Abusi edilizi, assolto l’ex consigliere Pd
Prosciolti anche il figlio Gaetano e Trizzino. Olivo: «Appartamenti in regola». L’ingegnere: «Sono pulito, aiuto la comunità»
REGGIO EMILIA. Tutti e tre assolti, con pure un paio di reati prescritti. Stiamo parlando del processo che ruota sugli abusi edilizi riscontrati dalla procura (che aveva chiesto 10 mesi di condanna) nelle palazzine - ai civici 2, 4 e 6 - di via Bari, a San Prospero. Invece è terminato un incubo per il 67enne Antonio Olivo e il figlio 35enne Gaetano (rispettivamente come titolare e legale rappresentante della Edil Olivo srl), nonché per l'ingegnere 53enne Maurizio Trizzino.
La sentenza è piuttosto articolata. L’ex consigliere comunale del Pd incassa “il non luogo a procedere” per prescrizione relativamente ai reati di truffa e falsità ideologica, mentre è assolto “perchè il fatto non sussiste” sugli altri capi d’imputazione (falsità in certificati, falsità materiale, uso di atto falso e frode processuale). Per gli altri due imputati, cioè il figlio di Olivo e l’ingegnere Trizzino c’è l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” su truffa e falsità ideologica, mentre per il resto dei reati contestati hanno la stessa motivazione (“perché il fatto non sussiste”) nella sentenza emessa dal giudice Dario De Luca.
Ovviamente discordanti gli stati d’animo in aula.
Grande delusione fra i sette compratori di quegli appartamenti (assistiti dai legali Nino Ruffini, Helmut Bartolini, Federica Riccò e Debora Corradini) che si sono costituiti parte civile, chiedendo circa 70mila euro di danni ma solo nei confronti dei due Olivo. Si sentono beffati soprattutto perché è scattata la scure della prescrizione per l’accusa di truffa e falsità ideologica. Per gli Olivo – padre e figlio – parla l’avvocato Sergio Trosa, che li ha difesi insieme con il collega Guglielmo Saporito: «Finalmente si è conclusa una vicenda che è nata da una denuncia di privati, che però riguardava più una materia civilistica, urbanistica. Allo stato non ci sono contestazioni con l’amministrazione. Una lite di natura civilistica che è sfociata nel penale. È stata una situazione spiacevole perché erano in corso trattative per avere risultati con persone che hanno avuto piccoli disagi, ma comunque abitano lì da 15 anni. Sono comunque immobili regolarmente commerciabili. Si è chiarito anche da questo punto di vista che questa certificazione contestata è stata effettivamente rilasciata dal Comune. Anche sulla truffa, il reato è stato dichiarato prescritto: ma probabilmente la differenza di altezza è stata frutto di un errore tecnico. L’imputato Antonio Olivo è un imprenditore».
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Pochi minuti dopo la sentenza, affiancato dagli avvocati difensori Federico Bertani e Rossella Ognibene e dai familiari, parla in tribunale – in un’improvvisata conferenza-stampa – la terza persona assolta. E quelle dell’ingegnere Trizzino sono parole a dir poco sentite, che lasciano ben intuire le sofferenze patite da quando è finito sotto inchiesta: «È la liberazione da un incubo – esordisce il professionista – si è finalmente chiuso un brutto periodo. Non ho fatto nulla, eppure sono stato trascinato in una vicenda simile che mi è anche costata, sul piano lavorativo, la perdita di due incarichi importanti. Un autentico paradosso quello che mi è capitato – rimarca l’ingegnere – perché faccio parte della Protezione Civile di Reggio e come tecnico abilitato per valutare l’agibilità sismica dei fabbricati mi sono sempre dato da fare in forma gratuita per la comunità, prima nel sisma del 2012 a fianco del Comune di Reggio, ora nelle aree terremotate del centro Italia. Penso di essere una persona che fa del bene a tutti – conclude Trizzino – e non meritavo di finire in questo guaio. Le certificazioni erano buone, come hanno confermato i cinque tecnici comunali sentiti nel processo».
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