'Ndrangheta, Reggio Emilia epicentro delle mafie. Arrestati Pagliani, Gibertini, Iaquinta e uomini delle forze dell'ordine
Blitz dei carabinieri di Reggio Emilia in città, Bibbiano, Montecchio, Brescello, Reggiolo e Gualtieri: arresti eccellenti di imprenditori di origine cutrese. Spicca anche il nome dell'avvocato reggiano, Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia. Operazioni in diverse regioni. Arrestato anche il boss Nicolino Sarcone, il giornalista Marco Gibertini, l'imprenditore Giuseppe Iaquinta (padre del calciatore)
Video Le operazioni in caserma a Reggio - Il blitz all'alba Zito: "Lavoro immane" Il ruolo di Gibertini Così ridevano sulle macerie del terremoto Dossier Tutti i video Foto Centinaia di carabinieri mobilitati - L'ascesa politica di Pagliani - Gli arresti eccellenti Articoli Leggi tutto
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REGGIO EMILIA Maxi operazione dei carabinieri contro la 'ndrangheta in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. Migliaia i carabinieri impiegati. Centodiciassette gli arresti disposti dalla magistratura di Bologna. Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia, per un totale di oltre 160 arresti. Oltre 200 indagati mentre 7 persone su 117 raggiunte da misure cautelari mancano all’appello, questa è una parte del bilancio della vasta operazione contro la ’ndrangheta in Emilia che ha portato all’arresto di oltre 160 persone.
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I NOMI DELLA CUPOLA ATTIVA IN REGIONE
(Leggi qui l'elenco completo dei reggiani)
I Capi promotori Nicolino Sarcone, Michele Bolognino, Alfonso Diletto, Francesco Lamanna, Antonio Gualtieri, Romolo Villirillo.
Gli organizzatori per il raccordo operativo fra i capi e partecipi Giuseppe Giglio, Salvatore Cappa, Antonio Silipo, Gaetano Blasco, Antonio Valerio.
Gli affiliati (68) Nicolino Sarcone, Michele Bolognino, Alfonso Diletto, Francesco Lamanna, Antonio Gualtieri, Romolo Villirillo, Giuseppe Giglio, Salvatore Cappa, Antonio Silipo, Gaetano Blasco, Antonio Valerio, Agostino Donato Clausi, Karima Baachaoui, Moncef Baachaoui, Eugenio Sergio, Carmine Belfiore, Gianni Floro Vito, Sergio Bolognino, Vincenzo Mancuso, Salvatore Gerace, Luigi Serio, Francesco Lomonaco, Giulio Giglio, Giuseppe Pallone, Roberto Turrà, Gianluigi Sarcone, Palmo Vertinelli, Giuseppe Vertinelli, Mario Vulcano, Pasquale Rillo, Francesco Gullà, Salvatore Lerose, Francesco Frontera, Antonio Muto cl. 1971, Graziano Schirone, Selvino Floro Vito, Giuseppe Richichi, Pasquale Battaglia, Pasquale Brescia, Maurizio Cavedo, Michele Colacino, Antonio Crivaro, Antonio Floro Vito, Giuseppe Iaquinta, Francesco Lepera, Alfonso Martino, Domenico Mesiano, Antonio Muto cl. 1955, Salvatore Muto, Alfonso Paolini, Pierino Vetere, Rosario Vetere, Francesco Amato, Alfredo Amato, Gabriele Valerioti, Antonio Muto cl. 1978.
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RETATA A REGGIO EMILIA L'operazione dei carabinieri del comando di Reggio Emilia si è concentrata soprattutto nella provincia di Reggio Emilia, definita "indiscutibile centro in cui si è creata la parte più importante del reato commesso dall'associazione a delinquere".
Arresti e perquisizioni a Reggio Emilia città, Bibbiano, Montecchio, Brescello, Gualtieri, Reggiolo.
Così ridevano sulle macerie del terremoto del 2012 - LEGGI QUI
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LE INCHIESTE DELLA GAZZETTA: Le mani delle mafie su Reggio
Nel Reggiano decine gli indagati e tra gli arrestati diversi imprenditori e esponenti della politica locale. Molti sono nomi di imprenditori cutresi, già noti per vicende legate alle mafie in Emilia.
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ARRESTI ECCELLENTI Ma l'arresto eccellente è quello di Giuseppe Pagliani (leggi la scheda), consigliere comunale e provinciale di Forza Italia a Reggio Emilia. Per lui l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L'avvocato reggiano, noto esponente da anni sulla cresta dell'onda della politica in provincia, è stato portato via da casa sua, a Arceto, verso le 7 di questa mattina. In manette anche il giornalista reggiano Marco Gibertini (leggi la scheda), arrestato nei mesi passati per una maxi inchiesta Octopus su mafie e false fatturazioni, l'imprenditore Giuseppe Iaquinta (leggi la scheda) padre del calciatore, già colpito da interdittiva antimafia.
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SIGILLI AL RISTORANTE ANTICHI SAPORI Gli agenti della Dia (Divisione investigativa antimafia) nell'ambito della maxi operazione Aemilia hanno posto sotto sequestro il ristorante Antichi Sapori di Gaida. Nel locale della frazione reggiana, in via Newton 9/A, il 21 marzo 2012 si era svolta la famosa cena alla quale, oltre all'avvocato scandianese Giuseppe Pagliani (all'epoca consigliere provinciale del Pdl e consigliere comunale a Scandiano), parteciparono Nicolino Sarcone, Gianluigi Sarcone, Giuseppe Sarcone Grande, Alfonso Diletto, Pasquale Brescia, Alfonso Paolini, Giuseppe Iaquinta, Michele Colacino, Alessandro Palermo e altri.
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LEGGI - Mantova: indagato il sindaco, Nicola Sodano
AGENTI E MILITARI COINVOLTI Tra le persone coinvolte figurano, a vario titolo, anche ex poliziotti ed ex carabinieri. Fra questi spicca il nome del poliziotto Domenico Mesiano (leggi la scheda), già autista del questore di Reggio Emilia, e degli ex carabiniere Mario Cannizzo (leggi la scheda) e Alessandro Lupezza.
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IN MANETTE ANCHE IL BOSS SARCONE La maggior parte degli arresti, eseguiti su misura cautelare richiesta dal sostituto procuratore della Dda di Bologna Marco Mescolini e firmata dal gip Alberto Ziroldi, sono stati eseguiti nella provincia di Reggio Emilia, dove è presente la cosca Grande Aracri, della 'ndrangheta di Cutro (Catanzaro). [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:cronaca:1.8081734:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2013/11/09/news/delitti-e-affari-l-ascesa-del-clan-a-reggio-1.8081734]]
Tra le persone finite in manette figurano diversi imprenditori calabresi, alcuni già noti alle forze dell'ordine, tra cui Nicolino Sarcone, considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. Sarcone, già condannato in primo grado per associazione mafiosa, è stato recentemente destinatario di un sequestro che gli aveva bloccato beni per 5 milioni di euro. Il comandante provinciale di Reggio Emilia, colonnello Paolo Zito, presente durante il blitz, ha detto che l'operazione è ancora in corso, rimandando i dettagli alla conferenza stampa a Bologna.
LE ACCUSE A coordinare l'inchiesta, denominata "Aemilia", la procura distrettuale antimafia di Bologna, che ha ottenuto dal gip un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed altro.
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L'OPERAZIONE Tutti reati commessi con l'aggravante di aver favorito l'attività dell'associazione mafiosa. Contestualmente, le procure di Catanzaro e Brescia - in inchieste collegate - hanno emesso altri 46 provvedimenti di fermo per gli stessi reati. Imponente lo schieramento dei carabinieri impiegati, anche con l'ausilio di elicotteri, in arresti e perquisizioni. In Emilia, sottolineano gli investigatori, la 'ndrangheta ha assunto una nuova veste, colloquiando con gli imprenditori locali. I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 10:45 presso la procura di Bologna, alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.
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I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa, coordinata dal Procuratore Capo Roberto Alfonso e dal Sostituto Marco Mescolini, sviluppata su più fronti dai predetti Reparti dell’Arma emiliana e successivamente collegata, d’intesa con le rispettive Autorità Giudiziarie, a convergenti inchieste condotte in Calabria e in Lombardia.
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Gli esiti dell’indagine hanno consentito di delineare il quadro complessivo degli assetti organizzativi della cosca “GRANDE ARACRI”, radicata in Calabria, nella piccola città di Cutro - da dove proviene buona parte della comunità calabrese presente a Reggio Emilia - e con estese propaggini extraregionali in Emilia Romagna e in Lombardia, tutte subordinate al boss detenuto Nicolino GRANDE ARACRI e dotate di ampia autonomia nel perseguimento dei diversificati interessi illeciti.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex sindago di Reggio Emilia Graziano Delrio è intervenuto sull'operazione con questi due tweet
@graziano_delrio @dajekevin ed è subito #gac @welikechopin
— francesco marchese (@fra_marchese) 28 Gennaio 2015
istituzioni e cittadinanza limpide e consapevoli per fare muro contro le mafie #Aemilia
— Graziano Delrio (@graziano_delrio) 28 Gennaio 2015
LE INDAGINI Le indagini hanno comprovato la capacità della consorteria di attuare una pervasiva infiltrazione del tessuto economico e imprenditoriale nei settori dell’edilizia, dei trasporti, del movimento terra e dello smaltimento dei rifiuti, tanto nel territorio d’origine, quanto nelle aree di proiezione, mediante una sistematica pressione estorsiva esercitata nei confronti di imprenditori locali e finalizzata a imporre, nella fase di esecuzione delle opere, la scelta di subappaltatori e fornitori fra quelli di riferimento dell’organizzazione criminale. In particolare, le investigazioni hanno messo in luce gli interessi del sodalizio nei lavori collegati alla realizzazione di rilevanti interventi di riedificazione a seguito del terremoto che ha interessato l’Emilia Romagna nel 2012, ai quali le ditte mafiose hanno avuto accesso anche grazie alle cointeressenze mantenute con i titolari di un’importante azienda edile modenese assegnataria di appalti pubblici per lo smaltimento delle macerie.
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Dall’inchiesta è emerso, inoltre, come i proventi illeciti delle articolazioni emiliane venivano in parte trasferiti alla cosca crotonese, mediante il metodico ricorso alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti attuata dalle società calabresi riconducibili ai “GRANDE ARACRI”, e in parte reimpiegati in loco nell’erogazione di prestiti a tassi usurari in pregiudizio di imprenditori e nell’avvio di considerevoli iniziative immobiliari intestate a prestanome nelle province di Mantova e Parma.
Tra le attività criminali svolte dall’organizzazione, anche la ricettazione di imbarcazioni di lusso del valore di svariati milioni di euro, oggetto di appropriazione indebita commessa in Italia e reimmesse nei mercati nautici di Turchia e Croazia. Le indagini hanno altresì appurato il tentativo dell’organizzazione di evitare le verifiche antimafia della Prefettura di Reggio Emilia e di influenzarne gli orientamenti, anche attraverso una serie di iniziative mediatiche promosse daL Consigliere di minoranza della Provincia reggiana Giuseppe Pagliani, destinatario dell’ordinanza in esame con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
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I militari dei Comandi Provinciali di Crotone e Mantova hanno eseguito nelle rispettive province e in quelle di Cremona e Verona, decreti di fermo di indiziato di delitto emessi dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Catanzaro e Brescia nei confronti di 46 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei medesimi reati, mentre ulteriori 4 ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione dal personale della Guardia di Finanza di Cremona nei confronti di altrettanti soggetti.
RETTIFICA - Sulla Gazzetta di Reggio di giovedì 29 gennaio è stata pubblicata un infografica comprendente un elenco di nominativi sotto la voce "arrestati". Si precisa che l'elenco fa invece riferimento a una lista di indagati, solo alcuni dei quali sono stati sottoposti a misura restrittiva. Ce ne scusiamo con i lettori e gli interessati.