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Si torna in aula ma potrebbe cambiare la Corte

Si torna in aula ma potrebbe cambiare la Corte

REGGIO EMILIA. Mentre ancora si attende di leggere il dispositivo della sentenza del processo in abbreviato, arrivato a Bologna venerdì, mercoledì si torna nell’aula bunker del palazzo di giustizia...

25 aprile 2016
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REGGIO EMILIA. Mentre ancora si attende di leggere il dispositivo della sentenza del processo in abbreviato, arrivato a Bologna venerdì, mercoledì si torna nell’aula bunker del palazzo di giustizia di Reggio Emilia dove a entrare nel vivo sarà il processo con rito ordinario, scelto da 149 imputati. Si ricomincia da un primo snodo: il corteo dovrà rispondere alla questione sollevata dalla stessa procura, rappresentata dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, sul rischio di incompatibilità dei giudici. Una questione non di poco conto. Il punto evidenziato dall’accusa è chiaro: il presidente Francesco Maria Caruso e i giudici Cristina Beretti e Andra Rat hanno già visto parte degli atti poichè si stanno occupando delle misure patrimoniali che hanno coinvolto, prima che scoppiasse il caso Aemilia, i fratelli Vertinelli e i fratelli Sarcone.

La sollevazione potrebbe, nell’ipotesi più estrema, comportare il cambiamento dell’intera corte.

Se invece la corte resterà la stessa, dovrà invece come prima istanza rispondere almeno a due questioni: l’accoglimento, o il rigetto, delle parti civili che hanno chiesto di essere ammesse al processo e la legittimità territoriale. Più di una difesa ha sostenuto che non si può ritenere - secondo quanto si evince dalle carte dell’inchiesta - che il clan emiliano sia scollegato da quello cutrese e che dunque i reati dovrebbero essere giudicati altrove, ovvero dal tribunale di Catanzaro.

Ma su questo punto, il processo in abbreviato, e la relativa sentenza, si sono già espressi ritenendolo legittimo. E questo non può non avere un peso. (el.pe)