Profondo rosso per Unieco la perdita è di 87 milioni
Puliti i conti, secondo risultato negativo dopo quello da 58 milioni del 2013 Il portafoglio commesse punta a 300 milioni e al pareggio già quest’anno
REGGIO EMILIA. Mai come quest’anno Unieco ha fatto pulizia sui suoi conti per lasciarsi alle spalle - almeno a livello contabile - il fardello della crisi. E il risultato fa tremare i polsi: la perdita registrata nel 2014 e che verrà presentata sabato all’assemblea deisoci della coop di costruzioni, è di 87 milioni di euro, frutto delle svalutazioni di lavori e partecipazioni e della profonda scrematura del patrimonio. Un altro duro colpo da digerire dopo il precedente risultato netto negativo di 58 milioni di euro messo a bilancio nel 2013.
LA CURA. L’intenzione della dirigenza, del presidente Mauro Casoli e del direttore generale Antonio Barile è chiara: il riequilibrio dei conti permette alla cooperativa di giocare a carte scoperte con il mercato, i fornitori e con le banche. Il bilancio è stato chiuso con un mese di ritardo rispetto al previsto a causa anche della sostanziale bocciatura da parte dei soci di Unieco dell’eventuale piano di fusione con la consorella Coopsette. «Abbiamo mantenuto tutti gli impegni previsti dal nostro piano di ristrutturazione dei debiti - sottolinea Casoli durante un incontro con la stampa che precede l’assemblea dei soci - l’effetto sui conti è evidente ma se fate un giro per i nostri cantiere vedrete che sono tutti operativi. I fornitori li abbiamo sempre pagati e le commesse sono ripartite».
VERSO IL PAREGGIO.Dopo aver pulito il bilancio dell’anno passato, Casoli punta già per l’anno prossimo al raggiungimento del pareggio. I ricavi del 2014 sono stati di 354 milioni di euro e nel 2015 si attesteranno probabilmente sui 280 milioni. A fare le spese della nuova valutazione degli assets è il patrimonio netto, crollato dai 144 milioni di euro del 2013 ai 56 del 2014. A pesare sui conti sono stati inoltre i tanti fallimenti dei debitori della stessa Unieco e le difficoltà delle partecipate. Senza scordare la rimodulazione a valori più attuali del ramo immobiliare, passato dai 200 milioni agli attuali 100 milioni di euro.
COMMESSE OK. La fiducia sul mercato sta però tornando così come gli investimenti a livello aggregato. L’ufficio appalti e commerciale di Unieco è riuscito a portare a casa un portafoglio commesse sostanzioso. Nel 2015 è già di 136 milioni di euro, tenuto conto dei lavori per il complesso commerciale “Scalo Milano” a Locate Triulzi (Milano). La progressione per il rilancio, secondo Unieco, resta insoddisfacente ma l’azienda è attiva e macina lavoro reagendo con determinazione, come evidenziato dalla riorganizzazione interna operata dal dg Barile, che ha assunto un ruolo di assoluto vertice in azienda, dove alla specializzazione nelle costruzioni, spiccano per margini e prospettive il settore ferroviario e quello ambientale.
MENO DIPENDENTI. Per dare respiro all’azienda e tagliare i costi, Unieco ha sottoposto l’organico a una cura dimagrante senza precedenti. I dipendenti totali diretti sono passati dai 489 ai 431 del 2015. A livello di gruppo - partecipate comprese - si tratta di circa 1.300 lavoratori con una base sociale circa mille persone, buona parte soci prestatori già in pensione. Resta per ora in secondo piano la questione esuberi, che riguarda circa 130 posizioni. La coop ha già attivato da tempo i contratti di solidarietà, che riguardano 120 unità.
PIANO INDUSTRIALE. Dopo l’assemblea dei soci la palla tornerà al cda che dovrà mettere mano a un nuovo piano industriale, punto focale sotto il profilo industriale e che sarà materia di confronto con le banche, con le quali Casoli e Barile dovranno tornare a vedersi a fine estate. Un incontro è già avvenuto pochi giorni fa con il pool formato da 13 istituti bancari, dai quali dipendono gli affidamenti necessari per poter affrontare appalti di lungo respiro. Per ora l’obiettivo confermato da Casoli resta l’acquisizione nel 2015 di altri 150 milioni di euro di lavori - portando il totale annuo a circa 300 milioni -, una ulteriore riduzione dei costi fissi del 20% rispetto al 2014 e l’aumento dei margini senza più commettere passi falsi. La carta degli appalti esteri resta invece in secondo piano.