Gazzetta di Reggio

Reggio

L’Auser salva i cimeli del museo

di Vittorio Ariosi
L’Auser salva i cimeli del museo

Novellara: dai volontari un prezioso restauro al patrimonio della civiltà contadina

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NOVELLARA. Domenica scorsa, con una semplice cerimonia, il gruppo dei volontari dell’Auser che in tre anni di lavoro hanno salvato dal definitivo degrado la ricca dotazione del museo della civiltà contadina di Novellara, hanno ufficialmente restituito alla comunità novellarese le testimonianze del suo recente passato contadino: restaurate, catalogate e arricchite da nuove donazioni.

Dopo un breve resoconto sul lavoro fatto da parte del coordinatore del gruppo, Giuliano Ariosi, e la consegna di attestati, è intervenuta la sindaca Elena Carletti, presente in forma ufficiale con la fascia tricolore. «Il patrimonio della civiltà contadina di Novellara - ha evidenziato - è veramente ricco e merita di essere conservato e valorizzato. Grazie ai volontari che se ne sono presi cura e alla tante famiglie che hanno donato al museo tanti pezzi di storia e di memoria».

Erano le parole che da vent’anni i volontari, vecchi e nuovi, aspettavano da un sindaco dopo il terremoto del 1996. Tre anni fa, a fronte del stato di totale abbandono del materiale, raccolto con tanta passione e tanto impegno dai primi volontari e da tanti donatori nella seconda metà degli anni Settanta, una dozzina di nuovi volontari decise di propria iniziativa di provare a salvare il salvabile, dopo aver frequentato uno specifico corso di restauro. Dopo tre anni di intenso e paziente lavoro, ha infine riconsegnato al Comune e ai concittadini un patrimonio di grande valore, culturale ma anche economico: migliaia di pezzi restaurati e catalogati.

Era l’11 novembre del 2013 quando iniziarono i lavori su quel piccolo patrimonio, abbandonato alla polvere, all'umidità, ai tarli e dal tempo del terremoto del 1994. Uno dei vanti dei volontari fondatori del museo e di quelli attuali è che tutto il materiale, dai filarini ai telai, dagli aratri ai carri agricoli, dalle lucerne alle zangole, è stato donato dai cittadini o da collezionisti; nulla è stato pagato.

Non c'era nei volontari fondatori e non c'è in quelli attuali alcuna anacronistica nostalgia per un mondo di fatica disperata, di miseria e di fame; non c'è nessuna intenzione di presentare in chiave folcloristica una realtà di umiliazioni e di sfruttamento. Ma c'era e c'è la volontà di raccogliere e conservare, prima che tutta vada irrimediabilmente perduto, e di mettere a disposizione della comunità e della scuola una patrimonio museale ricco di potenzialità documentali e didattiche. Perché la storia di Novellara non l'hanno fatto solo i Gonzaga ma anche le tante generazioni di contadini che si sono succedute nel suo territorio, e più in generale nella Bassa.

Per poter riallestire l'esposizione in modo permanente, rimane ora da sistemare il quattrocentesco sotterraneo dell'ala nord della Rocca, la sua location ideale, particolarmente suggestiva. Dopo l'intervento della sindaca, i volontari, e non solo loro, si aspettano che alle parole seguano i fatti.