVLE

Uomo che cammina male

STREGIA ED BUSMAROLA

Spazzola di saggina usata per il bucato (Valdo Cosmi)

STRICHER

Strizzare

STRIGHON

Pettine per i capelli

STROPLA

Rametto verde flessibile

STUMPAI

Tappo di sughero

STRUNFGNEE

Stropicciato, viso di una persona appena sveglia (Cristiano Maletti)

SUCADEL

Piccolo canale nella stalla per i liquami (Enzo Cerlini)

SUCHELA

Nell'espressione ander fora in suchela, uscire senza cappello (Carlo Vezzani)

 
SUCOUN
 
Letteralmente: grossa zucca. Dicesi di studente dalle capacità di apprendimento non brillantissime.
Es: a scola l'era propria un sucoun, quando eravamo compagni di scuola, lui non dimostrava certo brillanti capacità di apprendimento. 
 
Il termine sta anche ad indicare un individuo molto testardo e un poco ottuso. Es:  t'è un sucoun k'a-t capès gninta; cioè: sei così cocciuto che finisci per nulla capire. (Enrico Vaccari)
 

SUGAMAN

Asciugamani, se riferito a persona: poco di buono, le mamme lo rivolgono ai loro pargoli in modo affettuoso ; deriva dal detto “acva bagna sugaman leva”. (Daniele Zanoni)

SUPIOUN

Soffione per attizzare il fuoco

SURGAROLA

Trappola per topi

SURGHIN

Topolino

SVROMBLA

Fionda

TABAR

Tabarro

TACOUN

Appiccicoso

TAMARAS

Materasso (Andrea Cacciavellani)

TARTAIO

Balbuziente

TASEL

Solaio

TEGIA

Tegame

TENDER

Sorvegliare

TERMEL

Paletto di confine

TIRABUSOUN

Cavatappi

TIRACLI

Bretelle

TIRASAS

Fionda

TISIC

Malato di tubercolosi

TOMACA

I pomodori

TOMANA

Divano (Cristina Montanari)

TOND

Piatto

TONO

Piatto di minestra

TRALEDA

Ragnatela

TRASA

Terrazza (Cristiano Maletti)

TRAVAIER

Lavorare (Tiziana Bertani)

TREGN

Vaso in terracotta in cui conservare lo strutto

TRIDA

Liberare strada e cortile dalla neve (Fer la trida)

TROL

Attrezzo in legno usato prima della semina per rompere piccole zolle (Giuliano Cervi)

TRUMO'

Cassettiera con specchio

TRUNS

Tronco

TRUSERA

Mucchio di letame accatastato nei campi (Luca Parmiggiani)

TULER

Tagliere (Fernanda Bizzarri)

TULIROLA

Tagliere per fare la sfoglia (Alberto Tinterri)

TURAC

Tappo

UMBREGHEL

Ombelico

VILAN

Letteralmente sta per "uomo che abita in villa", cioé in campagna, e quindi contadino. Oggi ha ingiustamente un sapore offensivo, quando in realtà in tempi di slow food e Terramadre potrebbe addirittura suonare a complimento. Del tutto desueto l'insulto "bestia d'un vilan"

VISTI

Vestiti

ZAMBAIOUN

Zabaglione (Mauro Catellani)

 

AGGIUNGETE le parole mancanti e il loro significato nello spazio dei commenti, qui sotto