Gazzetta di Reggio

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Staccò il mento alla moglie con un morso: condannato

di Tiziano Soresina
Staccò il mento alla moglie con un morso: condannato

Brescello, l'episodio rivelato in tribunale. Il lembo di tessuto venne poi riattaccato in ospedale. Tre anni e tre mesi al marito

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BRESCELLO. «Quel giorno era tornato a casa con gli occhi spiritati perché non voleva firmare i documenti della separazione e abbiamo litigato, ma ad un certo punto mi ha morsicato il mento, staccandomene un lembo».
 
Il racconto-shock è di un’operaia di 52 anni e il feroce aggressore è il suo ormai ex marito 53enne. Non faremo nomi per tutelare la privacy dei tre figli minorenni, anche loro vittime dell’allucinante situazione familiare. Questa tremenda storia – ricostruita ieri in tribunale a Reggio – riguarda una famiglia nigeriana “scoppiata” definitivamente il 28 gennaio dell’anno scorso, quando per le conseguenze di quel furibondo litigio la donna finì in ospedale a Parma per un intervento di chirurgia plastica al mento che servì a “riattaccargli” la parte di tessuto trovato dai carabinieri – come in un film dell’orrore – sul pavimento fra sangue ovunque, mentre dividevano i due coniugi ancora violentemente avvinghiati. Lei ha ben visibile la cicatrice sul mento, per non parlare delle ferite nell’anima.
 
«Dopo tanti alti e bassi come in ogni coppia, erano sei anni che subivo da quell’uomo. Dovevo denunciarlo prima – rimarca l’operaia che si è costituita parte civile tramite l’avvocato Lorenzo Isoppo – e non me lo perdono. Volevo tenere tutto dentro la famiglia, ma non è bastato. Spesso mi metteva le mani addosso: graffi, pugni, calci, mi tirava i capelli. Più volte mi ha chiuso fuori casa, in un’occasione solo perché avevo festeggiato il compleanno con i miei colleghi. Voleva avere rapporti sessuali contro la mia volontà – prosegue – e mi strappava i vestiti di dosso, mi tappava la bocca e mi teneva con forza per i capelli. Se n’era andato per sei mesi in Nigeria senza mai farsi sentire e senza mandarci un soldo. Comunque ho sempre mantenuto io la famiglia».
 
Nel ripercorrere quel terribile 28 gennaio l’operaia parla anche dei tentativi dell’ex marito di gettargli addosso una pentola d’acqua calda e d’impossessarsi di un coltello: «Voleva ammazzare non solo me ma anche i figli». Un’amica di famiglia, un vicino di casa e il maresciallo dei carabinieri Stefano Airini hanno aggiunto – come testimoni – altri particolari. Più sofferta la testimonianza del figlio ora 18enne.
 
Da parte sua l’ex marito – accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale – si è difeso fra le lacrime: «C’erano difficoltà di rapporto ed economico, ma era lei che si disinteressava della famiglia. In Africa c’ero andato perché sto avviando un’attività con dei connazionali. Il 28 gennaio non l’ho morsicata – sottolinea – lei voleva darmi una testata e io avevo la bocca aperta, involontariamente c’è stato quel taglio al mento».
 
Il pm Maria Rita Pantani ha chiesto una condanna a 7 anni di reclusione, mentre l’avvocato difensore Domizia Badodi ha replicato puntando all’assoluzione «perché in aula non sono emerse prove sui reati contestati: involontario il taglio al mento, non contestualizzata nè datata l’accusa di violenza sessuale, inoltre manca l’elemento giuridico dell’abitualità per i maltrattamenti visto che il mio assistito era spesso lontano da casa». La Corte ha invece ritenuto provati i fatti e ha condannato l’ex marito a 3 anni e 3 mesi di reclusione, oltre al pagamento di una provvisionale di 7mila euro all’ex moglie.