Cremazioni, il forno di Coviolo a regime entro la fine del 2016
Mancano le ultime rifiniture all’impianto, costato un milione Sassi: «Scelta di laicità, presto anche la sala del Commiato»
REGGIO EMILIA. Entro fine anno il nuovo forno crematorio di Coviolo funzionerà a pieno regime. L’impianto – tra costo del forno e opere di completamento – ha richiesto un investimento di circa un milione di euro. Il costo della singola cremazione è fissato dal Comune in 449 euro per i residenti e in 499 euro per i non residenti. Per ora mancano alcune attrezzature complementari, come il carrello per l’introduzione del feretro e l’impianto di aerazione, mentre sono già iniziati i test per la taratura e la formazione del personale. Assieme all’entrata in funzione del forno, sta andando avanti anche il progetto per realizzare, sempre a Coviolo, la nuova sala del commiato.
«Per quest’ultima – conferma il vicesindaco Matteo Sassi – il finanziamento è stato deliberato e siamo in fase di definizione del progetto esecutivo. La sua realizzazione è un contributo importante per consentire quella ritualità laica che si sottrae a ogni vincolo o imposizione religiosa. E rappresenta un’apertura a tutta la cittadinanza e a tutte le religioni. In quello spazio sarà possibile svolgere qualsiasi cerimonia».
Con il nuovo forno e la sala del commiato pronta nel 2017, Reggio prosegue il percorso avviato nel 1988, che l’ha vista tra le prime città a dotarsi di due forni, a cui se ne è poi aggiunto un altro nel 1999. «In quegli anni – spiega Sassi – venivano persone da diverse parti d’Italia, a conferma che tali strutture erano pochissime. Quella del forno crematorio reggiano è una storia laica che è andata oltre il perimetro di una scelta di laicità e lo conferma il fatto che anche molti cattolici decidono di farsi cremare. Non è più una scelta di pochi. Siamo intorno al 40% e la mia impressione è che questa scelta si avvii a diventare maggioritaria».
La riflessione del vicesindaco parte dalla convinzione «che l’aumento di chi decide di farsi cremare sia un segnale del processo di secolarizzazione e laicizzazione della società: ci fa piacere essere stata una città apripista. Oggi è un fenomeno diffuso ed è importante che si avvii un dibattito che superi i confini della dottrina religiosa». Un dibattito che però non verte solo sulla scelta della cremazione, rito che la Chiesa ha sdoganato nel 1963, ma su dove debbano essere conservate le ceneri. Per la Chiesa le ceneri devono essere conservate nei cimiteri. Ma per la normativa in vigore, conclude Sassi «possono essere liberamente sparse su territorio privato, mentre per essere disperse su territorio pubblico è necessaria l’autorizzazione del comune. Inoltre anche all’interno del cimitero di Coviolo è presente un’area destinata allo spargimento delle ceneri».