Il commercialista Nardo chiede il rito abbreviato
REGGIO EMILIA. Ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, il commercialista Giuseppe Nardo. Il professionista, difeso dagli avvocati Luigi Colacino e Antonio Drogo, è uno dei nomi finiti...
REGGIO EMILIA. Ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, il commercialista Giuseppe Nardo. Il professionista, difeso dagli avvocati Luigi Colacino e Antonio Drogo, è uno dei nomi finiti nell’inchiesta denominata “House of cards” condotta dagli uomini della Squadra mobile e coordinata dal sostituto procuratore Giacomo Forte che ha scoperto un giro di fatture false.
Ieri mattina, l’udienza davanti al giudice Angela Baraldi si è tenuta nell’aula bunker di Aemilia: una decisione per sfruttare l’impianto di video ricezione che ha consentito così di collegarsi con uno degli imputati direttamente in carcere. Si tratta di Salvatore Cappa, già imputato nel processo d’ndrangheta di Bologna. Anche lui ha chiesto il rito abbreviato.
Il pm Giacomo Forte ha invece chiesto il rinvio a giudizio - la decisione arriverà il prossimo 13 aprile - per i fratelli Enzo e Giovanni Macario ed Eugenio Sergio, anche lui già imputato in Aemilia. A difenderli gli avvocato Giuseppe Migale Ranieri e Giacomo Fornaciari.
Punta invece al patteggiamento Marco Carretti, difeso dagli avvocati Annalisa e Claudio Bassi.
L’indagine aveva preso avvio nel 2014 dalla denuncia di una mamma: aveva assistito all’aggressione del figlio. Gli investigatori scoprirono un mondo sommerso, contatti tra il giovane ed Eugenio Sergio, da una parte, ed Enzo Macario dall’altra. La vittima alla fine aveva raccontato che aveva chiesto loro del denaro, perchè affogato dai debiti di gioco. Era finito, però, strangolato dall'usura. Eugenio Sergio, a fronte di un debito di 7mila euro, dopo quattro giorni si era fatto restituire 7.700 euro, poi di un altro prestito da 7mila euro 16mila, per tassi del 912,50% e 298,91%. Somme che si accompagnavano a minacce: «Se non mi porti i soldi, ti sparo in bocca...».
Non è la sola cosa che scoprono gli investigatori. Le intercettazioni rivelano l’esistenza di una società, la Full Trade. Creata, secondo chi indaga, al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. Era Carretti il legale rappresentante. Ma per gli investigatori era solo la “testa di legno”. Quello che si occupava di prelevare dai vari sportelli bancomat, in modo da monetizzarli, i bonifici delle società compiacenti. Per poi consegnarli a chi, effettivamente, dirigeva la Full Trade: i fratelli Macario e Salvatore Cappa. Si parla, in un anno, dell’emissione di fatture false per 1.883.777,33 euro.
E’ in questo giro di fatture che spunta il nome del commercialista. Secondo gli investigatori, Nardo (che in passato aveva seguito le aziende di Francesco Grande Aracri) offriva la propria competenza professionale alla Full Trade. Scriveva il gip nell’ordinanza che gli impose l’obbligo di firma, poi revocato: «Detiene la inequivocabile contabilità della società da cui emerge, senza possibilità di dubbio per qualunque professionista del settore, che la società altro non è che una cartiera». Accusa che ha sempre respinto. (el.pe)