Intercettazioni: una lunga catena di estorsioni
L’udienza di ieri di Aemilia si è aperta con una prima vittima della ’ndrangheta, che però ha avuto la forza di ribellarsi: un imprenditore 39enne di Parma, che nel 2009 comprò un terreno da Rosario...
L’udienza di ieri di Aemilia si è aperta con una prima vittima della ’ndrangheta, che però ha avuto la forza di ribellarsi: un imprenditore 39enne di Parma, che nel 2009 comprò un terreno da Rosario Vetere per 200mila euro, affidando agli stessi venditori la costruzione dell’immobile, un appalto da 230mila euro.
«I fratelli Vetere erano considerati bravi pavimentisti, i fratelli Le Rose dei manovali: solo dopo ho capito che erano dei malviventi». I rapporti ben presto si sono incrinati e le pressioni dei cutresi (siamo sempre tra 2011 e 2012) sono diventate violente, fra persecuzioni telefoniche, minacce alle dipendenti e un agguato tre contro uno (il costruttore fu spintonato contro la scrivania) in cantiere una sera di febbraio 2012; finché il 39enne ha sporto denuncia, facendo scattare le manette.
L’udienza è poi proseguita con la deposizione di un maresciallo dei carabinieri di Neviano degli Arduini che, tramite le intercettazioni, ha ricostruito diverse presunte estorsioni.
Scopo delle domande del pm Marco Mescolini era dimostrare come, nelle vicende tra cutresi, il “patrocinio” di Nicolino Sarcone, il boss di Bibbiano, era sempre risolutivo: quando scendeva in campo un pezzo grosso come lui («tutta una famiglia siamo»), gli altri chinavano il capo e aprivano i cordoni della borsa. (am.p.)