Castello franato, via ai lavori dopo due anni
Costeranno 250mila euro: niente fondi dal ministero dei Beni culturali, i proprietari costretti al mutuo
CASTELLARANO. Sono previsti quasi tre mesi di lavoro altamente specializzato e una spesa di circa 250mila euro per salvare la collina di sabbione su cui è stata costruita la Rocca del Castello di Castellarano. All’alba del 5 aprile 2013 un improvviso boato risvegliò tantissimi castellaranesi che risiedono lungo via Roma, perché una parte della collina su cui era costruito il castello era franata chiudendo il transito di via Molino. Per fortuna la costruzione, realizzata nei secoli passati, era stata fatta con particolari fondazioni che hanno impedito il crollo di un angolo della Rocca nonostante fosse rimasta “penzolante” nel vuoto. Dopo i primi lavori urgenti, con la rocca che era stata imbracata di particolari cavi di acciaio, si sono dovuti attendere più di due anni per ottenere tutti i permessi per poter ricostruire la parte crollata.
Il Castello, pur essendo privato, è un bene storico tutelato dalla Soprintendenza alle Belle Arti e dal ministero dei Beni culturali e quindi nulla si può toccare se non vi sono i permessi definitivi e le direttive della Soprintendenza.
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I proprietari, la famiglia Casali, visto che la frana della collina è avvenuta in un periodo di maltempo che causò tantissimi danni in tutta la regione, hanno chiesto di essere inseriti negli interventi di aiuto che la Regione e lo Stato hanno riservato ai privati.
«Pur avendo avuto il benestare della Regione Emilia Romagna – dichiara Giuseppe Casali – La richiesta di aiuto è ferma a Roma e non si sa nemmeno se ci verranno dati o meno dei contributi per la sistemazione della zona franata».
Ma il Castello è fra i beni storici: perché il ministero dei Beni culturali non eroga fondi destinati ai privati per i restauri e le sistemazioni?
«Grazie all’intervento del Comune di Castellarano siamo riusciti ad avere un incontro con il direttore del ministero. Dopo aver guardato la nostra pratica e la nostra richiesta ci ha risposto che devono ancora pagare 150 milioni di euro di interventi riservati ai privati. Il risultato è che sono praticamente senza fondi e quei pochi che ricevono servono a pagare i vecchi lavori, per le nuove emergenze o per le future non c’è nulla».
Il recupero è tutto a carico vostro?
«Sì, abbiamo fatto un mutuo per fare fronte alle spese. Speriamo ancora che fra i fondi stanziati per il dissesto idrogeologico arrivi qualcosa, visto che la richiesta è stata avallata sia dal Comune sia dalla Regione».
Come si svolgeranno i lavori?
«Prima verrà realizzato un basamento in cemento con tanto di palizzata in tubi in acciaio per poter reggere il peso di una struttura in acciaio che verrà ancorata ogni 12 metri alla roccia. La struttura che andrà a coprire la roccia franata sarà ricoperta con un apposito muro in laterizio. Un intervento complesso, che segue le direttive sia antisismiche sia della Soprintendenza. A settembre i lavori saranno terminati e la collina sarà in sicurezza».