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C’è «Mano di Gomma» dietro la lunga stagione dei roghi

C’è «Mano di Gomma» dietro la lunga stagione dei roghi

Nell’ordinanza del Gip Ziroldi riemergono uno a uno gli incendi degli ultimi anni. Con il fuoco il boss pretendeva il pizzo e regolava i conti con gli affiliati ribelli
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29 gennaio 2015
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REGGIO EMILIA. Il fuoco come mezzo per sistemare le cose. Dentro e fuori dal clan. Messaggi per chi non si rassegnava a “chiedere” la “protezione” del boss, ma anche per “tarpare le ali” a chi, nel clan stava alzando troppo la cresta. Così governava il clan - secondo gli inquirenti - Nicolino Grande Aracri.

Ci sarebbe infatti lui dietro molti dei roghi dolosi che hanno interessato la nostra provincia in questi anni: case in costruzione, auto, escavatori e altri mezzi per l’edilizia. Servendosi di manovalanza che poi finirà - in qualche caso - anch’essa vittima di “fuoco amico”. E’ il caso di Gaetano Blasco che - secondo le carte dell’ordinanza del gip Alberto Ziroldi - comincia ad appiccare incendi per conto di “Mano di gomma” nel 2005, quando dà alle fiamme la copertura in legno di una palazzina in costruzione nella zona dell’Orologio.

In questo caso perché «il titolare dell’intervento, Antonio Olivo, non aveva voluto coinvolgere le aziende del clan nella realizzazione delle opere». In quegli anni l’edilizia a Reggio va a gonfie vele e quindi il clan pensa ad allargare il proprio giro d’affari, cercando imprenditori da taglieggiare. Accade così nel 2008 anche a Roncolo, dove bruciano le coperture in legno di villette in costruzione ad opera dell’imprenditore edile Antonio Virelli.

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Poi la crisi si abbatte su tutto il settore, ma l’input di Mano di Gomma ai suoi affiliati non cambia: inizia una stagione di roghi che , per primi, i ragazzi di Cortocircuito Web tv documenteranno in maniera organica. Senza però ad arrivare alle conclusioni di oggi: ovvero alla presenza di un unico disegno. Con Nicolino Grande Aracri nelle vesti di regista. E’ il caso dell’incendio che divampa il primo aprile 2012 a San Bartolomeo, dove l’impresa edile di Vito Faragò sta costruendo alcune villette a schiera. Anche lì perché Faragò non lo aveva coinvolto nei lavori. I tempi di vacche grasse sono lontani, e ora si “litiga” anche per un tozzo di pane. O meglio: ora il boss pretende di mangiare da solo.

E’ il caso di tre incendi che divampano in città tra novembre e dicembre 2011. Secondo gli inquirenti è sempre il boss Mano di Gomma a ordinarli, per colpire un altro affiliato del clan che gli sta dando fastidio perché si era appropriato dei soldi della cosca e non aveva alcuna intenzione di spartirli con il boss. E’ il 14 novembre, quando in via Cecati, Alfredo Amato e Gabriele Valerioti danno fuoco alla Bmw serie 7 di Michele Colacino. Il 6 dicembre a Parma viene dato alle fiamme un furgoncino Ford Transit, di proprietà di Domenico Olivo, la cui unica colpa sarebbe quella di essere il cognato di Romolo Villirillo. Poi, il 19 dicembre, tocca alla Golf di Nicola Colacino, fratello di Michele: l’auto viene data alle fiamme in un parcheggio a Villa Sesso.

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Perché Grande Aracri ce l’ha con Michele Colacino? Perché si sta riposizionando nella cosca. E’ il momento in cui a Reggio come a Cutro, si verificano alcuni avvenimenti importanti. A Cutro - si legge nell’ordinanza - si sta concretizzando l'ascesa di Gualtieri Antonio e quindi la contestuale caduta di Villirillo; infatti Michele inizia l'avvicinamento ai membri di vertice contrapposti al Villirillo ed in sinergia con il boss cutrese Sarcone sta effettuando i propri riscontri sull'ammanco di una ingente somma di denaro». Poi Nicolino Sarcone subisce una pesantissima condanna e finisce in carcere - siamo nel gennaio 2012 - e immediatamente dopo, riprendono i roghi. E a bruciare sono le auto e i cantieri dei Blasco. Come dire: azione e reazione...

LE INTERCETTAZIONI

Il 14 Novembre 2011, alle ore 23.15 a Reggio Emilia, in via Cecati l’auto BMW serie 7 targata EB813JT di Colacino Michele viene data alle fiamme.

La completa comprensione del fatto richiede  una premessa relativa alla figura di Michele COLACINO.

COLACINO, imprenditore  nel settore dell’autotrasporto con importanti appalti per la raccolta rifiuti sulle province di Reggio Emilia e Parma,   risultava     in  stretto rapporto di amicizia  con  VILLIRILLO Romolo  sino alla sua caduta in disgrazia coincidente con  l’arresto avvenuto alla fine di luglio del 2011, per una tentata estorsione attuata con il metodo mafioso e la successiva accusa, da parte del GRANDE ARACRI, di essersi appropriato di somme di denaro ricevute dal capo a fini di investimento. Il fatto che VILLIRILLO Romolo, nel periodo della loro frequentazione, abbia regalato una scala in marmo della nuova abitazione di COLACINO Michele documenta lo stretto rapporto che intercorreva  tra i due.

 

COLACINO, dunque,  comincia ad abbandonare l'amico,  avvicinandosi  alla figura di SARCONE Nicolino,  nel quale   cerca probabilmente  una sorta di protezione  che valesse a scagionarlo delle assidue e pregresse  frequentazioni – ritenute non occasionali - con VILLIRILLO, marcando quindi una presa di distanza dall'amico gravemente compromesso.

Ciò posto,si riportano  i passaggi salienti dell'Annotazione del Comando Compagnia CC di Parma.

Il numero e il contenuto delle telefonate intercettate e l'ubicazione delle celle agganciate dai telefoni in uso induce a ritenere che l'incendio sia materialmente riferibile  AMATO Alfedo e VALERIOTI Gabriele, che risultano aver agito  tra le ore 23.10 e le ore 23.20.

Considerando il solo dato oggettivo del numero di contatti telefonici intercorsi, ne sono stati registrati ben 12 nell’arco di tempo compreso tra le ore le ore 21.47 e le ore 00.40 di quel giorno, si è potuto evidenziare che solitamente i due, in passato, non hanno mai avuto più di una telefonata al giorno ed il picco di maggior frequenza è stato registrato a ridosso dell’orario dell’incendio dell’autovettura.

Il contenuto di tali conversazioni, inoltre, si sostanzia in scambi di informazioni, di intese e di azioni sottintese relative ad un fatto che sta avvenendo nell’arco temporale delle telefonate. Il posizionamento del cellulare di AMATO Alfredo, poi, durante le telefonate e tramite i dati forniti dal gestore telefonico, risulta assolutamente veritiero in considerazione del fatto che in ambiente urbano (atteso l’alto numero di celle presenti) il rilevamento degli apparati avviene in un ambito territoriale assai ristretto e quindi altamente indicativo.       

La prima telefonata ha luogo  alle ore 21.47, nel corso della quale i due si accordano di incontrarsi al Bar Rondò poco dopo. La conversazione già preannunzia qualcosa di illecito da porre in essere poiché, sottintendono che le condizioni atmosferiche sono a loro favorevoli (...qua non si vede nientemi piaci tu!), si evince ottimismo per il fatto che sulla città di Reggio Emilia vi è una fitta nebbia che riduce la visibilità.  

Si riporta, di seguito, la telefonata a cui ci si riferisce (n. 429  del 14.11.2011 ore 21.47), ove gli interlocutori, Gabriele VALERIOTI e AMATO Alfredo, sono a bordo delle rispettive auto e Gabriele VALERIOTI non è solo. Prima che inizi la conversazione, dalle poche parole registrate tra gli astanti dell’abitacolo dell’auto, si deduce che gli occupanti serbano dell’astio con qualcuno:

Gabriele VALERIOTI e AMATO Alfredo iniziano la conversazione parlando in modo incomprensibile poi parlano della nebbia che c'è per strada e si danno appuntamento al bar.

Prima che inizi la conversazione si sente parlare

Occupante:- E' la quel cazzo di coglione.

VALERIOTI Gabriele:- dobbiamo andare di la! dove dobbiamo andare?

Occupante 2 :- Vai di qua.

Occupante:- Qua! non stiamo andando al bar?

Inizia la conversazione e si esprimono in un linguaggio poco comprensibile si capisce comunque che discutono della poca visibilità a causa della nebbia.

....omissis.....

AMATO Alfredo:- incompr....(scherza parlando in finto linguaggio arabo)

VALERIOTI Gabriele:- non si vede un cazzo con questa nebbia!!!.....oh fratello!

AMATO Alfredo:- ...incompr...(scherza parlando in finto linguaggio arabo)la nebbia!....incompr....non si vede niente!!?

VALERIOTI Gabriele:-....qua non si vede niente!!........dove sei? Ho sbagliato qua alla rotonda stavo andando verso Cavazzoli incomp.... e me ne andavo per la Mantova - Bagnoli e la Madonna madre!

AMATO Alfredo:- Ah... mi piaci tu!!

VALERIOTI Gabriele:- ho sbagliato la strada!

AMATO Alfredo:- mannaggia alla miseria!

VALERIOTI Gabriele:- tu dove sei?

AMATO Alfredo:- sto andando al bar!

VALERIOTI Gabriele:- e vedi di pagare un caffè , vedete! che io sto già arrivando!

AMATO Alfredo:- qua ?

VALERIOTI Gabriele:- e qua mi è venuto sonno! ciao!

AMATO Alfredo:- dentro?

VALERIOTI Gabriele:- ma va ?  nelle natiche ! ahi ahi!

Circa mezz'ora dopo VALERIOTI Gabriele telefona ad AMATO Alfredo ed il contenuto del dialogo non lascia dubbi circa il fatto che i due stiano ponendo  in atto un'azione illecita.

AMATO Alfredo:- Ahh

VALERIOTI Gabriele:- Metti le ali e vattene da lì!!

AMATO Alfredo:- Ah???

VALERIOTI Gabriele:- Metti le ali e vattene da lì!!

AMATO Alfredo:-perchè??

VALERIOTI Gabriele:- C'è la vecchia dalla finestra penso che già li abbia chiamati.

AMATO Alfredo:- Si!!?

VALERIOTI Gabriele:- Eh vettene subito da lì.

Dall’ascolto eseguito si è notato come VALERIOTI abbia particolare premura che l’AMATO se ne vada dal posto in cui si trova perchè teme il sopraggiungere delle forze dell’ordine. La cella agganciata dal cellulare al momento della telefonata,  è situata ad ovest della città di Reggio Emilia, a circa 2 km da via Cecati, luogo in cui da lì a poco verrà bruciata l’auto del COLACINO. E’ evidente che i due abbandonano l’intento di portare a termine qualcosa perché si è prospettato il pericolo di essere visti.

Anche VALERIOTI Gabriele, come indicano le celle agganciate durante la telefonata, si trova nei pressi di via Cardano.

AMATO Alfredo, pertanto, avvisato  dal VALERIOTI, abbandona l’area ma lo si ritrova, poi, nel luogo esatto in cui è stata bruciata l’autovettura di COLACINO. Secondo il verbale di intervento dei Vigili del Fuoco di Reggio Emilia si evince che la chiamata che ha segnalato l’incendio è stata registrata alle ore 23.23  mentre, già alle ore 23.16’22”, si registra (prog. 431), nelle conversazioni intercettate, un tentativo di chiamata da parte di AMATO Alfredo nei confronti di VALERIOTI Gabriele. Quest’ultimo, tuttavia, non risponde e dopo 1’ e 06” si attiva la segreteria telefonica. AMATO Alfredo è localizzato esattamente nel luogo in cui sono state appiccate le fiamme all’auto ed il dato temporale nonché  la collocazione rispetto al fatto delittuoso in esame appaiono  incontrovertibili.

Successivamente, non ottenendo risposta, atteso che un’ulteriore telefonata si registra alle ore 23.18’31” (prog.432), AMATO Alfredo riprova a richiamare VALERIOTI Gabriele ed il telefono squilla per 48” secondi senza risposta attivando di nuovo la segreteria telefonica. AMATO è localizzato nuovamente nel luogo esatto in cui sono state appiccate le fiamme all’auto .AMATO, quindi, cerca una terza volta di mettersi in contatto con VALERIOTI appena interrotta la chiamata n.432. Si registra, infatti, un ulteriore tentativo di conversazione (prog.433) alle ore 23.22’37” durato per 48 secondi senza risposta. AMATO Alfredo è localizzato ancora nel luogo in cui sono state appiccate le fiamme all’auto.

AMATO Alfredo riesce a parlare con Gabriele VALERIOTI solamente nel corso della successiva telefonata, la n. 434, alle ore 23.27’12”, ed è sempre localizzato dove è stata data alle fiamme  l’autovettura. Nel corso della conversazione l’AMATO conferma di essere vicino al luogo in cui è stata data alle fiamme l’auto (…sono alla Canalina) e mostra particolare apprensione per le chiamate senza risposta. Via Canalina, infatti, come documentato nell'Annotazione, è vicinissima a via Cecati. Questo il dialogo avvenuto tra i due (prog.434 del 14/11/2011 ore 23:27:12):

AMATO Alfredo :- Eh disgrazia sono tre ore che ti chiamo e non rispondi.

VALERIOTI Gabriele:- ero nella doccia. Dove sei?

AMATO Alfredo:- Ehh nella doccia.

VALERIOTI Gabriele:- Dove sei?

AMATO Alfredo:- A casa sei?

VALERIOTI Gabriele:- Qua sono a Reggio Emilia.

AMATO Alfredo:- E ti stai facendo la doccia ?

VALERIOTI Gabriele:- Mannaggia a Dio capisci tu fratello mio!!!!???

AMATO Alfredo:- Lo so! male che ti deve venire nelle corna.

VALERIOTI Gabriele:- che hai in testa... dove sei tu?

AMATO Alfredo:- io?

VALERIOTI Gabriele:-eh..

AMATO Alfredo:- Alla Canalina!

VALERIOTI Gabriele:- Stai andando a letto?

AMATO Alfredo:- No. Ti stavo dicendo seeeee.....dove sei ?

VALERIOTI Gabriele:- Sto andando al bar io.

AMATO Alfredo:- Al bar dove?

VALERIOTI Gabriele:- A quale bar conosci tu?

AMATO Alfredo:- E aspetta che sto arrivando.

VALERIOTI Gabriele:- Ah! ciao

I dati del traffico telefonico del cellulare di VALERIOTI   indicano  che anch'egli nei minuti prossimi al momento dell’incendio si trova nel luogo in cui questo si è sviluppato. 

Analizzando il tabulato di VALERIOTI    si evince che al momento della citata telefonata (ore 23.27 circa), quest’ultimo è posizionato esattamente nei paraggi di via Cecati. E proprio in quegli istanti VALERIOTI intrattiene con la fidanzata Costa Debora uno scambio di sms che permette di attestarne  la presenza   nei pressi di via Cecati.  

Il traffico telefonico , inoltre,  mostra che immediatamente dopo all’incendio anche VALERIOTI Gabriele lascia la zona. Negli immediati sms di risposta, emerge chiaramente che anche lui, al  pari di AMATO Alfredo sta per lasciare, e in fretta, la zona. I dati del tabulato, infatti, indicano che ad essere interessata, questa volta è la cella di via Bassetta che si trova abbastanza lontano da via Cecati, nella zona ovest della città. 

E’ evidente che nel corso di quest’ultima telefonata AMATO Alfredo e VALERIOTI Gabriele sottintendono a qualcosa a loro noto che non vogliono far trapelare dal dialogo e non appena il secondo dà qualche riferimento viene subito ripreso affinchè non continui in quel senso. In quanto necessario vedersi, i due si accordano di farlo al bar che loro sanno: il Rondò.

Nel dialogo si desume un’indicazione all’incendio ed in particolare all’intervento dei vigili del fuoco, proprio nel momento in cui AMATO Alfredo si altera prendendosela con VALERIOTI per i termini che sta utilizzando i quali, ancorchè allusivi, rendono l’idea a cosa si sta riferendo.

Analizzando il verbale stilato dai Vigili del Fuoco, infatti, si riscontra che l’intervento sul posto è stato dichiarato alle ore 23.25 ed in particolare in esso è attestato che “ tramite naspi si estingueva il tutto con acqua”. I “naspi”, appunto, sono i tubi dell’idrante in dotazione ai vigili del fuoco che spargono l’acqua sul fuoco ed in senso “metaforico” ricordano, chiaramente, la figura della doccia. Da qui appunto il riferimento alla circostanza dell’incendio. 

Alle ore 23.35 (prog.435) AMATO Alfredo chiama nuovamente VALERIOTI Gabriele, ma quest’ultimo non gli risponde. Il posizionamento di Alfredo durante la chiamata è rilevato a Nord di Reggio Emilia, proprio dove si trova il bar Rondò. AMATO Alfredo, pertanto, si allontana dal luogo dell’incendio presidiato ormai dalle forze dell’ordine.

Un’ora dopo i due, dopo essersi incontrati, si risentono. Occorre sottolineare che nel frattempo AMATO Alfredo, è passato nuovamente dal luogo dell’incendio, visto che il rilevamento del cellulare fornito dal gestore telefonico traccia il passaggio di AMATO Alfredo proprio lungo via Cecati tra le ore 23.44 e le ore 23.59.

  • Prima che inizi la conversazione si registrano alcune parole tra Gabriele VALERIOTI e gli occupanti a bordo dell’auto in cui si trova. Telefonata n°436 del 15/11/2011 ore 00:31:13 in uscita dall’utenza (omissis)  in uso a VALERIOTI Gabriele verso l’utenza (omissis) in uso a AMATO Alfredo

In sottofondo mentre il telefono squilla si sente Gabriele VALERIOTI che parla con altre persone.

Poi inizia la conversazione con AMATO Alfredo.

AMATO Alfredo:- oh...

VALERIOTI Gabriele:- Dove sei?

AMATO Alfredo:- eeeee... dietro l'ilice.

VALERIOTI Gabriele:- ma chi era?

AMATO Alfredo:- e non lo so sto andando......

VALERIOTI Gabriele:- Ah...

AMATO Alfredo:- Hai capito!.. aspetta li dove sei, no non andare là!!

VALERIOTI Gabriele:- Ah..

AMATO Alfredo:- Hai capito!???

VALERIOTI Gabriele:- ma.... dietro a chi?

AMATO Alfredo:- dietro a quel cornuto!

VALERIOTI Gabriele:- ah e vedi...... ma io vi aspetto qua io, dai vi aspetto qua vicino!

AMATO Alfredo:-ahh..... non andare!

VALERIOTI Gabriele:- Ah va bene.... ciao.

Anche in questo caso, visto il recente passaggio di AMATO Alfredo dal luogo dell’incendio, è evidente che l’indicazione “non andare là” sia riferita al luogo dell’incendio. evidentemente ritenuto troppo pericoloso.

Quello sopra riportato non è  un atto intimidatorio isolato.

Il 6.12.2011, in Parma, viene incendiato il camioncino Ford Transit targato CW 604 KM in uso a OLIVO Domenico, cognato di VILLIRILLO Romolo. La denuncia veniva formalizzata presso la Questura di Parma in data 09.01.2012.

Infine, alle ore 01.00 del 19.12.2011, in Sesso (RE), viene data alle fiamme l’autovettura VW Golf targata DX 708 BM di COLACINO Nicola, fratello di Michele.

Come anticipato,  il  un corretto inquadramento della vicenda  impone di  soffermarsi, sia pure brevemente, su una delle vicende clou che hanno  caratterizzato la vita del sodalizio mafioso  in corrispondenza dello svolgimento delle indagini.

Verrà più volte in rilievo la vicenda del tradimento di Romolo VILLIRILLO,  soggetto incaricato  da Nicolino GRANDE ARACRI di gestire il flusso di denaro dalla Calabria in Emilia  per essere investito , in completa autonomia di modi e fini, dal sodalizio criminale reggiano.

Nel corso dell’estate 2011  infatti, Nicolino GRANDE ARACRI comincia a nutrire sospetti sul conto di VILLIRILLO, cui imputa di essersi trattenuto delle somme di denaro costiuenti il frutto delle somme a lui affidate per essere investite in Emilia. Il duplice arresto subìto dal VILLIRILLO tra luglio e ottobre 2011 non lo pone al riparo dai propositi di vendetta di GRANDE ARACRI.

Basti riportate la conversazione ambientale, che sarà ancora richiamata stante la sua rilevanza. Tra GARERI Giuseppina, moglie di MANCUSO Vincenzo, organico al sodalizio e  vicino a VILLIRILLO ed una sconosciuta all’interno dell’autovettura in uso alla prima.

Il dialogo verte su un incendio appiccato in Cutro ad un’abitazione di proprietà per l’appunto a VILLIRILLO Romolo:

La donna afferma infatti che “l’ordine” di bruciare l’abitazione era partito da “Cutro”, volendo tacitamente associare alla località geografica i vertici della cosca dominante in quel territorio (“DONNA: perchè gliel'hanno distrutta? i rivali gliel'hanno distrutta?  PINA: così gli ho detto a lui.. da Cutro è partito (inteso l'ordine di bruciare casa)…”), aggiungendo che suo marito, avendo “a che fare”   con i soggetti interessati, doveva esserne necessariamente al corrente, sebbene avesse cercato di sviarla dal fare simili valutazioni (“…ma tu.. gli ho detto.. meno male che hai.. dici che hai a che fare.. io che non ho a che fare ti ho detto chi è stato.. e poi alla fine sono stati loro…”). Il dialogo prosegue con altre affermazioni di primaria importanza sul mandante dell’incendio, indicato come “il giovanotto di Cutro” e “manuzza” (PINA: “il giovanotto.. quello di Cutro.. DONNA: ma lui è implicato con "Manuzza"..”) e sulle vicende che avevano travolto VILLIRILLO Romolo, il quale si era reso responsabile di “uno sgarbo a Manuzza (“…PINA: si.. gli ha fatto uno sgarbo.. a "Manuzza".. (inc).. deve ringraziare il Signore.. o sta dentro (in carcere) per stare tranquillo.. sanno.. sanno che è la dentro e nessuno gli..  DONNA: fa niente..PINA: gli fa niente.. ma se esce deve volare.. deve volare da Cutro.. non ci deve mettere piede a Cutro.. DONNA: che gli ha fatto? PINA: questo come esce deve volare da Cutro..).

La moglie di MANCUSO aggiunge inoltre che VILLIRILLO, in relazione ad un importante affare, si era impossessato di una parte dei proventi destinati “a quello” - alludendo appunto a GRANDE ARACRI Nicolino (Manuzza) citato poco prima - (“DONNA: che c'ha fatto a Manuzza? PINA: niente.. si sono fatti.. si è messo con affari.. hai capito? e lui.. hanno fatto.. c'era un affare di non so quanti miliardi e lui si è preso qualche soldo.. non si sa sti soldi dove sono andati a finire.. che gli andavano in tasca pure a quello..) e che una terza persona (verosimilmente suo marito MANCUSO Vincenzo), gli aveva suggerito di consegnare due assegni da 50.000 euro ciascuno ad una persona di Cutro non citata esplicitamente ma che, sulla base della logica prosecuzione del discorso affrontato fino a quel punto, si deduce fosse appunto GRANDE ARACRI Nicolino (“….PINA: eh si.. poi gli ha detto.. gli ha detto.. ora che vai a Cutro.. stammi a sentire a me.. prendi un paio di assegni.. di 50.000 euro.. l'importo che gli devi dare a lui.. e daglieli a pagamento.. come entri glieli dai…”). Nonostante VILLIRILLO avesse inizialmente accettato il consiglio (“…si.. si.. si.. ora faccio così..”), in realtà non consegnò il denaro, ragion per cui  venne incendiata la sua abitazione al mare (“ PINA: non gliel'ha dati.. ha fatto orecchie da mercante.. e a dicembre.. a dicembre gli hanno bruciato la casa…”).  

Ulteriori, preziosi riferimento sono forniti dal § 2.4. dell’Informativa 7.5.2013 del Comando  Compagnia CC di Fiorenzuola d’Arda.

In sostanza, GRANDE ARACRI non si rassegna alla perdita del proprio denaro e  fa, non solo metaforicamente, terra bruciata attorno al  VILLIRILLO colpendo, con una modalità tipica del contesti mafiosi, i soggetti a lui vicini, sia per mera intimidazione dell’interessato  sia come caveat per soggetti   rintenuti vicini a costui.

COLACINO comprende  perfettamente il messaggio intimidatorio. E’ lui stesso, infatti, a  fornire preziose indicazioni sul mandante.

20.12.2011 si registra infatti un’importante conversazione tra lui  e MEGNA Giuseppe, nel corso della quale  COLACINO afferma: «…ohi Pino tu lo sai, io e mio fratello solo un amicizia abbiamo in comune, (VILLIRILLO Romolo n.d.r.) e io e lui non è che abbiamo un rapporto chissà come con Nicola…perchè se no non ci sono altre spiegazioni…hai capito?...secondo me è  qualcuno che lo conosciamo bene, se no non si spiega, no…ascoltami Pino, se qualcuno ha i cazzi con...gli hanno bruciato il camion a Domenico OLIVO dai...cosa devo pensare io? Dopo due giorni sono venuti e hanno bruciato la macchina di mio fratello, cosa devo pensare io...cosa aveva fatto questo Domenico OLIVO…"Svampa" (soprannome di OLIVO Domenico n.d.r.), il genero di Villirillo (VILLIRILLO Romolo n.d.r.), a Parma, l'altra notte gli hanno bruciato il camion, sotto casa, dai... dopo due giorni hanno acceso la macchina di mio fratello cosa devo pensare io, che se lo incula questo Domenico OLIVO...se qualcuno ha qualche cosa tra di loro, no, che si li tengono tra di loro…»). COLACINO  dunque  collega l’incendio della sua autovettura e di quella del fratello Nicola agli eventi che hanno visto coinvolto VILLIRILLO Romolo, eventi che hanno causato anche l’incendio del furgone di OLIVO Domenico, inteso Svampa, cognato di VILLIRILLO Romolo.

MEGNA Giuseppe allora invita Michele a recarsi a Cutro «per chiarire un attimo», ma COLACINO declina l’invito nella convinzione di non dover «chiarire con nessuno» perche: «io… non c’entro niente su nessuno discorso, e non mi merito per come è il mio carattere, ma Nicola mio fratello, dopo, guarda non abbiamo niente da dividerci…abbiamo solo un'amicizia in comune e non ce n'è, solo quella di amicizia...e per me... per me...c'entra proprio quella là...e non me la toglie nessuna dalla testa, perchè mio fratello non è...non si prendeva nemmeno il caffè con te, Pino...capiscimi…io sono solamente arrabbiato, perchè, ti rendi conto che, io ho speso quattro cinque anni della mia vita, no...a volere bene a una famiglia di merda... a una famiglia di merda, che non me lo toglie nessuno dalla testa, perchè a te, l'altro ieri, ti hanno bruciato un camion e dopo due giorni viene e bruci la macchina a mio fratello e non me lo toglie nessuno dalla testa, nessuno, nessuno me lo toglie della testa, perchè mio fratello...non ha niente a che vedere con nessuno, come non ce l'ho io...»

La consecuzione  temporale tra i fatti, l’individuazione delle vittime, la rappresentazione del movente  e le informazioni fornite involontariamente dallo stesso COLACINO  -  particolarmente affidabili sotto questo profilo perché provenienti dall’interno  - conducono alla  naturale inferenza logica che vuole identificarsi il mandante in  Nicolino GRANDE ARACRI, che si serve di manovalanza criminale per far pervenire al destinatario un chiaro messaggio,  la cui interpretazione in termini di intimidazione mafiosa, secondo massime di esperienza del tutto affidabili, non sembra affatto  suscettibile di essere messa in discussione.

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