Gazzetta di Reggio

Reggio

Colpito Turrà: blocco da 180mila euro

di Tiziano Soresina
Colpito Turrà: blocco da 180mila euro

La polizia, su ordinanza del tribunale, mette i sigilli a un appartamento, un garage, gioielli e orologi del 42enne ora in cella

09 luglio 2016
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REGGIO EMILIA. Nuovo sequestro di beni nei confronti di un personaggio di spicco del clan ndranghetista Grande Aracri, considerato dalla Dda di Bologna uno degli organizzatori della cosca.

Su ordinanza del tribunale, gli agenti della questura hanno posto nei giorni scorsi sotto sequestro preventivo l'appartamento di Roberto Turrà ed un garage a questo adiacente, oltre a gioielli e orologi di pregio per un valore stimato di 180mila euro. Gli immobili di via Franklin – a due passi dal centro città – e i beni sequestrati sarebbero intestati alla moglie. Roberto Turrà, 42 anni, di origine cutrese ma che vive da tempo a Reggio è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione – con rito abbreviato – nell’udienza preliminare di Aemilia, e attualmente è detenuto nel carcere di Cosenza.La nuova misura patrimoniale a carico del 42enne (difeso dall’avvocato Luigi Colacino) è avvenuta sulla base del disposto del codice antimafia in materia di sequestri, essendo stata verificata «l'acclarata sproporzione» tra i beni posseduti e i redditi quasi inconsistenti dichiarati dall'uomo.

Il decreto, emesso dal tribunale lo scorso 6 giugno, è il primo provvedimento emesso dal nuovo pool di giudici creato ad hoc e con nel mirino le misure patrimoniali contro la criminalità organizzata. Un pool giudicante voluto dal presidente del palazzo di giustizia Francesco Caruso, e composto dai magistrati Angela Baraldi, Antonella Pini Bentivoglio e Virginio Notari.

Al sequestro, effettuato d'intesa con la direzione distrettuale antimafia di bologna, hanno contribuito anche le indicazioni sul «profilo soggettivo» fornite su Turrà dalla questura. Il 42enne è infatti ben conosciuto dalle forze dell'ordine per aver “collezionato” diversi precedenti giudiziari, tra cui una condanna per rapina continuata in concorso (avvenuta in Calabria), ripetute violazioni sulle disposizioni in materia di armi, e denunce per lesioni. Nell'ordinanza di Aemilia il "ritratto" di Turrà è di quelli a tinte forti: intimidazioni, danneggiamenti, minacce, detenzione di armi sempre a disposizione per il clan.

In questura, nella conferenza-stampa, Antonio Stavale – dirigente dell’Anticrimine – è lapidario: «A segno una nuova aggressione al patrimonio della criminalità organizzata che colpisce i suoi affiliati anche più dell'arresto, perchè questo è stato già messo in conto».