Caldo record? «Nel 2050, questa potrebbe essere la norma»
Il meteorologo Luca Lombroso, specializzato in fenomeni estremi: «Cancellate le app dei vostri smartphone: le previsioni sono inattendibili»
REGGIO EMILIA. Se a dichiararsi profugo climatico è Luca Lombroso, “meteorologo specializzato nei fenomeni estremi” nonché “profondo conoscitore del clima emiliano e appenninico” (come si legge sul suo sito ufficiale) forse è il caso di chiederci se a questo clima tropicale... senza peraltro palme, mare blu e spiagge sconfinate.... riusciremo a sopravvivere, e soprattutto in che modo. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.11833168:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/07/25/fotogalleria/ecco-il-po-nella-bassa-reggiana-con-la-siccita-e-poco-piu-di-un-rigagnolo-1.11833168]]
Lombroso, così non vale. Proprio lei, fuggire ad alta quota e lasciarci in questa morsa?
«Ebbene sì, mi considero un profugo climatico. D’altra parte le nostre città hanno diversi aspetti di invivibilità, dal degrado ambientale ai fattori climatici sfavorevoli. Sono scappato sulle Dolomiti dove peraltro sto anche lavorando. Anche perché al giorno d’oggi come si fa a staccare davvero la spina? Ma se vi può consolare l’altro giorno, a 2.450 metri d’altitudine, per pranzare al fresco mi sono dovuto cercare un tavolo all’ombra».
Non poteva accontentarsi del nostro Appenino?
«Sicuramente in Appennino si sta meglio che in città. Ma fino a 1.000 metri le temperature massime restano intorno ai 30 gradi e le minime non sono mai scese sotto i 20: ebbene, quando le minime non scendono sotto i 20 gradi, si parla di clima tropicale».
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Quindi è esatto definire l’estate 2015 tropicale?
«Meglio parlare di estate estrema. Perché a inizio luglio si è partiti con una prima ondata di clima afoso, tipico della Pianura Padana. Poi, si è passati a caratteristiche più desertiche con un clima secco. E se siamo portati a credere che il clima secco sia meno fastidioso, è bene sapere che è più pericoloso di quello umido: innanzitutto per i danni all’agricoltura ma anche per la nostra salute in quanto se c’è umidità si suda di più ma se il clima è secco si rischia la disidratazione. Perché in fin dei conti non è vero che nel deserto si sta meglio che a Reggio».
Al di là della suggestione, non è che il concetto di “profugo climatico” preluda a scenari tragici?
«E’ sicuramente l’inizio di un problema nuovo. Basti pensare che sono state le grandi catastrofi a spingere le popolazioni a muoversi. E poi riflettiamo su un dato di fatto: l’evento che ha fatto più vittime in Europa è stato il caldo dell’estate del 2003. Solo in Italia sono morte 15 mila persone e, va chiarito, non erano tutti anziani a rischio o individui con particolari problemi di salute. Questo dato ha fatto sì che ci sia stato addirittura un calo dell’aspettativa di vita. Ed è presumibile che nel 2050 estati come quella di quest’anno saranno la norma. Ecco, si può dire che nell’estate del 2003 si è aperta una nuova fase. E il mese di luglio sta facendo registrare una serie di record non indifferenti: il dato su cui concentrarci non è tanto il valore delle temperature in assoluto quanto il protrarsi incredibile di quelle temperature». [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.11828601:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/07/24/fotogalleria/il-po-in-secca-ecco-le-immagini-dell-oltrepo-mantovano-1.11828601]]
Sui social tanti automobilisti postano la plancia con la temperatura raggiunta nell’abitacolo: 45/50 gradi possono essere veritieri?
«Una premessa. Le auto “moderne” hanno l’aria condizionata, e questo ci porta a metterci in macchina anche quando le temperature fuori lo sconsiglierebbero. Questo non succedeva negli anni Ottanta quando con la mancanza del condizionatore in auto si evitava, se possibile, anche di salirci. Proprio sulla Brennero, per andare in montagna, ho provato la stessa sensazione avvertita nel deserto negli Stati Uniti dovuta alla differenza tra temperatura esterna e interna. Quanto alle temperature che si possono raggiungere nell’abitacolo, si può anche arrivare a leggere 60 gradi ma non sono temperature attendibili in quanto non misurate con gli strumenti sofisticati necessari. Certo, le posso dare ottime dritte per cucinare in auto di questi tempi».
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Facciamo finta di crederle... Fuori le ricette».
«Per esempio, a stretto contatto con il motore, una teglia di lasagne può essere pronta dopo 200 chilometri di guida. Il pollo arrosto cuoce in 150 chilometri e...».
Grazie, ci mancherebbe. Viene ancora più caldo solo a pensarci. Piuttosto, dobbiamo aspettarci lampi e fulmini e magari altra grandine?
«Le previsioni, per loro definizione, non sono mai certe. In questo momento dobbiamo immaginare di essere in una pentola che sta bollendo. E ogni tanto qualche bolla salta... Così com’è successo mercoledì in Val d’Enza. Si può invece affermare con relativa certezza che domenica e lunedì ci sarà meno caldo. Anche se non mi azzardo a parlare di fresco. Poi il termometro continuerà a salire».
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Ma sulle app degli smartphone si legge altro...
«Non dico di buttare via il cellulare ma il 90% delle app legate al meteo sì. Vanno cancellate. Si tratta di previsioni automatiche da non tenere in considerazione».
Per regolarci, lei quando metterà fine alla sua condizione di profugo climatico?