E in paese spunta un altro tazebao di Amato

E in paese spunta un altro tazebao di Amato

L’imputato rivendica un nuovo “manifesto” in cui difende l’ex sindaco Coffrini e Grande Aracri

19 maggio 2016
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BRESCELLO. Francesco Amato prosegue nella sua battaglia personale contro il maxi processo Aemilia. Dopo le “incursioni” in aula – con tanto di allontanamento da parte della Corte per le sue intemperanze – e l’essersi autoaccusato per quella sorta di tazebao appiccicato provocatoriamente vicino al tribunale alla vigilia della prima udienza, ora è tornato a “colpire” con un altro manifesto che dice di aver fatto affiggere in centro a Brescello.

Pesa attentamente le parole perché è agli arresti domiciliari – è accusato dalla Dda di associazione mafiosa ed estorsione – e può solo muoversi per partecipare al maxi processo. Dice infatti che è lui a preparare i cartelli, ma sarebbero altri a collocarli dove indica. Sinora quel manifesto non è stato trovato, ma Amato non demorde nella sua versione e una fotocopia del contenuto la consegna alla Gazzetta , rimarcando con forza: «Mi prendo la responsabilità di quello che sto scrivendo».

Nel testo consegnato si legge una difesa a spada tratta dell’ormai ex sindaco brescellese Marcello Coffrini e di Francesco Grande Aracri (condannato per mafia nell’ambito di Edilpiovra, ora sottoposto alla sorveglianza speciale a Brescello e nel vortice del massiccio sequestro dei beni che l’ha coinvolto a più riprese).

In un italiano non proprio impeccabile, il 53enne fa riferimento all’ormai famosa intervista di Cortocircuito in cui Coffrini definì Grande Aracri «molto tranquillo, composto, educato, che ha sempre vissuto a basso livello».

Per Amato quella è la verità: «Perché io so la verità – si legge nel testo consegnato – e tutto questo lo potevo dire al giudice Caruso, ma la legge è diventata proprietaria perché due volte il giudice Caruso mi ha buttato fuori dall’aula. Sindaco, non ti difendo perché comunista, ma per la tua innocenza che io so. Sono un ladro per motivi di povertà, ma onoro Dio perché Dio vuole la libertà». Poi come nel tazebao trovato e sequestrato dai carabinieri a fine marzo, arrivano anche stavolta le invettive contro i musulmani, l’Isis, la guerra santa. Relativamente al manifesto inquietante rinvenuto a Reggio è stato aperto un fascicolo e sono in corso i riscontri per capire se quella sia effettivamente la scrittura di Amato.

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