Gazzetta di Reggio

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Migliora la neonata colpita da meningite

Migliora la neonata colpita da meningite

La piccola di 5 mesi, ricoverata al Sant’Orsola a Bologna, è stata trasferita dalla Terapia intensiva alla Neurologia pediatrica

19 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. Sono migliorate le condizioni della bambina reggiana di 5 mesi colpita da una grave forma di meningite batterica, la Neisseria Meningitidis. Ricoverata da lunedì scorso al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, ora è stata trasferita dal centro di Terapia intensiva al reparto di Neurologia pediatrica. Il trasferimento della neonata è stato deciso in quanto sono diminuite nella durata e nella frequenza le convulsioni. Ora le sue condizioni sono tenute monitorate per capire quali potranno essere, se ci saranno, le conseguenze neurologiche. Ma il quadro clinico spinge ad essere fiduciosi. La piccola infatti ha anche ricominciato ad alimentarsi autonomamente, senza l’aiuto delle macchine.

La bambina era arrivata al Santa Maria Nuova la sera di mercoledì 8 luglio: ai medici, i genitori avevano spiegato che da un po’ aveva una febbre che non accennava ad abbassarsi con i classici antipiretici. Una preoccupazione che evidentemente hanno condiviso anche i medici del pronto soccorso pediatrico, decidendo di trattenere la piccola in osservazione. Anche perché, soprattutto tra i bimbi piccoli, l’infiammazione delle meningi non si manifesta subito con i sintomi classici (mal di testa e vomito) ma proprio attraverso forme febbrili.

E il giorno dopo, le condizioni della bambina si sono ulteriormente aggravate fino alla diagnosi di meningite e il ricovero in Rianimazione. La svolta lunedì scordo quando i medici del Santa Maria hanno deciso di trasferirla d’urgenza nell’unico centro di terapia intensiva pediatrica, al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna. Una decisione presa in pochi minuti, il tempo di informare la mamma e il papà della situazione e approntare il trasferimento in elicottero da Reggio a Bologna. Nelle ultime ore infatti, dopo che le analisi avevano stabilito che a provocare l’infezione alle meningi era stato il meningococco, le terapie antibiotiche purtroppo non avevano dato i risultati sperati. E non si poteva attendere oltre, se non rischiando che l’infezione si propagasse. Da qui la decisione di tentare il tutto per tutto, con il massimo delle dotazioni tecniche e mediche presenti oggi in Emilia Romagna.