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Ex Opg, restano ancora 34 internati

di Luciano Salsi
Ex Opg, restano ancora 34 internati

L’ultimo paziente residente in Emilia-Romagna è stato trasferito nella Rems parmense. Ma altre regioni latitano

17 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. Il resto dell'Italia arranca, ma l'Emilia-Romagna è arrivata al traguardo. Ieri l'ultimo internato residente nella nostra regione è stato trasferito dall'ex-ospedale psichiatrico giudiziario di via Settembrini alla Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza Rems) aperta provvisoriamente a Casale Mezzani, in provincia di Parma. Se non fosse per le trentaquattro persone di altre regioni che vi sono ancora rinchiuse, l'ex-Opg reggiano potrebbe essere davvero soppresso. Invece vi si trovano ancora ventitrè internati del Veneto, per i quali quella regione è ancora lontana dal realizzare la Rems, sei della Lombardia, due della provincia di Trento, uno delle Marche, uno della Sicilia e uno della Toscana.

Così, dei cinque reparti di cui era composto, l'ex-Opg è costretto a mantenerne attivi tre, in attesa che questi internati siano accolti nelle Rems o dimessi. Di questo passo, però, si prevede che alla fine del 2015 sarà ancora nella struttura reggiana almeno la maggior parte di quelli del Veneto.

La situazione è ancora peggiore negli altri Opg (Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere, Secondigliano e Aversa) di cui la legge numero 9 del 7 febbraio 2012 aveva sancito il “definitivo superamento”. Nonostante la proroga di due anni della sua applicazione, la maggior parte delle regioni è giunta impreparata al 31 marzo 2015, la data della chiusura formale degli Opg.

Il fatto che centinaia di internati continuino ad esservi richiusi ha spinto Vanna Iori, deputata reggiana del Pd, a rivolgere al ministro della Salute Beatrice Lorenzin un'interrogazione per sollecitare il processo di effettiva cancellazione delle strutture eredi degli antichi manicomi criminali. «Dopo il 31 marzo - sottolinea Vanna Iori - in vista della chiusura vi è stata sospesa l'ordinaria manutenzione. Quindi in queste strutture fatiscenti le condizioni degli internati sono diventate ancora più disumane e si stanno verificando disordini ed eventi gravissimi, nonchè episodi di violenza ed autolesionismo».

La parlamentare reggiana cita un tentativo di suicidio e l'aggressione a due poliziotti verificatisi a Montelupo Fiorentino, dove sono rinchiuse ancora novanta persone, e i danneggiamenti e gli atti autolesivi commessi a Secondigliano, dove rimangono cinquantaquattro internati. Ne trae argomento per sollecitare un intervento tempestivo del governo per scongiurare il ripetersi di questi episodi e accelerare la definitiva chiusura degli Opg. «L'Emilia-Romagna - sottolinea Vanna Iori - è all'avanguardia in questo processo, ma Reggio, dovendo ospitare persone di altre regioni, ha a che fare con gli stessi problemi».

Alla data del 31 marzo scorso l'Opg di via Settembrini aveva 85 internati, a cui si dovevano aggiungere 44 reclusi, cioè carcerati a cui è riconosciuta la seminfermità mentale o che hanno accusato patologie psichiatriche dopo la condanna. Questi ultimi, divenuti da allora 45, di cui sette emiliano-romagnoli, devono rimanere reclusi fino all'esaurimento della pena nelle stesse celle trasformate in sezione psichiatrica del carcere ordinario. Degli 85 internati, ben 51 sono stati dimessi o trasferiti nelle Rems. Gli emiliano-romagnoli sono stati distribuiti fra le Rems provvisorie di Bologna, che ha quattordici posti, e di Casale Mezzani, che ne ha dieci, in attesa che nel 2017 siano completate le due Rems definitive per dieci più venti posti a Reggio, in via Montessori.

«Gli Opg - rileva Gaddo Maria Grassi, direttore del dipartimento di salute mentale dell'Ausl - esistevano da oltre un secolo ed erano ormai luoghi strutturalmente non compatibili con gli orientamenti della psichiatria. Nella struttura di via Settembrini continuerà ad operare almeno il personale necessario per i detenuti. Attualmente vi sono impiegati cinque psichiatri, tre psicologi, quattro tecnici della riabilitazione e una cinquantina di infermieri e operatori dei servizi sanitari».