Aemilia, la Dda riporta Pagliani in aula
Impugnata l’assoluzione del politico reggiano. Gibertini, Mesiano e Vecchi ricorrono in Appello contro la condanna
BOLOGNA. Pioggia di ricorsi presentati dalla procura antimafia e da diversi avvocati difensori relativamente alla sentenza emessa in aprile a Bologna dal giudice Francesca Zavaglia al termine della maxi udienza preliminare relativa all’operazione Aemilia. La Dda di Bologna ha deciso di impugnare le sentenze per i due politici coinvolti. I pm Marco Mescolini, Beatrice Ronchi e il procuratore Giuseppe Amato, hanno infatti firmato l'atto di appello sia per il consigliere comunale di Forza Italia in Sala Tricolore Giuseppe Pagliani (assolto nell'abbreviato dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa), sia per il proscioglimento di Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl di Parma.
L’udienza preliminare aveva visto il gup Zavaglia pronunciare 58 condanne su 71 imputati, con pene fino a 15 anni. I pm hanno proposto appello su 17 persone, alcune assolte pienamente, altre solo da parte delle accuse. Ricorso in Cassazione sarà inoltre presentato per 13 posizioni, sul riconoscimento dell'aggravante del metodo mafioso e del trasferimento fraudolento di beni.
In ambito reggiano la sentenza di primo grado è stata impugnata – fra gli altri – anche dal volto tv Marco Gibertini (condannato a 9 anni e 4 mesi di cella), dal poliziotto Domenico Mesiano (8 anni e 6 mesi per lui in udienza preliminare) e dall’imprenditore Giovanni Vecchi (4 anni e 10 mesi in primo grado) e dalla sua compagna Patrizia Patricelli (contro la stessa pena).
Ieri, in serata, diversi esponenti del centrodestra hanno inviato note in redazione a difesa di Pagliani. Il senatore forzista Maurizio Gasparri parla di «ingiustificato accanimento» e di «ingiustizia subita da Pagliani a causa di un procedimento nei suoi confronti che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Massimo Palmizio (coordinatore regionale di Fi) e degli esponenti reggiani forzisti Gianluca Nicolini, Daniele Erbanni e Nicolas Caccavo. Da parte sua Pagliani si dichiara comunque «sereno», anche se stupito e amareggiato «perché il gup ha più volte chiarito che la mia condotta non ha in alcun modo favorito l’associazione».