Gazzetta di Reggio

Reggio

Sette autisti di Seta a processo

Sette autisti di Seta a processo

Dopo la morte di Sylvester si rifiutarono di guidare per i mezzi non sicuri

28 luglio 2015
2 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA. Si erano riufiutati di salire alla guida degli autobus e di prestare regolare servizio perchè, sostengono, quei mezzi non erano sicuri. Il blocco-porte non funzionava. Ma ora, per sette autisti di Seta è ufficialmente iniziato il processo davanti al giudice Dario De Luca.

Per loro è già una piccola vittoria, perchè in prima istanza il procuratore capo Giorgio Grandinetti aveva chiesto per loro un decreto penale di condanna per interruzione di pubblico servizio. Invece, ora, l’intera vicenda verrà esaminata durante il dibattimento.

A partire da un dato, nient’affatto irrilevante: il fatto che quello “sciopero bianco” avveniva il 14 febbraio 2012, circa due settimane dopo la morte dello studente 14enne Sylvester Agyemang, rimasto ucciso dopo essere caduto da un autobus di Seta. E sotto accusa, guarda caso, c’è proprio il sistema blocco-porte non funzionate del jumbo che lo stava portando a scuola.

E’ proprio questo il punto sul quale la difesa degli autisti – l’avvocato Domenico Noris Bucchi con i colleghi Vittorio Spagni e Bernardo Rognetta – puntano: dimostrare che non sono saliti sui mezzi perchè non erano sicuri. «Durante l’udienza – spiega Bucchi– sono emerse testimonianze che vanno in questa direzione, anche dai testi della procura». Si tratta di Renzo Brozzi, all’epoca responsabile del movimento traffico e Antonio Ravenda della Motorizzazione. Sarebbe emerso che i mezzi, in seguito, in effetti andarono in officina. Mentre il secondo teste ha confermato che, in caso di blocco porte non in funzione, il mezzo non è ammesso alla revisione.

Nella prossima udienza, il 15 dicembre prossimo, sarà sentita la parte civile rappresentata da Claudio Ferrari, all’epoca dei fatti amministratore delegato di Seta. (el.pe)