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Somministravano medicine senza essere infermieri: tutti assolti

di Elisa Pederzoli
Somministravano medicine senza essere infermieri: tutti assolti

Imputati erano 26 tra operatori, medici e dirigenti di quattro centri diurni. Le difese: «Si tratta solo di compresse, terapie che gli ospiti portavano da casa»

24 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. Ventisei tra medici, operatori socio assistenziali ed educatori dei principali centri diurni della città imputati per un reato pesante: somministrazione di farmaci agli utenti delle strutture senza possedere i prescritti titoli abitativi. Esercitando, diceva l’accusa, abusivamente la professione di infermieri. Ma dopo cinque anni la verità in una sentenza: assoluzione per tutti.

E’ la fine di un incubo per il personale del centro diurno “Vellina Tagliavini Ferrari” e “Il villaggio” gestiti dalla cooperativa Co.re.s.s. di Reggio, il centro diurno “Odoardina” gestito dalla cooperativa “Zora” di Scandiano e l’Osea di Reggio gestito dall’azienda pubblica di servizi alla persona. Tra gli imputati c’era anche Luciano Gozzi, figura notissima: fu assessore alla sanità a Reggio nonché presidente del Santa Maria Nuova negli anni Ottanta e finito in questa inchiesta perché al tempo presidente dell’Asp Oseas.

Tutto parte nel 2010 con dei controlli da parte dei carabinieri del Nas di Parma. Gli accertamenti permettono di trovare, in armadietti regolarmente chiusi a chiave, medicinali e terapie. Per ogni ospite - si parla di disabili e anziani - è tenuta una scheda sui cui sono indicate terapie e somministrazioni.

Tanto basta per far partire un’inchiesta e iscrivere nel registro degli indagati tutti gli operatori, i medici della struttura e i presidenti delle strutture stesse. I primi (sono 21) devono rispondere di esercizio abusivo della professione di infermiere, i secondi (uno psichiatra e un medico di base) per aver consentito l’esercizio abusivo della professione di infermiere autorizzando formalmente educatori e assistenti alle somministrazioni. Quindi ci sono i vertici delle cooperative – Emma Davoli per Coress, Claudia Melli di Zora e appunto Gozzi per Osea – per il ruolo di responsabile.

Il pubblico ministero Maria Rita Pantani chiede la condanna. Ma gli avvocati difensori – sono i legali Pietro Losi, Francesca Corsi, Celestina Tinelli, Rita Gilioli, Federica Medici – si oppongono. Non si tratta di iniezioni o altre somministrazioni di farmaci per cui si richiede una competenza, ma semplici pillole che gli ospiti portavano con sé da casa e che in molti casi assumevano autonomamente, come del resto facevano nelle loro abitazioni e avevano la necessità di fare anche al centro diurno. Tanto basta al giudice, Andrea Rat, per emettere sentenza di assoluzione per tutti.

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