Gazzetta di Reggio

Reggio

Vecchi, prestiti e ipoteche sulla casa

di Elisa Pederzoli
Vecchi, prestiti e ipoteche sulla casa

Le argomentazioni dell’avvocato Burani: «Mai visto un prestanome che impiega e perde patrimoni propri nelle società»

21 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. «Giovanni Vecchi aveva investito tutto quello che aveva nel salvataggio delle sue aziende. E non solo: aveva chiesto soldi ai parenti e aveva lui stesso ipotecato la villa con la vasta area verde, tutta edificabile, in cui vive in via Guido Reni, a Coviolo».

Sta tutta in queste parole dell’avvocato Vainer Burani la difesa dell’imprenditore ex patron della Save Group, da sei giorni ristretto nel carcere di Reggio dopo il blitz scattato giovedì prima dell’alba nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia bis”.

Vecchi è accusato di essere uno dei prestanome di Alfonso Diletto e del clan della ’ndrangheta emiliana capeggiato da Nicolino Grande Aracri. Per questo è stato arrestato assieme alla compagna Patrizia Patricelli, che risulta essere stata intestataria anch’essa di altre quote societarie, nell’orbita di Save Group.

Durante l’interrogatorio di garanzia che si è tenuto nei giorni scorsi, Vecchi ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere rispetto alle domande che sarebbero potute arrivare dal giudice delegato dal tribunale di Bologna, Giovanni Ghini. Rilasciando, però, dichiarazioni spontanee circa la nascita del suo rapporto con quello che gli investigatori ritengono uno degli uomini fidati di Nicolino Grande Aracri, ovvero Alfonso Diletto.

Mentre attraverso il suo avvocato ha chiesto di essere sentito dal pubblico ministero della procura distrettuale antimafia di Bologna.

La linea difensiva è chiara. «Perché mai un prestanome avrebbe dovuto investire, come Vecchi ha fatto, patrimonio personale, a perdere dato poi che i fallimenti sono arrivati, nei progetti societari?» dice l’avvocato.

Ma Giovanni Vecchi dovrà anche rispondere alle contestazioni della procura antimafia, che ha chiesto per lui la custodia in carcere ritenendo invece la “collaborazione” con il clan ’ndranghetista stesse andando avanti, pronto a sfociare nell’apertura di una nuova società. Intanto Vecchi inizia a essere provato dalla detenzione. L’avvocato chiederà una misura alternativa.