Precari ma indispensabili l’assurdo caso dei cinofili
Sono i vigili del fuoco coi cani addestrati, a Reggio il principale nucleo in regione Sono preziosi nella ricerca persone, la mancata stabilizzazione mina il servizio
REGGIO EMILIA. Qui in città li abbiamo visti in azione appena due giorni fa - nel crollo del capannone di via Cocchi - ma basta pensare al terremoto del 2012, ai casi di valanghe o crolli di abitazioni, magari per un’esplosione o un cedimento strutturale, per comprendere l’importanza delle unità cinofile del vigili del fuoco nella ricerca delle persone. La tempestività con cui arrivano sul posto è fondamentale, spesso, per determinare il ritrovamento ancora in vita delle vittime. E salvarle.
Eppure, c’è un paradosso che forse non tutti sanno. Anzi due. Che quella dell’unità cinofila non è una specializzazione, all’interno del corpo dei vigili del fuoco. E che la maggior parte dei pompieri accompagnati da un cane addestrato alla ricerca persona sono volontari (con il cane è di loro proprietà). O, come si dice in gergo, sono discontinui. Precari, a tutti gli effetti.
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Le conseguenze di questa mancata stabilizzazione pesano direttamente sulla gestione di un’emergenza. E a ben guardare, anche sulla possibilità di arrivare in tempo nel salvataggio di una persona.
Non essere una Specializzazione - come invece sono, ad esempio, gli elicotteristi o i sommozzatori – vuol dire che i vigili del fuoco che possiede questa “alta qualificazione” (al costo di addestramenti costanti e impegnativi) potrebbe trovarsi in servizio per così dire “normale” durante la chiamata per un’emergenza. Che molla su due piedi - a discapito, spesso, del servizio ordinario stesso - per correre sul luogo dell’evento. Ancora più difficoltoso talvolta rischia di essere il richiamo dei cosiddetti discontinui che, in caso di emergenza, non di rado sono impegnati nel secondo lavoro che hanno per potersi permettere di fare i pompieri “part-time”. Moltissimo di quello che fanno, in realtà, è dovuto alla loro grande generosità.
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Il risultato più facile da intuire è che in caso di crollo di un edificio, ad esempio, la centrale si dovrà adoperare per cercare di reperire le unità cinofile disponibili. Un’operazione dispendiosa dal punto di vista del tempo, ma non solo: potrebbe trovarsi anche a centinaia di chilometri di distanza. Gli esempi si sprecano: i nostri sono arrivati sino a Padova o addirittura a Savona, di recente. Ma le ore che servono per raggiungere mete tanto distanti quanto possono pesare sulla possibilità, o meno, di salvare una vita? Allo stesso modo, a Reggio potrebbe essere costretta a intervenire un’unità cinofila di Ravenna quando i nostri discontinui, banalmente, sono al lavoro. Attualmente, le unità cinofile a livello nazionale sono 186, 155 delle quali hanno già conseguito la certificazione. Quarantacinque sono discontinue. In Emilia Romagna sono 9, 3 solo su Reggio: solo 2 sono vigili del fuoco permanenti. Gli altri sono volontari.
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Gli interventi, in Italia, all’anno arrivano a quota mille. La cronaca non manca, giorno per giorno, di raccontare dove il loro intervento si rivela spesso non solo prezioso, ma decisivo per portare in salvo qualcuno. La stabilizzazione di queste figure non sembra davvero più rimandabile.