Monte Zane, il castello dimenticato dalla storia
di Mauro Grasselli
Quattro Castella: lo storico Perdono, celebre episodio legato a Matilde, non vide Enrico IV per tre giorni nella neve a Canossa. La revoca della scomunica papale fu preparata nella cappella di San Nicola
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QUATTRO CASTELLA. Il Perdono concesso da papa Gregorio VII all’imperatore Enrico IV è uno degli episodi della storia europea più conosciuti nel mondo. La locuzione “andare a Canossa” (utilizzata anche in altre lingue: nach Canossa gehen; go to Canossa; aller à Canossa) nacque proprio in riferimento a quella storica umiliazione, avvenuta durante la lotta che contrappose l'autorità della Chiesa a quella imperiale. Enrico IV, per ottenere la revoca della scomunica inflittagli dal papa nel 1076, fu costretto ad attendere inginocchiato per tre giorni e tre notti – così narrano i libri di storia – davanti ai piedi del castello di Canossa, mentre imperversava una bufera di neve, nel gennaio del 1077.
Matilde di Canossa fu la grande mediatrice di quel Perdono, dopo essersi schierata con decisione al fianco di papa Gregorio VII, nonostante l'imperatore fosse suo secondo cugino. La Grancontessa fu un personaggio di primissimo piano che arrivò a dominare tutti i territori italici a Nord dello Stato Pontificio: la Lombardia, l'Emilia, la Romagna e la Toscana. La capitale militare delle sue terre era Canossa; quella religiosa, Carpineti, nel cui castello ebbe luogo il Convegno del 1092 durante il quale ecclesiastici e alleati di Matilde discussero le proposte di pace di Enrico IV. Quattro Castella va però considerata la capitale politica, perché l’episodio più celebre della storia matildica venne preparato a Monte Zane, il quarto dei colli castellesi, dove tutt’ora esiste un imponente mastio di quello che un tempo era una delle quattro fortificazioni che difendevano Canossa dagli attacchi portati dalla pianura, compresa la calata da Nord di Enrico IV.
Monte Zane – altrimenti detto Monte Zagno, o Mongiovanni – è il più occidentale dei quattro castelli che danno il nome al paese. Dell’edificio originario, oggi rimangono solo tre mura del màstio centrale, Secondo lo storico Andrea Balletti, fino alla metà dell’Ottocento la torre di Monte Zane era ancora integra e coperta dal tetto. Poi iniziarono i crolli, a causa del tempo e dei terremoti. Fino ad alcuni decenni fa, gli anziani del paese ricordavano il crollo della parete Ovest del mastio, datandolo 1916 (proprio 100 anni fa).
Lo storico torrione, ora semidiroccato, sembra resistere anche grazie all’abbraccio delle piante rampicanti. Un mastio che, come il castello di Bianello e i quattro colli, dal 2003 appartiene al Comune di Quattro Castella. L’edificio richiederebbe un intervento rapido per evitare altri crolli, anche perché due delle tre facciate sono ormai separate da una profonda frattura, e perché le pietre che formano l’arco sovrastante l’antico portale sembrano sfidare la legge di gravità, simboleggiando alla perfezione l’instabilità dell’intera struttura.
Ma perché Monte Zane – luogo dimenticato dalla Storia – è così importante nell’episodio del Perdono? Lo spiegano due appassionati di storia medievale e, in particolare, del periodo storico matildico: Donatella Jager Bedogni – docente di lingua e letteratura tedesca, presidente dell’Associazione amici di Matilde e del castello di Bianello, nei giorni scorsi a Gerusalemme per parlare della Grancontessa in un convegno sulle “donne influenti nella storia, da Matilde di Canossa e Golda Meir ai giorni nostri” – e Giuliano Grasselli, regista di un centinaio di rievocazioni storiche in Italia, tra cui numerose edizioni del Corteo storico matildico di Quattro Castella, oltre che vicepresidente degli Amici di Matilde, collezionista di libri e quadri.
E’ convinzione di entrambi che la preparazione del Perdono avvenne a Monte Zane, e in particolare nella cappella dedicata a San Nicola, citata dal monaco benedettino Donizo (Donizione di Canossa) nella Vita Mathildis (Vita di Matilde) o Acta Comitissae Mathildis (Atti della contessa Matilde), biografia della Grancontessa da lui composta poco prima del 1115, anno della morte della stessa vicaria imperiale e viceregina d'Italia, come la nominò nel 1111 l'imperatore Enrico V, figlio di Enrico IV, ai piedi del Bianello, episodio rievocato fin dal 1955 con il Corteo storico matildico.
Il poema di Donizone, diviso in due libri, è ritenuto di ragguardevole importanza storica come fonte primaria sulla vita di Matilde. Donizone cita marginalmente la cappella di San Nicola, ma Donatella Jager Bedogni e Giuliano Grasselli sono certi che i celebri tre giorni nella neve sono, in realtà, la narrazione epica di quelli che furono, in realtà, tre rapidi passaggi di Enrico IV ai piedi del castello di Canossa – cinque minuti per farsi un selfie e mostrarsi in loco, si direbbe ora – mentre in realtà tutta la mediazione avvenne nella cappella di San Nicola, con Matilde nel ruolo di regista. Da qui l’importanza di riaccendere le luci su Monte Zane, da secoli pressoché dimenticato dagli storici, ed anche di intervenire al fine di evitare il crollo dell’antico torrione.