Camion a fuoco, indagato un carabiniere
È accusato di incendio doloso. Perquisite la sua casa, la macchina e il reparto in cui lavora. Il difensore: «Non c’entra»
VENTASSO. E’ un carabiniere cinquantenne al centro dell’inchiesta sul rogo doloso che – nella notte del 13 luglio scorso – ha distrutto due camion di Stefano Dolci, imprenditore 65enne di Ramiseto da tempo attivo nel settore della commercializzazione dei legnami.
LE PERQUISIZIONI. Il militare – che svolge servizio in un’altra regione – è iscritto nel registro degli indagati e su di lui indagano i carabinieri coordinati dal pm Valentina Salvi. E nei confronti dell’indagato sono stati già compiuti alcuni “passaggi” investigativi, a partire dalla triplice perquisizione (nella sua abitazione in una località dell’Appennino reggiano, nella sua macchina e nel reparto dove svolge servizio) che ha portato al sequestro di cose ritenute dagli investigatori utili all’inchiesta.
DUE INTERROGATORI. Sempre in ambito d’indagini preliminari per due volte la procura ha richiesto l’interrogatorio del militare: nel primo caso era assistito da un avvocato d’ufficio, nel secondo dal legale di fiducia, cioè Matteo Marchesini. Comunque il risultato è sempre stato lo stesso: il cinquantenne si è avvalso della facoltà di non rispondere.
«SONO INNOCENTE». E’ la scelta difensiva di una persona che si professa innocente, come ci conferma – contattato dalla Gazzetta – l’avvocato Marchesini: «Il mio assistito dice che non c’entra. E’ vero poi che le indagini dei carabinieri sono ancora in corso, ma a quello che mi risulta il quadro indiziario è tutt’altro che chiaro, non vi sono elementi che portano con certezza all’indagato».
DUE SPUNTI. Da quanto “filtra” dalle indagini, al militare gli investigatori sono arrivati muovendosi su due direttrici. Sono stati valutati i filmati registrati da un sistema di videosorveglianza privato: nelle immagini si vede un individuo scendere da un'auto (grigia, di marca italiana, un modello non più in produzione) parcheggiata a poca distanza dai due camion andati a fuoco, per ritornare dopo un po' e ripartire con la macchina.
Ma oltre ai video vi sarebbero anche dei testimoni che non solo hanno visto quell'auto andarsene nel cuore della notte dal luogo dell'incendio doloso (i camion erano in sosta davanti alla sede dell'azienda, in via del Lagastrello a Miscoso di Ramiseto) ma hanno anche riconosciuto chi c'era al volante. Un doppio "incastro" che ha portato gli inquirenti verso una pista ben precisa.
AMBIENTALISMO. E il movente dell'incendio – i due camion erano stati cosparsi di liquido infiammabile per poi appiccare il fuoco – sarebbe una visione ambientalista distorta dal rancore e dall'assenza di lucidità. Un gesto assurdo che ha provocato alla ditta un danno di alcune centinaia di migliaia di euro per quei due autocarri (un Renault Trucks e uno Scania CV440) devastati dalle fiamme.
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