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brescello, consiglio comunale dopo ben tre mesi

Brescello, Catia Silva: «Non si parla di ’ndrangheta e rischio la vita. Causa al Comune»

Brescello, Catia Silva: «Non si parla di ’ndrangheta e rischio la vita. Causa al Comune»

L'esponente della minoranza in consiglio diserta con il suo gruppo l'appuntamento in municipio. Una protesta contro il sindaco Coffrini e la sua giunta

28 luglio 2015
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BRESCELLO (Reggio Emilia)  Dopo circa tre mesi, ieri sera si è svolto il consiglio comunale di Brescello. Da aprile sono sopraggiunte diverse novità – in primis l'arrivo della commissione prefettizia in Comune – ma ieri sera i diversi punti all'ordine del giorno non hanno contemplato alcun accenno alla cosa. Né tantomeno alla recente confisca avvenuta alle proprietà dei Grande Aracri. La seduta – alla luce di questo "ritardo" e della mancanza della trattazione di questi temi – ha visto l'assenza, programmata, del gruppo consiliare "Brescello Onesta", composta da Catia Silva e Mariana Olivo.

Una scelta comunicata ieri mattina con una lettera al presidente del consiglio comunale e inviata, per conoscenza, anche al sindaco Marcello Coffrini. Un gesto di protesta che la Silva , storica esponente della Lega Nord, ha voluto mettere in atto per dare un forte segnale all'amministrazione comunale. «Lei, signor sindaco, e i suoi amministratori – si legge nel documento – continuate a sostenere che la mafia, o meglio, la 'ndrangheta, a Brescello non esiste. E invece di convocare un consiglio comunale serio, solo per parlare di questo scottante tema, per informare i consiglieri di quanto sta accadendo al terzo piano del palazzo municipale, lei continua a convocarci con i soliti ordini del giorno. Ma quel che è ancora più grave è che lei permetta ai dirigenti comunali di impedire di fatto l'esercizio della democrazia, anche in questi frangenti. Da mesi, infatti, ho fatto interpellanze, ma a tutt'oggi non ho avuto nessuna risposta. La mancanza di democrazia causata dal rifiuto, di fatto, di mettere a conoscenza i consiglieri di minoranza relativamente a situazioni che invece vogliono essere gestite "nelle segrete stanze" non può essere accettata oltre».

Questo gesto di protesta e distacco arriva al culmine di un periodo nel quale Catia Silva sostiene di non aver ricevuto risposte sulle sue interpellanze ormai da mesi. Giudica la situazione insostenibile e annuncia battaglia con una clamorosa iniziativa: «Ho deciso – spiega – di fare causa al Comune, perché oggi la mia vita è a rischio. E' dal 2009, quando sono iniziate le minacce nei miei confronti, che invoco un confronto con i sindaci di Brescello per approfondire le ben note tematiche che ora tutti conosciamo, ma nessuno mi ha mai chiesto cosa mi sia successo. Non voglio posti, non voglio soldi né gloria, ma visto che il Comune di Brescello si costituirà parte civile nei processi che scaturiranno dall'inchiesta Aemilia, ho scelto di essere parte civile anch'io e di chiedere i danni. I nomi che feci allora sono quelli usciti adesso, ma all'epoca venni messa all'angolo. Possono fare di tutto per colpirmi, ma io rimango con la coscienza pulita». E ne ha anche sul caso di Donato Ungaro, l'ex vigile licenziato e che, da sentenza, dovrà essere risarcito. «Non sarà mai risarcito abbastanza – conclude – e credo sia giusto che i soldi li tiri fuori chi a suo tempo ha sbagliato. Faremo una manifestazione in suo sostegno, ma questa volta non ci saranno i Grande Aracri in piazza».