Ligabue e quei “sogni di rock’n’roll” nati in una stalla
Campovolo 2015, ecco la prima sala prove di Luciano e degli Orazero allestita a Lemizzone a metà degli anni’80
SAN MARTINO IN RIO. Si supera la chiesa di Lemizzone e si svolta a sinistra, ritrovandosi immersi in piena campagna, ad una manciata di chilometri dal borgo di Correggio e da quello di San Martino in Rio. Ancora sulla sinistra, spunta un’abitazione con una stalla annessa: una costruzione ampia fatta di diverse stanze. All’altezza dell'ultima porta a sinistra il sogno rock si è trasformato in realtà. Da lì si accedeva alla prima sala prove di Luciano Ligabue e degli Orazero a metà degli anni Ottanta.
Un “covo” di divertimento innanzitutto, e poi un luogo dove affinare le tecniche, le canzoni, i testi prima delle esibizioni. Paolo Bedogni, proprietario dell’abitazione e della stalla, faceva parte della compagnia, curando il ‘dietro le quinte’ insieme a Claudio Maioli. Il padre di Paolo, Israele Bedogni, era a scuola con il papà di Luciano, nei primi anni Quaranta. E il legame si è trasmesso di padre in figlio.
«Dopo qualche mese che i miei amici, gli Orazero, si trovavano per divertirsi alla stalla è scattato il gancio con Luciano (Ligabue, ndr). Lui cercava un gruppo con cui suonare le sue canzoni e hanno fatto le prove nella stalla, dove tutti hanno capito che la chimica tra i vari componenti era buona e si poteva andare avanti» spiega Bedogni, il quale vive a San Martino in Rio, a pochissimi chilometri dalla stalla di Lemizzone.[[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.12115417:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/09/18/fotogalleria/campovolo-2015-in-una-stalla-nella-bassa-la-prima-sala-prove-di-ligabue-1.12115417]]
Che ricordo hai di quegli anni?
«Ho dei ricordi molto belli. Eravamo soprattutto un gruppo di amici incuriositi dal mondo dello spettacolo e della musica. C’era una grande voglia di scoprire se i sogni potevano diventare realtà. E certi hanno potuto realizzare sul serio i loro “sogni di rock’n’ roll”, canzone che Luciano suonava già da allora».
Tu hai partecipato all’allestimento della sala prove, insieme alla costruzione del sogno?
«Sì, abbiamo creato quella stanza, ripensandola come una sala prove. Prima c’erano solo le mura, noi abbiamo messo i vuoti d’uova sulle pareti, la moquette. Abbiamo livellato il pavimento, posizionato le tende per rendere più acustico l’ambiente. Ricordo che, inizialmente era nata per divertimento, non era nata come sala d’incisione».
Per quanto tempo sono andate avanti le prove a Lemizzone?
«I ragazzi hanno suonato lì per tre anni abbondanti, non in modo continuativo, perché in estate si fermavano, ma almeno una o due volte alla settimana, con regolarità, durante l’anno, l’appuntamento fisso era lì».
Adesso a che cosa è adibita la stalla?
«Adesso la sala di Lemizzone è usata come ricovero attrezzi. La stagione rock è finita con la fine del gruppo. Luciano ha intrapreso una strada professionistica e gli altri componenti hanno continuato la loro strada e facendo altre cose».
Capita di incontrare Luciano?
«Sì, certo. E Luciano riconosce quando ci incontra di avere di fronte un mattoncino che ha contribuito alla sua carriera. E da parte mia, ho di fronte un amico che è riuscito a fare del proprio divertimento un mestiere».
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