Aemilia, un giro di armi comprate e vendute tra imputati e agenti

di Jacopo Della Porta
Aemilia, un giro di armi comprate e vendute tra imputati e agenti

E’ il quadro delineato nella scorsa udienza del maxi processo in corso nel palazzo di giustizia

11 giugno 2016
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REGGIO EMILIA. Una fitta rete di scambi di armi tra poliziotti e calabresi poi finiti nel mirino degli investigatori. E’ il quadro delineato nella scorsa udienza del maxi processo Aemilia dal luogotenente Camillo Calì.

I passaggi di armi sono tutti regolari e sono stati ricostruiti dalle apposite banche dati, ma se ne è comunque dato conto in aula in quanto ritenuti dal pm Marco Mescolini utili a ricostruire il contesto dell’inchiesta Aemilia. Il più attivo nella cessione e nell’acquisto di fucili da caccia e carabine è stato l’ex autista del questore di Reggio Domenico Mesiano (poi condannato a 8 anni e 6 mesi con rito abbreviato a Bologna).

Dal 2010 al 2012 il poliziotto ha ceduto tre fucili e ne ha acquistati due: gli scambi hanno coinvolto alcune persone poi coinvolte nell’operazione Aemilia come Antonio Muto (classe ’55). Un altro scambio di armi riguarda Alfonso Paolini, descritto dagli inquirenti come un referente molto attivo del clan.

Dopo la famosa cena di Villa Gaida agli “Antichi Sapori”, organizzato per elaborare una strategia di contrasto alle interdittive del prefetto Antonella De Miro, Paolini venne raggiunto dal provvedimento del prefetto di revoca del porto d’armi. Il calabrese allora cedette il suo fucile a un ispettore della questura di Crotone, Francesco Strada. Stando a quando riferiscono gli investigatori Strada aveva ottimi rapporti con Paolini e in alcune occasioni venne a Reggio a trovarlo o per portare il suo camper in deposito in un’azienda di trasporti della nostra provincia.

L’ispettore, secondo quanto riferito dall’investigatore Calì, si è anche recato in Germania per comprare un’auto in compagnia di Nicolino Sarcone. In aula è anche stato raccontato un fatto avvenuto nell’agosto 2001, quando si sposò a Cutro Elisabetta Grande Aracri, figlia del boss Nicolino. In quella circostanza gli invitati furono mille e la questura di Crotone predispose un appostamento per fotografare i presenti: accertamenti di cui gli imputati di Aemilia di Reggio erano a conoscenza grazie a una telefonata intercorsa tra Paolini e Strada.