Gazzetta di Reggio

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Mercatone, riaprono quattro sedi

di Adriano Arati

Primi sviluppi positivi dopo l’incontro a Roma. Ci sono gli acquirenti

17 luglio 2015
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RUBIERA. Quattro negozi chiusi pronti a ripartire, dieci possibili acquirenti per l’intero gruppo. Arrivano notizie positive per il Mercatone Uno, dopo mesi difficilissimi segnati dall’incertezza sulla crisi dello storico marchio dell’arredamento, ora commissariato, e da ritardi nei pagamenti per le maestranze, comprese quelle del punto vendita di Rubiera, presente da decenni e con 47 dipendenti al suo interno.

Mercoledì al ministero dello Sviluppo economico a Roma si è tenuto un nuovo incontro del tavolo nazionale sul Mercatone Uno, aperto visto che il problema è di ampia scala, con quasi 80 sedi distributive e oltre 3mila lavoratori coinvolti. Durante la riunione, i tre commissari a cui il ministero ha affidato la gestione aziendale hanno annunciato che in autunno dovrebbero riaprire quattro dei 28 negozi chiusi a maggio durante la prima fase di ristrutturazione. Hanno poi parlato delle manifestazioni di interesse di nuovi imprenditori, portando dati interessanti.

A oggi ci sono stati dieci riscontri concreti per rilevare l’intero gruppo, e 53 complessive per parti più o meno vaste della rete di vendita, in questo caso arrivato da realtà attive principalmente in singole regioni. Per l’Emilia Romagna, erano a Roma l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi e Daniele Manca, sindaco di Imola, dove si trova la sede legale del gruppo. Lo spiraglio di luce potrebbe avere ricadute positive anche sull’unico esercizio presente nel reggiano, quello di Rubiera, dopo che gli altri punti, a Reggio e Calerno, sono stati chiusi durante la prima fase delle difficoltà del Mercatone Uno, sfociate nel gennaio 2015 nella richiesta di concordato preventivo e nella scelta del ministero di nominare tre commissari straordinari alla guida della ditta.

Rubiera è una realtà ben consolidata e che, anche in questa fase complessa, ha fatto registrare numeri tranquillizzanti, ma chiaramente i timori sono forti anche qui, perché in caso di ristrutturazioni dell’intero complesso il rischio di licenziamenti e di cassa integrazione a zero ore è comunque alto. Inoltre, anche le donne e gli uomini impiegate a Rubiera stanno vivendo gli stessi disagi dei colleghi di tutta Italia, con ritardi sia per i contributi che per alcune spettanze, comprese quelle dovute dopo l’entrata in cassa integrazione straordinaria. (adr.ar.)