Ha smesso di battere il cuore dello storico orologio di Montecchio
Rotto il meccanismo manuale, le campane restano mute. Il simbolo del capoluogo della Val d’Enza risale al 1578 e ha 438 anni: fu già restaurato nell’Ottocento
MONTECCHIO. Da qualche giorno segna le 9.30. Fermo come una statua, a ricordare l'ultimo segno di vita prima dello stop definitivo. La lancetta delle ore scolorita come i colori dell'inverno ed il silenzio delle campane, che hanno lasciato orfani i montecchiesi. In queste condizioni si trova l'orologio della torre maggiore della rocca di Montecchio. Sì, perché "al campanòn" non funziona più.
La rottura del meccanismo che lo regola è irriparabile. O meglio, per poter riconsegnare ai montecchiesi l'orologio che ha scandito le ore della giornata sin dal 1578 occorrono migliaia di euro.
L'amministrazione comunale montecchiese si è già mossa per cercare una soluzione, ma i tempi – è il caso di dirlo – si sa che saranno lunghi.
Qualcosa però si sta muovendo per cercare di contribuire a trovare una riparazione. O meglio: le associazioni La Vecchia Montecchio e il Gruppo Archeologico si sono confrontati per capire se non sia più conveniente automatizzare il meccanismo del vetusto orologio "ammodernando" ciò che ora viene attivato manualmente da un operatore, dipendente del Comune.
L'idea è quella di stare al fianco dell'amministrazione comunale, anche se prima di trovare una soluzione occorre capire cosa sia meglio e quanto sia necessario spendere per riattivare l'orologio.
Rimane la storia di quello che per i montecchiesi è un simbolo (l'orologio e la torre compaiono in quasi tutti i loghi delle associazioni montecchiesi, così come la rocca su cui svettano). Sin dal 1578, infatti, si hanno notizie certe di quell'orologio rivolto alla piazza (la sottostante piazza Repubblica).
L'origine medievale si evince ancora grazie alle caditoie centrali che furono riempite per incassarvi il quadrante. L’orologio è corredato di numeri romani e vanta un diametro di quasi quattro metri. Nel 1763 subì un restauro quando, sotto il dominio napoleonico, la ore venivano calcolate alla francese, ossia la giornata era suddivisa in ore meridiane a pomeridiane con gli orologi che diventavano due, ognuno con 12 ore da gestire.
Il meccanismo oggetto della rottura è settecentesco, finemente restaurato nell'ottocento dalla ditta Fratelli Miroglio di Torino, ed è interamente metallico.
La carica manuale a manovella, con carrucola che permette la risalita dei pesi e dei contrappesi (un paio di quintali cadauno) è all'interno della Rocca, nella parte alta del Mastio. La carica che lo fa funzionare aziona anche le campane che scandiscono le ore.
Va inoltre ricordato – come testimoniato dal libro pubblicato nel 2002 e intitolato “Gli orologi di Montecchio”, a cura di Franco Boni e Lina Zini – che nella piazza del paese “al campanòn” non era l'unico strumento per misurare il tempo.
Nella zona Sud di piazza Repubblica, infatti, c’era l'oratorio di San Giovanni, abbattuto nel 1868, su cui erano disegnati una meridiana o un orologio solare. Anche se, rispetto al "collega" meccanizzato, era posizionato talmente in basso da sbagliare spesso le misurazioni, tanto da divenire motivo di scherno popolare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA