«Vigile licenziato, causa troppo costosa»
Brescello: il giudice bacchetta il Comune, che dopo 14 anni ha perso contro Donato Ungaro. Al vaglio il reintegro
BRESCELLO. La Cassazione ha già emesso la sentenza definitiva: Donato Ungaro deve essere risarcito dal comune di Brescello in forza di una causa vinta dopo 14 anni di battaglia legale. All’ex vigile licenziato in barba all’articolo 18 nel 2002 dall’allora amministrazione del sindaco Ermes Coffrini (padre dell’attuale primo cittadino Marcello Coffrini) spetta un risarcimenti da 191mila euro. Non solo: in ballo ci sarebbe anche il suo reintegro, ipotesi sulla quale il comune di Brescello non vuol sentire ragioni e che ieri, davanti al giudice della sezione civile del tribunale di Reggio, Maria Rita Serri, avrebbe ribadito con forza tramite i suoi avvocati.
L’udienza segue quindi la sentenza definitiva della Suprema Corte, durante la quale gli avvocati dell’amministrazione comunale hanno richiesto il ricorso a un Ctu per effettuare una transazione tra le parti. La consulenza giudiziale, però, comporterebbe ulteriori costi per il comune, fatto rilevato dal giudice che ha fatto presente la questione che ricadrebbe sui contribuenti, mettendo così in guardia l’amministrazione comunale. Infatti la cifra finale in capo a Brescello, tra risarcimento, spese legali e contributi arretrati, sfiorerebbe già i 300mila euro. Un’enormità per un piccolo comune, nonostante il vicesindaco Isabella Mazza abbia assicurato che la cifra - la cui entità è ancora oggetto di ricalcoli - sia stata già accantonata. Sull’entità del fondo messo da parte dal comune, Ungaro ha già presentato diversi esposti così come la consigliere di minoranza della Lega Catia Silva. Per Ungaro la transazione resta la via maestra, con possibilità di ridurre la cifra qualora ci fosse il suo reintegro.
Altro nodo spinoso resta il possibile pignoramento dei beni da parte dell’ex vigile urbano nei confronti dell’amministrazione, che negli anni - nonostante sentenze avverse - non ha mai versato un euro, trovandosi ora nella condizione di dover effettuare l’esborso in un colpo solo. Vista la situazione alquanto complicata, il giudice Serri si è presa ulteriore tempo per studiare il caso, riservandosi una pronuncia in un’udienza successiva.
Per Ungaro si tratta comunque della fase finale di un’annosa vicenda sia lavorativa che personale. Il suo licenziamento senza giusta causa fu deciso perché era considerato un dipendente scomodo, come riportato nella sentenza della Cassazione. Quando portava la divisa, infatti, era anche un collaboratore occasionale della Gazzetta di Reggio. Fatto che non andò già all’amministrazione, che decise di lasciarlo a casa. L'ex dipendente, ora autista di Tper a Bologna, aveva continuato a scrivere per il nostro giornale, portando a galla alcune storie allora indigeste che riguardavano anche la comunità cutrese del paese della Bassa, nomi finiti ora nell’inchiesta Aemilia. Successivamente effettuò alcuni servizi sulle escavazioni abusive al Lido Po, che fecero alzare un polverone in tutta la provincia, con tanto di foto e video che immortalarono le draghe in azione di notte sul grande fiume.