Il Comune di Bolzano autorizza il burkini nella sua piscina pubblica
Il caso nel Lido che ha scritto la storia dei tuffi, da Dibiasi ai Cagnotto: copre tutto il corpo e lascia scoperto viso, mani e piedi.
BOLZANO. Nel resto d'Italia si chiamano piscine, siano esse pubbliche o private. A Bolzano, il Lido è qualcosa di più: un'enorme struttura a due passi dal centro storico, che in questi giorni accoglie anche più di tremila bagnanti al giorno.
I suoi trampolini, nella piscina olimpionica all'aperto e in quella coperta, hanno tenuto a battesimo il Gotha del tuffismo italiano, da Klaus Dibiasi a Giorgio Cagnotto, sino a sua figlia Tania e molti altri.
Questa premessa per dare un contesto alla vera notizia, e cioè che ora al Lido di Bolzano è ammesso il burkini (parola che unisce burqa a bikini), il costume da bagno velato che lascia scoperto il viso, le mani ed i piedi, pensato per le donne musulmane. Inventato da una stilista australiana di origine libanese - Ahiida Zanetti - l'indumento in poliestere - dal nome indubbiamente appropriato - spopola tra le signore alle prese con precetti religiosi rigidi.
La conferma arriva da Gianni Felicetti, responsabile dell'impianto di viale Trieste per il Comune. "Sì è vero. Il regolamento del Lido è stato scritto parecchi anni fa quando in Alto Adige non vivevano ancora donna musulmane, oppure se erano qui non frequentavano la piscina pubblica. Oggi la realtà è un'altra ed anche noi siamo stati chiamati - giustamente - ad adattarci ai tempi. Quando è iniziata la stagione estiva ci è stato posto il problema da alcune signore desiderose di fare il bagno coperte. L'Ufficio sport ha analizzato la questione, visto il costume e dato il via libera".