Gazzetta di Reggio

Reggio

Si tratta dell’ennesino colpo al Mps

Si tratta dell’ennesino colpo al Mps

Tutte le rapine alle 15: d’ora in poi al pomeriggio entrerà solo chi è conosciuto

30 luglio 2015
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FABBRICO. Per modalità e tecnica, la rapina di ieri pomeriggio a Fabbrico sembra essere del tutto simile a quelle avvenute nell’aprile scorso a Luzzara e Pegognaga (Mantova), nel maggio scorso a Rio Saliceto e il mese scorso a Ostiglia (Mantova). A queste potrebbe essere aggiunta anche la rapina all’ufficio postale di Canneto sull’Oglio (Mantova).

Si tratta indubbiamente di professionisti e di persone piuttosto decise che, più che con la minaccia delle armi, riescono a rapinare le banche con urla e ordini che spaventano a morte i dipendenti.

Data la cadenza quasi mensile con cui vengono prese di mira le agenzie Mps-Bam, la direzione, per tentare di prevenire tali episodi malavitosi, ha dato disposizione al personale di azionare le bussole manualmente, soprattutto al pomeriggio, dato che molte rapine sono avvenute intorno all’orario d’apertura tra le 14.45 e le 15, quando l’affluenza dei clienti è molto limitata, e di aprire le porte solo a persone “conosciute”. Un’altra rapina è stata compiuta a Fabbrico, il 20 agosto 2007, intorno alle 11.30, nella filiale della Banca Agricola Mantovana di via Trento. In quel caso ad entrare in azione è stato un rapinatore solitario. L’uomo, con il volto coperto e armato di coltello, minacciò il direttore e due dipendenti facendosi consegnare 7mila euro in contanti. Dopo aver messo il denaro in una busta, fuggì a piedi. Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, l’uomo pronunciò alcune parole con un forte accento straniero. Ma fu solo un depistaggio. Le indagini dei carabinieri hanno infatti portato alla denuncia per rapina aggravata e continuata di un uomo, all’epoca 46enne, disoccupato, oberato dai debiti, residente a Fabbrico, che fu ritenuto l’autore anche di altre due rapine avvenute il 22 maggio e il 30 ottobre 2007 ai danni della BiBop Carire di via Trieste.

A incastrare il rapinatore solitario furono proprio le immagini del sistema di videosorveglianza che lo ritraevano sempre con lo stesso giubbotto, cappellino e passamontagna. Nelle tasche del giubbotto, rinvenuto nella sua abitazione dai militari dell’Arma, c’era ancora il cutter usato per le rapine. La refurtiva invece non fu trovata. (m.p.)