Gazzetta di Reggio

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«Ex Cormo, tornare al passato per salvare la ditta e i 230 operai»

di Serena Arbizzi
«Ex Cormo, tornare al passato per salvare la ditta e i 230 operai»

San Martino in Rio: la proposta del vicepresidente Erio Cavazzoni di fronte al “silenzio” delle Coop «C’è aria di dismissione. Il progetto regionale? Se ne parla da 3 mesi, ma si prospetta la chiusura»

26 luglio 2015
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SAN MARTINO IN RIO. O istituire una newco, ossia una nuova realtà aziendale, oppure ricreare Coop Legno e la reggiana Cormo. Queste le due alternative secondo Erio Cavazzoni, vicepresidente di Open.Co (la ex Cormo), soggetto nato un anno fa dalla fusione della modenese Coop Legno e Cormo, per salvare queste imprese dove trovano lavoro centinaia di addetti. Sono infatti oltre 150 i lavoratori di Coop Legno, e 230 quelli della Cormo. Il numero complessivo di addetti sale poi a 500 se si include la ferrarese Lavoranti Legno, coinvolta insieme a Open.Co nel processo di riorganizzazione per salvare i posti di lavoro che però non è andato in porto.

Cavazzoni, da cosa nasce questa sua nuova proposta e a chi è rivolta?

«Dal silenzio che sa tanto di abbandono e dismissione calato su Open.co da parte del movimento cooperativo. – risponde Cavazzoni - Sono passati tre mesi dall’incontro che doveva sancire la partenza di un progetto regionale sulle serramentiste, nel frattempo due sono andate in concordato e quello che oggi si prospetta all’orizzonte è la chiusura di tre stabilimenti con 500 persone senza lavoro. Oltre la perdita di professionalità e tecnologia in un settore che seppur in forte crisi presenta ancora numeri che possono far sperare, in forma ridimensionata , ad una presenza territoriale comunque importante. Unico obiettivo vicino è l’apertura di un tavolo regionale il 31 luglio tra istituzioni, sicuramente importante ma tardivo. A tal proposito vorrei dare un contributo con più di una proposta».

Di che cosa si tratta?

«Una l’abbiamo già presentata, ed è quella della newco che parte dalle basi del primo progetto Sicrea, implementato con alcune proposte anche sul tema esuberi, che però non ha ricevuto dal movimento cooperativo un consenso tale da poterla approfondire. La seconda proposta è ripartire rescindendo Open.co, creando due nuove cooperative o società, ridimensionate, una a San martino in Rio e una a Castelvetro in una forma di “workers buyout” cooperativo su cooperativa , forma già adottata anche nel nostro settore e che comunque presenta già vari casi in regione. Queste “nuove” aziende nascono dalla volontà di un gruppo o più di lavoratori di ripartire , in una forma di patto che impegna più soggetti , lavoratori, movimento cooperativo, istituzioni, sindacati».

Perché ridividere Open.Co su due realtà una a San Martino e una a Castelvetro?

«I prodotti e i mercati sono completamente diversi. Anche le scelte industriali dell’ultimo periodo lo hanno ancor più marcato – spiega Cavazzoni -. Da qui la riflessione: è più conveniente lavorare su un’ottimizzazione (riduzione) interna delle singole realtà, piuttosto che su una sua centralizzazione i cui costi oggi non potresti sostenere? Inoltre appare evidente quanto l’impegno che i lavoratori devono mettere su un progetto del genere dia una forte caratterizzazione territoriale, attraverso il quale il mantenimento di presidi produttivi può consentire un domani di poter ricostruire qualcosa. Questo per me e per chi è cooperatore rimane un concetto fondamentale. Questo non esclude ottimizzazioni e collaborazioni su servizi già gestiti in comune. A qualcuno la mia proposta potrebbe apparire provocatoria, ma deve servire a rendere centrale il tema della sostenibilità e dare speranza ad un settore che da solo occupa centinaia e centinaia di persone. Ci sono uomini e risorse per affrontarlo, un fallimento toccherebbe l’intero movimento cooperativo, e non troverebbe giustificazione».

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