Gazzetta di Reggio

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Dodici anni di condanna per l’uccisione di Lorenzo Burani

di Francesco Dondi
Dodici anni di condanna per l’uccisione di Lorenzo Burani

Cavriago, la sentenza per il delitto a Modena. In aula a rabbia dei famigliari: «Ma che giustizia è questa? E’ matto, ma aveva la pistola»

24 luglio 2015
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CAVRIAGO. Dodici anni, di cui tre da scontare in una struttura simil- ospedale psichiatrico e una provvisionale da 35mila euro cadauno da corrispondere ai due genitori, il fratello e la compagna che fa le veci della figlia di Lorenzo Burani. Si chiude con una sentenza che fa discutere il processo - con rito abbreviato - per l’omicidio di Lesignana (Modena), su cui difficilmente vi sarà un secondo atto, dal momento che la difesa con tutta probabilità non presenterà appello, anche alla luce del fatto che la richiesta della pm Katia Marino è stata ridotta dal giudice per l’udienza preliminare, Maria Teresa Magno. E se non sarà la Procura ad appellarsi, allora quella di ieri, andata in scena in tribunale a Modena, sarà l’ultima udienza di un assassinio inspiegabile e che fa arrabbiare.

Una rabbia che i familiari di Lorenzo Burani hanno scaricato anche ieri sia contro l’assassino - quel Giovanni Nebbioso che ha ammazzato l’artista cavriaghese a colpi di pistola - sia verso la corte e i pm, inveendo all’esterno del tribunale.

«Ma che Stato è – urlavano la madre e la compagna Valeria Bigi – quello che difende gli assassini e condanna le vittime? Dodici anni a quell’uomo, che ha ammazzato Lorenzo. È una vergogna, si devono vergognare tutti. La gente si deve ribellare ad un sistema del genere, che non fa giustizia. Viene voglia di farcela da noi...».

Parole di sconforto, condivise da tanti professionisti e cittadini che hanno assistito allo sfogo pubblico sotto i portici, ma che di fatto non potranno cambiare la sentenza. Parole che vengono circoscritte dall’avvocato di parte civile, Vainer Burani. «Siamo di fronte ad una sentenza che non fa giustizia - dice -. Fin dall’inizio ho avuto grandi perplessità quando non è stata contestata la premeditazione, nonostante Nebbioso avesse caricato la pistola e ucciso Burani, portandosi l’arma in una zainetto e freddandolo sulle scale della palazzina di Lesignana mentre lui lo invocava di risparmiarlo.

Una contestazione che il pm, in massima libertà, non ha voluto fare, arrivando a chiedere con le aggravanti e gli sconti di pena 14 anni. E che dire della sentenza con il giudice che esclude i futili motivi? Burani è stato ucciso per una presunta offesa, nulla di più. Per poi concludere con la provvisionale: si equipara il fratello, che secondo le tabelle viene risarcito con un valore tra i 30 ed i 70 mila euro, alla figlia, che solitamente sta tra i 300 e i 400mila euro. Non capisco; leggeremo le motivazioni, ma purtroppo penso che il processo si concluderà qui». [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11828913:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11828913:1649488053/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Nebbioso, difeso dall’avvocato Annalisa Tironi, è stato scortato dalla polizia penitenziaria ed era presente durante la lettura della sentenza. I periti hanno riscontrato una parziale schizofrenia, elemento che suscita ulteriori grida da parte dei familiari. «Era matto - urlano - eppure aveva una pistola. Aveva il porto d’armi, che gli ha concesso lo Stato. E allora dobbiamo fare causa allo Stato che ha assassinato Lorenzo».