«Mi disse: non nominare Grande Aracri»

di Elisa Pederzoli
«Mi disse: non nominare Grande Aracri»

Maria Edera Spadoni (M5S) in aula racconta cosa accadde dopo il comizio sull’acqua. Alla sbarra Domenico Lerose

05 maggio 2016
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REGGIO EMILIA. «Dopo il comizio, mi si avvicinarono tre persone. Mi chiesero di parlare. Non lo trovai strano: è normale dopo un incontro pubblico che mi si avvicini qualcuno per scambiare alcune parole. Esordirono dicendo che erano persone oneste, che lavoravano qui da trent’anni. Io risposi loro esprimendo tutta la mia solidarietà per chi è venuto in questo territorio per lavorare, ma che ci sono fatti che non possono essere nascosti sotto il tappeto. Prima mi chiesero perchè non parlavo invece della mia attività parlamentare. Poi uno, che era stato zitto sino a quel momento, mi disse: “Lei Grande Aracri non lo deve neanche nominare”».

Sul banco dei testimoni c’è Maria Edera Spadoni, parlamentare del Movimento 5 Stelle. E racconta di quello che accadde in piazza Martiri del 7 Luglio il 18 ottobre del 2014, dopo l’incontro pubblico sull’acqua organizzato dalla sua formazione politica. Alla sbarra - assente però ieri in aula - Domenico Lerose, 58enne di origine cutrese. E’ accusato di minacce, con l’aggravante mafiosa. Lei si è costituita parte civile, con l’avvocato Giulio Cristofori. «Come ha reagito?» chiede il pubblico ministero antimafia, Francesco Caleca (sostituiva il titolare Marco Mescolini). «Ho alzato il tono. Gli ho detto: lei mi sta dicendo quello che devo e non devo dire? L’ho ripetuto più volte. Mi aveva turbato. Poi gli altri due che erano con lui, cercarono di sdrammatizzare. Dicevano: “No, non volevamo dire questo...”. Sentii anche offendere l’ex prefetto De Miro». prosegue l’onorevole pentastellata.

Un anno e mezzo dopo quei fatti, l’episodio è arrivato sui banchi del tribunale. A giudicarlo sarà al corte composta dai giudici Dario De Luca (presidente), Alessandra Cardarelli e Luca Ramponi. Poche ore prima, nell’aula bunker al piano di sotto, è finita la quinta udienza del processo Aemilia, l’inchiesta che ha descritto volto e azioni del clan dei Grande Aracri. «Sul palco ho parlato della vicenda Brescello, dell’allora sindaco Marcello Coffrini che nel documentario di Cortocircuito parla con Francesco Grande Aracri, fratello del boss di Cutro, e poi dice che è una persona gentile» racconta la Spadoni.

In aula, è chiamata a testimoniare anche la collega parlamentare che quel giorno era sul palco, Federica Daga. «Quei tre li avevo notati. Quando si parla in un incontro ci si deve rivolgere a tutti e io mi guardo intorno. Mi avevano colpito: non c’entravano niente con il contesto. Sembravano controllare la piazza» racconta.

Si torna in aula il 15 giugno. A testimoniare saranno gli investigatori chiamati dall’accusa. L’avvocato di Lerose, Francesca Frontera, assicura: «C’è stato un errore di identificazione. E lo dimostreremo».