Ecco come nacque Bella Ciao
E' nata prima la versione delle mondine o quella partigiana? Il racconto di Alfio Scansani: suo padre Vasco scrisse il testo della canzone cantata nelle risaie
BORETTO. Il manoscritto non lo possiede. Ma secondo Alfio Scansani, ciò che conta in questi casi sono la musica e le parole, tramandate di bocca in bocca fino a far perdere la loro origine. Suo padre, Vasco Scansani di Gualtieri, scomparso nel 1980, è l'autore delle parole di Bella Ciao nelle versione delle mondine. Canzone di Resistenza e canzone partigiana. Ma anche canzone di lavoro. E, soprattutto, canzone popolare, nel senso più stretto del termine, come voce di un popolo che esprime se stesso.
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Ricostruire la storia di “Bella Ciao” significa addentrarsi in un ampio ventaglio di ipotesi. Pochi i punti fermi. Fra questi, proprio il nome del gualtierese Vasco Scansani, detto Cachi. "Quando era ragazzino, voleva sempre andare a raccogliere i cachi a Villa Malaspina - racconta il figlio Alfio - Era il suo scutmâj. Se qualcuno chiedeva di Scansani, nessuno sapeva chi fosse. Ma se chiedevano di Cachi, allora tutti sapevano che era mio padre".
Mondino e marmista. E poi disegnatore, amico del pittore Antonio Ligabue, autore di testi e poesie, in italiano e in dialetto. A Vasco Scansani si devono le parole di “Bella Ciao” nella versione cantata dalle mondine, a lungo considerata anteriore al celebre canto della Resistenza.
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Un canto portato al successo mondiale negli anni Sessanta da Giovanna Daffini, mondina di Gualtieri, che ha contribuito a quella che lo storico Cesare Bermani, pioniere della storia della musica popolare, ha definito “l’invenzione di una tradizione”.
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Le famiglie di Scansani e Daffini abitavano a Gualtieri, in Palazzo Bentivoglio. Ed è qui, nel cuore dell’Emilia, che convergono tutte le ipotesi sulla nascita di “Bella Ciao”, le cui parole – secondo alcune recenti scoperte – probabilmente sarebbero state scritte su una melodia yddish, registrata nel 1919 a New York da un fisarmonicista ucraino, chissà come finite nelle orecchie del popolo emiliano che, da Reggio a Bologna, aveva lottato per la Liberazione. Di qui, secondo le interpretazioni degli studiosi, il canto dei partigiani e delle mondine.
Qui il link diretto su Youtube
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Una lunga storia in parte custodita dal figlio di Scansani, Alfio, oggi residente a Boretto dopo aver trascorso diversi anni in Belgio, che conserva diversi documenti del padre sulla nascita della “Bella Ciao” nella versione delle mondine. «Io credo che la versione partigiana sia nata prima», racconta mentre sfoglia il libro “La Leggenda dell’Uva Fogarina”, un altro canto le cui parole sono attribuite a Vasco Scansani. Secondo Ciro Zini e Giuseppe Caleffi, autori del volume, sempre a Vasco Scansani si devono entrambe le versioni di Bella Ciao. Ma per il figlio Alfio non è così. «Mio padre scrisse la versione delle mondine nel 1952 a San Germano Vercellese, dove ci recavamo in vacanza per due mesi in estate. Io credo che la versione partigiana sia nata prima».
Com’è possibile allora che per lungo tempo si sia creduto che il canto dei partigiani derivasse da quello delle risaie? «È stata Giovanna Daffini, all’epoca nostra vicina di casa, che aveva detto di non conoscere chi avesse scritto la canzone delle mondine, sostenendo che fosse anteriore a quella partigiana. Ma mio padre aveva dei testimoni. Il testo delle risaie lo aveva scritto lui nel 1952».
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Lettere. Manoscritte o dattilografate. Per ottenere i diritti d'autore e per il riconoscimento della paternità del brano. Tracce di una corrispondenza che Vasco Scansani ha avuto negli anni con Gianni Bosio, storico e membro del Psi, negli anni Sessanta produttore di dischi di musica popolare per le Edizioni del Gallo. Fondatore dell’istituto Ernesto De Martino, Bosio partecipò – su un’idea dell’etnomusicologo Roberto Leydi e di Filippo Crivelli - all'organizzazione dello spettacolo “Bella Ciao”, nel quale vengono cantate entrambe le versioni. Fra le protagoniste, anche la Daffini, con Giovanna Marini una delle voci di spicco del Nuovo canzoniere italiano.
Nel 1964, lo spettacolo viene presentato al Festival dei due mondi di Spoleto, scatenando polemiche e rappresaglie da parte dei neofascisti, interrogazioni parlamentari e denunce per vilipendio alle forze armate. Un episodio che contribuì ad alimentare il mito verso una canzone che si oppone a qualunque forma di oppressione e sfruttamento, nel lavoro come contro gli invasori.
Audio le voci dei partigiani raccontano Bella Ciao
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«Non so chi abbia scritto la versione partigiana di Bella Ciao - conclude Alfio Scansani – le canzoni popolari sono così. Si cantano, ma poi diventa sempre difficile risalire all’autore».