di Ambra Prati
01 luglio 2016
REGGIO EMILIA. «Ero disperato, non avevo più nemmeno gli spiccioli da dare a mia figlia per comprare la merenda a scuola». La storia personale di un imprenditore vittima di ’ndrangheta, che ieri ha tenuto banco nell’udienza del maxiprocesso Aemilia, è paradigmatica di quello che accadeva a persone perbene che, per loro sfortuna, incappavano nel sodalizio criminale reggiano.
IL PROLOGO. I...