Aemilia, Paolini è malato ma resta dentro
REGGIO EMILIA. Rimane in carcere alla Pulce il 63enne Alfonso Paolini che nel processo Aemilia in corso a Reggio (oggi si terrà l’ennesima udienza, ndr) è accusato di essere uno dei partecipi più...
REGGIO EMILIA. Rimane in carcere alla Pulce il 63enne Alfonso Paolini che nel processo Aemilia in corso a Reggio (oggi si terrà l’ennesima udienza, ndr) è accusato di essere uno dei partecipi più attivi della “costola” autonoma del clan Grande Aracri operativa in Emilia.
La conferma della misura restrittiva è stata presa dalla Corte dopo che gli avvocati difensori Romano Corsi e Federico De Belvis avevano chiesto la scarcerazione (dalla cella agli arresti domiciliari) per motivi di salute ed un perito è stato poi sentito in aula il 20 maggio. Il medico ha fatto emergere un quadro clinico delicato per problemi cardiaci, ma ha anche sottolineato che «i controlli sanitari alla Pulce sono nettamente superiori a quelli che Paolini avrebbe a casa». Ora i difensori intendono però ritornare sulla questione, facendo ricorso al Riesame. Nella maxi inchiesta gli inquirenti come tramite tra ‘ndranghetisti e forze di polizia citano «Alfonso Paolini, che dispone di una agenda di contatti certamente molto estesa ed efficace». Comportamenti abituali nella Calabria in mano alla ‘ndrangheta che erano diventati tali anche in Emilia dove, scrive la Dda, «si potrebbe dire che gli ‘ndranghetisti raramente fanno la fila». Proprio perché «hanno qualcuno che fissa loro appuntamenti, li “riceve” all’ingresso della questura, li conduce all’ufficio competente e cura di accelerare la definizione».