Museo del lavoro agricolo in cerca di nuovi spazi
Novellara: il lavoro dei volontari è a rischio a causa dall’umidità nella Rocca ma si pensa di trasferire l’esposizione dai sotterranei al piano nobile del palazzo
NOVELLARA. Domenica mattina, nella lunga diretta di Trc da Novellara, fra le tante eccellenze e le tante iniziative presentate da soggetti diversi, è emerso in particolare la straordinaria esperienza del gruppo di volontari impegnati nel recupero del Museo della cultura e del lavoro contadino, nel sotterraneo dell'ala nord della Rocca dei Gonzaga, chiuso e abbandonato al degrado dopo il terremoto del 1996. Nel corso di molti mesi di lavoro i volontari, organizzati dall'Auser, hanno restaurato migliaia di pezzi e hanno dato inizio ad un metodico lavoro di catalogazione, dei materiali preesistenti e di quelli acquisiti più recentemente. Una istituzione, questo “museo contadino”, che è anche un monumento al volontariato novellarese.
Negli anni Settanta è nato da un’idea della scuola media locale, su un input di Cesare Zavattini, realizzato da un gruppo nutrito di volontari, con i ragazzi della scuola media che hanno battuto sistematicamente tutte le case del contado alla ricerca delle testimonianze materiali di un mondo rurale finito appena ieri. Alla fine si sono ritrovati con una grande quantità di oggetti, grandi e piccoli: dai filarini ai carri agricoli, dai falcetti agli aratri. Uno straordinario patrimonio museale, con una caratteristica particolare: nessuno degli oggetto in dotazione è stato pagato, tutti sono stati donati dai cittadini, alla scuola e al comune.
Anche alla prima e provvisoria esposizione in Rocca hanno provveduto i volontari. L’allestimento definitivo, nel sotterraneo, ebbe subito un grande successo di pubblico, con più visitatori e più classi in visita del Museo Gonzaga.
Ora il problema principale rimane la sede espositiva. Fin dall'inizio è risultato evidente che la collocazione nel quattrocentesco sotterraneo della Rocca rappresentava un valore aggiunto. Per una sua definitiva sistemazione sono in discussione due ipotesi. C’è chi ritiene che si debba procedere come è stato fatto per il Museo Gonzaga al piano nobile della stessa Rocca: affidare cioè ad un architetto il progetto, con in previsione costi notevoli.
E c’è invece chi ritiene che gli interventi nel sotterraneo debbano essere ridotti al minimo, perché è di per se un ambiente estremamente suggestivo e perché è la parte più antica della Rocca, non rimaneggiata nel corso dei secoli. Si tratterebbe allora essenzialmente di pensare ad un piano per isolare gli oggetti in esposizione dalla terra battuta e di ripristinare il semplice impianto di illuminazione, con punti luce fioca, com’erano un tempo nelle stalle e nella prima versione del museo. In questa seconda eventualità, potrebbero essere gli stessi volontari a provvedere con un minimo supporto del Comune.