Gazzetta di Reggio

Reggio

«Edilizia uccisa, Open.Co ne è vittima»

di Serena Arbizzi
«Edilizia uccisa, Open.Co ne è vittima»

San Martino, il presidente-direttore Sitta: «Costruire una casa sembra un crimine. Dobbiamo salvare queste cooperative»

17 luglio 2015
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SAN MARTINO IN RIO. Lunedì pomeriggio i lavoratori della ex Cormo – divenuta Open.Co dopo la fusione, un anno fa con la modenese Coop Legno – faranno un altro sciopero per denunciare a gran voce lo stato di grave crisi in cui versa la cooperativa.

Ci sarà un’anteprima di mobilitazione già domani: un presidio di addetti sarà in centro e distribuirà volantini per informare i cittadini sul difficile e delicatissimo momento che stanno attraversando.

«Questo è quanto è stato deciso durante l’assemblea dei lavoratori di mercoledì – afferma Rudi Zaniboni, segretario Fillea Cgil di Reggio –. Anche il vicesindaco era presente e ha garantito che l’amministrazione comunale starà vicino ai lavoratori. Noi attendiamo l’effettiva presentazione di un piano industriale che salvi questa realtà e tuteli al massimo i lavoratori, anche se ci hanno già annunciato che, qualsiasi sarà questo piano, si verificheranno sicuramente degli esuberi».

Nel frattempo, ieri mattina tutti i lavoratori dello stabilimento modenese della Open Co. di Castelvetro, hanno scioperato. A margine della mobilitazione, anche Daniele Sitta, presidente e direttore di Open.Co, ha sottolineato la grave situazione in cui versa la cooperativa.

«Siamo fornitori di imprese edili e la situazione che abbiamo intorno è disastrosa: le aziende che operano nel comparto si sono sgretolate, come abbiamo visto in casi a noi molto vicini, come la coop San Possidonio – evidenzia Sitta – nel settore il lavoro si è ridotto del 70%, mentre le concessioni per costruire le abitazioni sono calate del 90%. Abbiamo subito forti contraccolpi in termini di perdite di crediti e riduzione del lavoro».

«Ora, stiamo ritentando di approntare un progetto che unisca Open. Co e la Lavoranti Legno di Ferrara – spiega Daniele Sitta – con la speranza che vada in porto. Il contesto certamente è molto difficile, ma stiamo lavorando a diverse ipotesi e, certamente, i lavoratori sono preoccupati. Basti pensare che i colossi del nostro settore - oltre a Open.Co, mi riferisco a Edil Legno di Imola, Cocif di Longiano, 3 Elle di Imola - prima della crisi avevano un fatturato di 330 milioni di euro, oggi sono scesi a meno di 90 milioni di euro. Il settore dell’edilizia è stato ucciso e la responsabilità, al di là della crisi, è della grande quantità di demagogia che è stata fatta su questo comparto. Ormai costruire una casa sembra un fatto criminale».

«È stato un errore anche ritenere che avremmo potuto risolvere tutto con la ristrutturazione. Si dimentica – continua il presidente e direttore di Open. Co – che, quando parte un’idea di riqualificazione, nel nostro paese servono almeno vent’anni per realizzarla. Adesso, però – conclude Sitta – dobbiamo fare tutto il possibile per salvare queste cooperative che danno lavoro a centinaia di dipendenti e sono sempre state un vanto per numerosi territori».

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