Gazzetta di Reggio

Reggio

Pietre d’inciampo Altri 15 omaggi ai morti del nazismo

di Adriano Arati
Pietre d’inciampo Altri 15 omaggi ai morti del nazismo

Sabato e domenica la “posa” in città e in provincia Saranno tutte cementate dall’artista Gunter Demnig

10 gennaio 2017
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REGGIO EMILIA. Si torna ad inciampare. Sabato e domenica in diverse zone della provincia reggiana verranno posate quindici nuove pietre d'inciampo, i piccoli monumenti collettivi presenti a migliaia in mezza Europa per ricordare le vittime del nazismo nell'ultimo luogo dove hanno vissuto da persone libere. Grazie al lavoro dell'istituto storico Istoreco e di diverse scuole superiori, nel 2015 e nel 2016 nel Reggiano sono già state sistemate venti pietre, tutte cementate direttamente da Gunter Demnig, l'artista tedesco che ha ideato questo progetto e che si occupa sempre personalmente della posa di ogni singolo monumento. Le pietre sono piccoli cubi di ottone, dalla lunghezza di poco superiore ai 10 cm, che vengono sistemate a terra con un paio di cm di rilievo, così da fornire un ostacolo. Chi vi inciampa si gira verso terra, trova inciso nell'ottone un nome e delle date, e scopre quindi che in quel luogo ha abitato, decenni prima, una vittima del nazismo.

Nel 2017 arriveranno quindici nuovi omaggi, sistemati fra Fogliano, la città, il territorio di Castelnovo Monti, Cadelbosco Sopra e Guastalla, una dedica a persone che per le più svariate ragioni sono state considerate nemiche dal nazismo e dal fascismo, e quindi sono state eliminate. Nel 2015 le pietre erano per dieci ebrei reggiani, catturati dalla polizia fascista e finiti a Auschwitz via Fossoli. Nel 2016 il discorso si è allargato a dei deportati della montagna, mandati in Germania per lavorare nelle fabbriche come schiavi di guerra e a “vittime di secondo grado”. Il 2017 unisce a queste linee anche altri spunti legati alla storia locale, sempre ricostruiti in coabitazione da Istoreco e da diverse classi delle scuole superiori che poi a febbraio parteciperanno al Viaggio della Memoria diretto a Berlino e ai campi di Sachsenhausen e Ravensbruck.

Queste classi degli istituti di Reggio, Castelnovo Monti e Guastalla hanno fatto ricerche sulle vite e le morti di loro concittadini di un tempo, in diversi casi anche loro coetanei, per arricchire il percorso che porterà alla posa delle pietre.

In questo viaggio, ci si imbatte in molte tappe della storia reggiana del periodo fascista e resistenziale. A Fogliano si ricorderà William Bertoni, nella via che porta il suo nome, mentre in Gardenia, in via Piccinini, tornerà fuori il nome di Ettore Guidetti, un ragazzo deceduto alle Officine Reggiane, grande simbolo cittadino. Sempre in centro, in via del Portone, l'omaggio è una delle famiglie reggiane più celebri della Resistenza, quella formata da Giovanni Ganassi e da Dorina Storchi, la donna a cui è intitolata la sezione cittadina dell'Anpi. Ganassi, militante comunista, venne ucciso durante la guerra; Dorina era una delle ragazze di San Tomaso, antifasciste rinchiuse a lungo nel carcere cittadino. Dorina passava messaggi all'esterno grazie a biglietti nascosti nelle trecce della propria bimba, Simona Ganassi, che parteciperà alla cerimonia.

Alla domenica a Cadelbosco Sopra si racconta una vicenda di sfortuna e gioventù, quella di Allenin Barbieri. “Condannato” già dal nome, simbolo del credo socialista di famiglia, finisce deportato in Germania e viene fucilato il 23 aprile 1945, a poco più di dieci giorni dalla fine del conflitto in Europa, nella cava di sabbia di Treuenbrietzen, a 70 km da Berlino. In questo luogo morirono in tutto 127 Imi (Internati Militari Italiani) e qui verranno effettuate le commemorazioni conclusive dei tre turni del Viaggio della Memoria.