Un magico viaggio in Africa con il MaMiMò
Sabato sera, in occasione del Mandela Day, il cortile del centro Orologio si è trasformato in un luogo sospeso tra suoni, colori e storie africane
REGGIO EMILIA. Ci sono viaggi fatti di check in in aeroporto, chilometri macinati in auto, plichi di biglietti obliterati rintanati nello zaino. E altri che ti portano lontano senza mai farti muovere.
Sabato sera, in occasione del Mandela Day, alcuni ragazzi del MaMiMò hanno compiuto questa magia nel cortile interno del centro sociale Orologio, facendo volare in Africa – e forse anche oltre – le persone che hanno avuto voglia di mettersi in ascolto. «Raccontiamo un’altra storia: cominciamo, cominciamo – hanno annunciato a viva voce un attimo prima della partenza –. Dio ha creato paesi ricchi d’acqua perché gli uomini vi vivano, i deserti perché vi ritrovino l’anima. Poiché chiunque è stato nel deserto, anche solo per un po’, non è lo stesso di quando vi è entrato». Bisogna perdersi, per ritrovarsi. Abbandonare le proprie – misere – certezze per arrivare a vedere cosa c’è oltre il velo che ci copre gli occhi.
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Il tutto si è svolto attorno al gelso che domina il cortile: c’era chi suonava musica tribale, chi dipingeva ciò che le percussioni ancestrali suggerivano. E poi c’erano i profumi dolci e i colori sgargianti dell’Africa, con i loro significati. Il viaggio era articolato in tappe e ognuna serviva per destare un senso (forse da molto tempo sopito): in un angolo si poteva sentire il rumore rotondo di un mortaio di legno; in un altro, con gli occhi coperti da una benda, si potevano toccare con le mani, scoprendone l’essenza, foglie, rocce, sabbia, lembi di stoffa.
Il filo conduttore erano le storie africane: vigorose, spietate, accecanti come il sole che preme sul deserto del Sahara. C’era quella della lepre, punita dalla Luna con una bastonata sul labbro perché aveva mentito agli uomini sulla loro ciclica eternità. E quella di un dio beffato da una serva innamorata di lui e gelosa di colei che era diventata sua moglie. E poi la terribile storia di Nnaa Mariama, bersagliata dalle donne della sua tribù per colpa della sua ineguagliabile bellezza, che per aver guardato oltre le apparenze e non aver mai smesso di amare l’altro, è stata ricompensata di ogni crudeltà subita.
Come ogni viaggio, anche quello attorno al grande gelso ha avuto la sua fine. Ma i fortunati che sono riusciti ad abbandonarsi alle parole antiche delle storie africane, potranno sempre tornare in quel deserto e ritrovarsi.