Dal “battesimo” ai gradi del potere mafioso «Nicolino Grande Aracri? Boss mondiale»
Rituali e gradi degli affiliati alla ’ndrangheta, nel caso specifico la cosca Grande Aracri. In un misto di pseudo religiosità, formule ancestrali imparate a memoria e rispetto-timore per gli...
Rituali e gradi degli affiliati alla ’ndrangheta, nel caso specifico la cosca Grande Aracri. In un misto di pseudo religiosità, formule ancestrali imparate a memoria e rispetto-timore per gli affiliati (anche se finiti in carcere), il pentito Cortese non ha solo illustrato quest’aspetto dell’ambiente mafioso, ha soprattutto raccontato la sua vita finché nel 2008 ha detto basta con la criminalità organizzata. Ha detto che l’aspirante ndranghetista (in gergo un “contrasto d’onore”) viene inizialmente messo alla prova facendogli commettere dei reati («Bruciare auto, spostare armi») e se viene considerato “idoneo” sarà poi “battezzato” all’interno di una struttura considerata sicura (il termine dispregiativo “tamburo” è per chi, invece, non conta nulla). Ed ecco che Cortese snocciola i gradi: “picciotto”, “camorra”, “santa”, “vangelo”, “trequartino, “sgarro” (in questo caso viene fatta una croce sul pollice della mano destra e vi si appoggia poi un santino bruciato) e “crimine”. Quest’ultimo è il grado raggiunto nel 1999 dal pentito, concessogli dal boss Nicolino Grande Aracri. Invece al capoclan di Cutro – rimarca il pentito – come solo un’altra figura di spicco della ’ndrangheta, è stato riconosciuto il “crimine internazionale”, un «simbolo potente, riconosciuto a Grande Aracri in tutto il mondo».