«Aemilia, fatturazioni fasulle per 24 milioni di euro»

«Aemilia, fatturazioni fasulle per 24 milioni di euro»

Lla lunga ricostruzione in aula di un luogotenente della Finanza. La Dda accusa 15 persone

20 ottobre 2016
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REGGIO EMILIA. Lunga e puntigliosa la deposizione – ieri nell’aula-bunker – del luogotenente Filippo Nocerino della Finanza di Cremona che ha illustrato come fra il 2011 e il 2012 fossero state emesse “montagne” di fatturazioni fasulle.

Una testimonianza a dir poco articolata, sulla spinta delle domande del pm antimafia Marco Mescolini.

E ne è uscito pian piano un giro vorticoso di denaro – nell’imputazione si indica fatture emesse per circa 24 milioni di euro – di cui la Dda di Bologna accusa 15 persone (con ruoli differenti, fra soci ed amministratori unici, prestanome, gestori online dei movimenti bancari e postali, un commercialista) e che ha per gli inquirenti come disegno “di consentire a se stessi ed a terzi l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto” con l’aggravante “di aver agito per agevolare l’attività dell’associazione mafiosa”.

Per questo flusso di fatturazioni fasulle sono accusati Carmine Belfiore, Andrea Bonazzi, Donato Agostino Clausi, Giuseppe Giglio, Gianni Floro Vito, Mario Vulcano, Giuseppe Vertinelli (classe 1962), Palmo Vertineli, Raffaele Oppido, Deborah Croci, Elvezio Dattoli, Giuseppe Manzoni, Giuseppe Scordo, Corrado Bidin e Valter Zangari.

Lunga anche la lista di società su cui si è soffermato il luogotenente Nocerino: Giglio srl, Immobiliare Tre srl, Floro Costruzioni sas, Re.Com srl, Argon srl, F.M.L. srl (relativamente a Reggio), Trasmoter (a Mantova), V.M.T. srl, Effemme Service srl e Truck&Reade srl (a Bologna), Secav srl (a Verona), Tecnotrasporti Meccanica srl (a Parma), Edil Costruzioni srl (a Treviso), Secav srl (a Montecchio e Verona).

Anche stavolta non è stato possibile raccogliere la testimonianza di due persone che sembrano introvabili: di un imprenditore reggiano 33enne si sa che è fuggito negli Stati Uniti (le sue preoccupazioni non sarebbero legate solo all’operazione Aemilia, ma anche a minacce ricevute da “qualcuno” finito in un’importante indagine su fatturazioni fasulle), mentre un tunisino 50enne non si troverebbe più in Italia (il 14 marzo 2012 gli avrebbero puntato una pistola alla tempia).

Infine il presidente della Corte, cioè Francesco Caruso ha reso noto che nella prossima udienza potrebbe sciogliere il nodo del suo ruolo alla guida del maxi processo Aemilia. Caruso ha infatti chiesto di mantenere l’incarico, come “applicazione” dal tribunale di Bologna di cui dal 3 novembre ne sarà il presidente.

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