Gazzetta di Reggio

Reggio

L’acqua per i campi? Adesso è riciclata

di Roberto Fontanili
L’acqua per i campi? Adesso è riciclata

Dalle fogne fino ai campi grazie al nuovo impianto di depurazione, inaugurato ieri dalla Regione e da Iren Emilia

31 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. Cinque milioni di metri cubi d’acqua recuperati dalle fognature cittadine e poi, dopo la depurazione, immessi nei canali di bonifica per uso agricolo. È l’obiettivo del nuovo impianto di depurazione delle acque reflue presentato dalla Regione e da Iren, a Mancasale. Al taglio del nastro, ieri mattina, il direttore generale di Iren Emilia, Eugenio Bertolini, l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo, e l’assessore comunale ai Beni Comuni, Mirko Tutino. Presenti anche Loris Canovi e Cosimo Parabita di Iren, il presidente della provincia, Giammaria Manghi, Domenico Turazza del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, Vito Belladonna di Atersir, Giuseppe Veneri presidente del Crpa. L’impianto entrerà in funzione da settembre.

La Regione ha investito in questa operazione 1,5 milioni. Da settembre, attraverso un complesso procedimento di filtrazione e di trattamento delle acque (e un loro attento controllo), l’impianto sarà in grado di immettere durante i mesi estivi milioni di metri cubi di acqua nei canali della Bonifica dell’Emilia Centrale (e precisamente nel Cavo Pistarina).

Acqua sanificata che potrà essere utilizzata per usi irrigui, mentre per il resto dell’anno l’acqua trattata e depurata andrà a finire, come avviene ora, nel canale Tassone e poi nel torrente Crostolo. Il progetto è costato 2,5 milioni di euro (di cui 1,5 milioni proventi da fondi regionali e la parte restante anticipata da Iren, che poi le recupererà attraverso le bollette). Ed è il primo impianto in Regione e in Italia non solo per tipologia e dimensione, ma soprattutto per le tecnologie utilizzate, che permettono di depurare un litro d’acqua con un costo di 4 centesimi di euro.

Due i risultati ottenuti, come è stato spiegato ieri: trattiene all’origine l’acqua destinata a finire nel Crostolo e poi nel Po (da dove viene ripescata e ripompata nei canali della bonifica e riportata nelle campagne reggiane con un risparmio di costi e di energia) e immette sempre nel torrente Crostolo acqua più pulita. Detto così sembra l’uovo di colombo, in realtà il progetto ha avuto una lunga gestazione e ha dovuto fare i conti con il Decreto 185/2003, che fissa norme molto rigide per l’utilizzo a fini agricoli delle acque depurate.

Partito nel 2004 con uno studio di fattibilità, nel 2011 il progetto è diventato operativo, con un cantiere aperto nel 2014 e consegnato a maggio di quest’anno. L’impianto è frutto di un accordo di Programma che ha messo insieme Regione, Provincia, Iren Emilia, Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e Atersir (l’autorità che determina i costi del servizio idrico integrato).

Il primo stralcio dell’impianto realizzato consente di trattare 40 mila metri cubi di reflui al giorno (che nei 120 giorni della stagione irrigua porta al recupero di quasi 5 milioni di metri cubi acqua) e, hanno spiegato i tecnici di Iren, «è utilizzato il sistema della filtrazione rapida multistrato, a cui si aggiunge un trattamento con acqua ossigenata e raggi UV».

Il percorso compiuto dall’acqua «oltre ad essere sicuro è anche il più economico sia per l’investimento iniziale sia per la sua gestione». Ed è ciò che ha sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente e Difesa del Suolo Paolo Gazzolo, che ha rilevato «che si tratta di un impianto pilota di un progetto di realizzare in regione altri ventitré impianti simili», mentre il presidente della Provincia Giammaria Manghi ha precisato come «con questo impianto Reggio si candidi a diventare un polo regionale per il riciclo sia dei rifiuti sia dell’acqua». Per l’assessore comunale Mirko Tutino, «se quest’impianto fosse replicato in altre aree del bacino padano, le acque dei nostri fiumi sarebbero più pulite». Da ultimo il direttore della Bonifica dell’Emilia Centrale Domenico Turazza ha ricordato come «ogni anno l’ente movimenti ad uso irriguo 200 milioni di metri cubi di acqua di cui 140 provenienti dal Po e che per arrivare nelle nostre campagne devono essere sollevate di circa 40 metri».