A Reggio una nuova alleanza mafiosa
Per la Dda di Catanzaro stretti rapporti fra i Grande Aracri e i Trapasso. Arrestati due imputati di Aemilia: Falsetti e Richichi
REGGIO EMILIA. L’ennesimo maxi blitz antimafia con ben 46 carcerazioni, svela – a Reggio – l’alleanza marchiata ’ndrangheta fra la cosca cutrese-reggiana Grande Aracri e quella facente capo alla famiglia Trapasso di San Leonardo di Cutro.
L’inchiesta della Dda di Catanzaro ha portato a due arresti in chiave reggiana (con la collaborazione della Mobile di Reggio) e sono entrambe persone coinvolte nell’operazione Aemilia: il 49enne Rosario Falsetti (imputato del maxi processo in corso a Reggio) e il 37enne Giuseppe Richichi (già condannato nell’udienza preliminare a 10 anni di reclusione). Falsetti viene considerato dagli inquirenti il referente a Reggio della cosca Trapasso, con un ruolo di organizzatore delle attività illecite oltre che di supporto logistico per il clan in Emilia-Romagna e in Veneto. Sempre a lui vengono addebitati consolidati rapporti con tre uomini che gli inquirenti ritengono legati al clan Grande Aracri e pure loro finiti nell’operazione Aemilia: oltre a Giuseppe Richichi, Michele Bolognino (imputato a Reggio) e Salvatore Cappa (già condannato a Bologna a 9 anni e 4 mesi di reclusione). Sempre il 49enne viene accusato di esercizio abusivo dell’attività finanziaria (prestiti illeciti di soldi anche a Reggio) e di estorsione (nei confronti di due persone, una è di Gualtieri). Richichi è accusato di violenza privata per una vicenda avvenuta a Parma nel dicembre 2014.
Il maxi blitz è scattato nella notte fra lunedì e ieri: gli agenti della Mobile di Catanzaro, con il concorso del servizio centrale operativo hanno tratto in arresto 46 persone, destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di: associazione di tipo mafioso (sia in termini di appartenenza organica che di concorso esterno), nonchè: estorsioni; violazioni in materia di armi; illecita concorrenza con violenza o minaccia; esercizio abusivo del credito; intestazione fittizia di beni; tutti reati aggravati dalla modalità mafiose e dalla finalità di avvantaggiare l'organizzazione criminale oggetto delle indagini. I provvedimenti hanno smantellato la potente e pericolosa cosca di 'ndrangheta facente capo alla famiglia Trapasso (egemone sul vasto territorio costiero a cavallo tra le province di Catanzaro e Crotone) e la 'ndrina collegata dei Tropea. Ma sono pure emersi al Nord – e in particolare a Reggio – rilevanti interessi economici e proiezioni operative della cosca Trapasso. La circostanza che il teatro dei fatti sia una zona di confine tra due province, ha ispirato il nome della operazione («Borderland»), che ha preso l'avvio da una serrata attività di sorveglianza fisica ed elettronica degli indagati da parte della Mobile di Catanzaro, coordinata dal pm Vincenzo Capomolla e dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri con la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri. Le investigazioni hanno dimostrato come la cosca dei Trapasso, capeggiata dal 58enne Giovanni Trapasso e dai figli Leonardo, detto Nanà e Tommaso, rivestisse un ruolo di assoluto rilievo nel panorama delle consorterie mafiose dell'area, operando in stretta connessione con le omologhe compagini dei Grande Aracri di Cutro, dei Farao-Marincola di Cirò Marina, dei Bubbo di Petronà, dei Ferrazzo di Mesoraca e vantando solidi rapporti con le più influenti cosche della regione. Documentata la partecipazione a summit di mafia, anche la presenza di rappresentanti della famiglia a sontuosi banchetti svoltisi in occasione dei matrimoni di alcuni appartenenti alle famiglie di 'ndrangheta delle diverse provincie calabresi, tradizionalmente opportunità anche per il conferimento di cariche, per il consolidamento di alleanze e l'eventuale pacificazione di contrasti. Allo stesso modo pesa lo spiccato interesse degli uomini di vertice del clan per la organizzazione e la partecipazione, in posizione privilegiata e di assoluta visibilità, alla cerimonie religiose dei luoghi di propria influenza.