Gazzetta di Reggio

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«L’amianto? Non c’era dolo, va assolto»

«L’amianto? Non c’era dolo, va assolto»

Parla la difesa di Bianchini, accusato anche di concorso esterno: fece i lavori post sisma alle scuole di Reggiolo

24 novembre 2015
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BOLOGNA. Due ore e mezza. Tanto è durata la difesa degli avvocati Giulio Garuti e Simone Bonfante per Augusto Bianchini, figli e moglie, ieri nell’aula bunker delle Fiere di Bologna: gli imprenditori di San Felice sul Panaro (Modena) sono accusati nel processo Aemilia anche di concorso esterno in associazione mafiosa.

I difensori hanno insistito a lungo anche sulla mancanza di dolo nello scandalo amianto, che sorprese la Bassa modenese e reggiana (Reggiolo), nella ricostruzione post-sisma. Lo ricordiamo: Bianchini fece materialmente i lavori nelle aree dove poi si costruirono scuole e case provvisorie, per gli sfollati del sisma del 2012. Pochi mesi dopo si accertò la contaminazione - Reggiolo compresa - con tracce di amianto e la necessità di intervenire. «Non ci fu dolo - ha evidenziato l’avvocato Bonfante - per questo va prosciolto». Il professor Garuti si è concentrato sulla collaborazione di Bianchini con Michele Bolognino. «Non c’è stato alcun concorso esterno di Bianchini - ha detto Garuti - Bianchini si serviva da tempo per lo smaltimento degli inerti della ditta Giglio di Gualtieri, con la quale le carte attestano esclusivamente rapporti professionali». Bianchini fece lavorare Gaetano Belfiore, genero di Nicolino Grande Aracri. «Ma quando ha ritenuto che non fosse in grado di fare, Bianchini non ha esitato lasciarlo a casa, nonostante le insistenze» ha detto Garuti. Se fosse escluso il concorso esterno, il processo potrebbe spostarsi dove si sarebbero consumati i reati minori.

Ieri, ha parlato ha parlato anche il difensore di Floriana Silipo, figlia di Antonio Silipo. La posizione dell’ex moglie, Marianna Martino, accusata di aver fatto da prestanome è già finita con la richiesta di patteggiamento a un anno e otto mesi, pena sospesa, ma per quella della figlia il legale ha chiesto il non luogo a procedere. «Non sapeva quello che faceva il padre» spiega l’avvocato Alessandro Carrara.