Si sbranano nella città delle ombre
Intercettazioni, dossier e polemiche in consiglio comunale. Ecco l'editoriale del direttore della Gazzetta sugli sviluppi del processo Aemilia
REGGIO EMILIA. Se lunedì quelli del Pd non avessero abbandonato l’aula e la seduta del consiglio comunale non fosse stata dichiarata chiusa, Pagliani avrebbe parlato di formaggio. Sì, formaggio. Da ordine del giorno doveva presentare una mozione in difesa del Parmigiano Reggiano in Italia e nel mondo, da inviare a ministro, parlamentari e presidente della Camera di commercio.
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Cioè, capite? In questa città si passa dalla difesa delle eccellenze commestibili mondiali alle controffensive sul problema dei problemi: l’infiltrazione mafiosa locale. L’ombra. Che è così incombente da essere diventata una mazza ferrata nella lotta politica. Pur presumendo che in politica di mafie e collusi non ce ne siano, abbiamo comunque risentito dire: taci tu che eri a quella cena, tacete voi che andavate a fare gemellaggi a Cutro, taccia lei perché voleva fare un dossier contro il sindaco anti-cosche Bini, tacete tutti perché il primo cittadino Vecchi e sua moglie hanno fatto costruire la loro casa da un coinvolto nell’indagine Aemilia... Si sbranano.
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È inquietante che la dialettica abbia imbracciato con tanta facilità e frequenza questo genere di arma che, alla fine, ammazza tutti. Non solo il formaggio (rimasto con un palmo di naso in Sala Tricolore). Cerco di spiegarne il motivo. Cerco, perché oltre ai fiacchi anticorpi che consentirono alla ’ndrangheta di trovare residenza nel nostro territorio, ora circolano forti dosaggi di veleni, intrichi e intrighi. Anche in presenza di assoluzioni in primo grado (di Pagliani), e pure in assenza di avvisi di garanzia (alla moglie del sindaco).
Prima l’antefatto. Il 2 febbraio nell’aula speciale del Tribunale è spuntata l’intercettazione della telefonata avvenuta nel 2012 fra l’avvocato Pagliani e il suo collega Sarzi Amadè che insieme parteciparono alla famosa cena al ristorante di cui è stato gestore Pasquale Brescia. Si sappia: Pagliani è stato assolto con formula piena dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa; Sarzi Amadè nulla c’entra nel processo Aemilia.
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Pd e grillini sono quindi tornati a chiedere le dimissioni da consigliere di Pagliani, in particolare il segretario dem Costa ha affermato che quest’uomo non può stare nelle istituzioni. Pronta la replica. L’esponente di Forza Italia ha detto che se il territorio è infiltrato la colpa è di chi storicamente lo amministra. Lunedì in consiglio la maggioranza è uscita dall’aula poco prima che Pagliani prendesse la parola sulla sua mozione per il formaggio. I grillini, pur bacchettando Pagliani, deplorano il Pd che abbandona i lavori invece di fare un esame di coscienza sui decenni d’infiltrazione. Attenzione al rischio perfetto: Reggio sta diventando la città delle ombre.
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Se davvero accordassimo credito al tenore della telefonata tra Pagliani e Sarzi Amadè, l’ossequio per le istituzioni sarebbe a pezzi. Bastino le due battute riferibili anche alla Camera di commercio, di quando ne era presidente Bini:
Sarzi Amadè Antonio: “dopo il Prefetto.. dopo il Sindaco e dopo il Prefetto c’è lui.. che cazzo è? Il presidente della Camera di Commercio? Non è un cazzo la Camera di Commercio!"
Pagliani Giuseppe: “lo so”.
Fosse di questa levatura il rispetto per la Camera di commercio, l'impegno per la difesa mondiale del Parmigiano Reggiano contenuta nella mozione di Pagliani risulterebbe una balla colossale.
Se il consigliere di minoranza Pagliani che s'occupa di formaggio, tessere e cene, è finito nel tritatutto della città delle ombre, il rimbalzo sul Pd è ancor più deflagrante perché per decenni ha amministrato il territorio, deciso e scelto per esso. Temo una guerra lunga di trincea per la quale l'uscita dall'aula del Pd una tantum non è altro che una bottarella (verrà replicata ogni volta che apparirà Pagliani?).
Dopo i tentativi di delegittimazione delle istituzioni, oltre le tattiche per intimidire e lasciar fuori dal dibattimento giornali e televisioni, sta succedendo qualcos’altro. Campagna dei sospetti. L’espansione e l’utilizzo delle ombre dentro la politica è insopportabile. Anzi, no. Proprio le mafie la tollerano che è un piacere.
s.scansani@gazzettadireggio.it